L’utilizzo obbligatorio della mascherina chirurgica per la popolazione venne adottato durante la pandemia dell’influenza spagnola. Iniziata nel 1918, si stima che, solo negli Stati Uniti, abbia causato la morte di circa 670.000 persone e tra i 50 e i 60 milioni in tutto il mondo. In effetti, questa cifra è tutt’oggi fonte di dibattiti tra scienziati, dal momento che questi casi comprendono anche coloro che sono deceduti per patologie similari e morti in guerra. Ma, soprattutto, bisogna notare che, all’epoca, non c’era un censimento della popolazione preciso come quello di cui disponiamo oggi. Già a quel tempo non mancavano i cosiddetti “NoMask”: alcuni descrivevano l’obbligo della mascherina come una violazione dei propri diritti; altri, nel non indossarle, adducevano motivazioni religiose. Altri ancora si lamentavano della loro scomodità, e non avevano tutti i torti: le mascherine consistevano, allora, in diversi strati di garza da far bollire per almeno 10 minuti al giorno, per ottenere un effetto sterilizzante. A fine pandemia, le imposizioni vennero rimosse e la gente tornò a girare a viso scoperto, ma non tutti. In estremo Oriente, più precisamente in Giappone, Cina e Korea del Sud le mascherine vengono utilizzate regolarmente da quasi un secolo. Il loro uso venne innescato dalla paura di contrarre malattie a seguito della terribile epidemia influenzale giapponese nell’inverno del 1934. Negli anni Cinquanta del secolo scorso, l’abitudine di portare la mascherina durante tutto l’anno si diffuse in tutto l’oriente, non solo per “proteggersi” da eventuali patogeni, ma, principalmente, per l’aumento esponenziale dell’inquinamento dovuto ad un incremento del settore industriale. L’atteggiamento di proteggere le vie aeree sembra essere ben più antico di qualsiasi innovazione scientifica nel campo della medicina. Dietro tutto ciò, quindi, potrebbe esserci anche il retaggio dell’antica medicina tradizionale cinese, secondo cui l’atto respiratorio sia centrale per una buona condizione psico-fisica. Oggi, l’uso della mascherina è tornato alla ribalta più forte che mai. In Italia, il 7 ottobre 2020, le mascherine sono diventate obbligatorie tramite l’emanazione del DPCM n. 125, sia nei luoghi chiusi che all’aria aperta, come misura preventiva e di contenimento dei contagi. Inizialmente, questo provvedimento venne accolto con piacere dalla popolazione, per poi iniziare a destare qualche sospetto tra molti, in primis tra gli “addetti ai lavori”. Tralasciando l’aspetto giuridicocostituzionale di questa imposizione, gli esperti hanno da subito fatto notare che tale misura non solo risulta inutile alla protezione e prevenzione dai virus, ma si dimostra anche controproducente. Anzitutto, è bene precisare che le mascherine chirurgiche come le FFP2 e FFP3 hanno una capacità di filtrazione che si misura in micrometri (un milionesimo di metro), ovvero la dimensione di muffe e batteri, mentre i virus si misurano in nanometri (cioè un miliardesimo di metro). Quindi, dire che il virus non passa attraverso le mascherine è come dire che un ago non passa da un portone spalancato. Senza contare, poi, che nelle prime confezioni di mascherine trovavamo la nota: “Dispositivo di protezione da polveri, spray e altri agenti contaminanti” – non da virus. L’uso prolungato di questi dispositivi, oltretutto, può dar vita a numerose patologie non proprio gradite: il mancato apporto ossigeno e lo scarto di anidride carbonica porta ad uno scompenso (seppur lieve) di ossigeno nel sangue, che può causare stanchezza, vertigini e talvolta difficoltà respiratorie. L’aumento della concentrazione di anidride carbonica, invece, può creare un ambiente particolarmente acido nel sistema respiratorio, ovvero, un ottimo terreno di coltura per i tumori. Altro effetto indesiderato è la candida polmonare e altre malattie di origine batterica, senza contare le irritazioni cutanee dovute ai tessuti sintetici di cui sono composte. L’utilizzo prolungato delle mascherine può provocare danni? Non ci giriamo intorno, la risposta è sì. Lo conferma la stessa organizzazione mondiale della sanità nel documento Advice on the use of masks in the context of COVID-19: Interim guidance, 5 June 2020, WHO-World Health Organization: “I seguenti potenziali danni e rischi devono essere attentamente presi in considerazione quando si adotta questo approccio di uso continuo mirato di maschere mediche, tra cui: Autocontaminazione, causa della manipolazione della maschera da mani contaminate. Potenziale autocontaminazione, che può verificarsi se le maschere mediche (o chirurgiche) non vengono cambiate quando sono bagnate, sporche o danneggiate. Possibile sviluppo di lesioni cutanee facciali, dermatite irritante o acne in peggioramento, se usata frequentemente per lunghe ore. Falso senso di sicurezza, che porta a potenziale minore aderenza a riconoscere bene le misure preventive come il distacco fisico e l’igiene delle mani. Rischio di trasmissione delle goccioline e di spruzzi agli occhi, se la maschera indossata non è combinata con la protezione degli occhi. Svantaggi o difficoltà a indossarli da specifiche popolazioni vulnerabili, come quelle con disturbi mentali, disabilità dello sviluppo, la comunità sorda e ipoudente, bambini. Difficoltà a indossarle in ambienti caldi e umidi”. Un articolo di Lazzarino sul British Medical Journal (Lazzarino A., Rapid Response: Covid-19: important potential side effects of wearing face masks that we should bear in mind. BMJ 2020) vengono esposti i possibili effetti dannosi riconducibili all’uso prolungato della mascherina. Anche qui, al primo posto troviamo il falso senso di sicurezza, che porta ad una ridotta adesione alle altre misure fondamentali per il controllo delle infezioni: il lavaggio delle mani e il distanziamento sociale. Questo effetto è noto in letteratura come “effetto licenza” o “risk compensation”. Altro rischio riportato da Lazzarino è l’uso inappropriato dei presidi, che, in linea con il documento WHO, chiarisce che il rischio di contaminazione aumenta se le mascherine vengono toccate di continuo o non cambiate e/o igienizzate correttamente. In seguito, il Governo italiano ha poi ritirato l’obbligo per i luoghi all’aperto, mantenendolo per gli ambienti chiusi. Molte persone, tuttavia, hanno mantenuto l’abitudine di tenerla sempre e ovunque, pur non sapendo come si dovrebbero maneggiare correttamente, convinti che proteggano da agenti esterni quando, in realtà, servirebbero a proteggere gli altri da loro (incrementando così le problematiche precedentemente elencante. L’OMS lanciò un appello chiaro: “Le mascherine servono a chi lavora in prima linea, se non ne avete bisogno per favore non indossatele”, ha chiesto la dottoressa Maria van Kerkhove durante un briefing con la stampa nel 2020. Quindi – a patto di limitare i contatti sociali – non serve averla per uscire di casa, privandone gli operatori sanitari. “Non possiamo mettere a rischio i nostri medici e infermieri. Se non avete una persona malata a casa non avete bisogno della mascherina, per favore non mettetela”. Ecco un significativo documento video datato 25 febbraio 2020, in cui l’autorevole consigliere del governo professor Walter Ricciardi riporta dati molto interessanti. Testuali parole: “Dobbiamo ridimensionare questo grande allarme, che è da non sottovalutare, ma va posto nei giusti termini: su 100 persone malate, 80 guariscono spontaneamente, 15 hanno problemi seri ma gestibili, solo il 5 per cento è gravissimo”, ha detto Ricciardi (all’Ansa è poi arrivata la precisazione di Ricciardi: solo il 3 per cento muore). Continua: “Uso appropriato delle mascherine. Faccio un esempio. Le mascherine alla persona sana non servono a niente. Le mascherine servono per proteggere le persone malate dall’esprimere con la loro vociferazione ed evitare [il contagio, ndr] e servono per proteggere il personale sanitario perché naturalmente essendo a contatto con il malato la vociferazione del sanitario potrebbe essere… [non termina il discorso, ndr]. Quindi per chiarire, le mascherine di garza, quelle che oggi in qualche modo stanno per essere a ruba anche sui siti internet, non servono a proteggere i sani, servono sostanzialmente come misura di precauzione”. Come per qualsiasi influenza, “La prevenzione è sacrosanta, ma le mascherine che vediamo in giro non servono a nulla ai cittadini”. Il primario del Pronto Soccorso dell’ospedale Vito Fazzi di Lecce, Silvano Fracella, spiega: “Bisogna lavarsi spesso le mani ed evitare di portarle al naso o alla bocca dopo aver toccato qualunque cosa”. Le mascherine “utili” sono solo quelle con i codici FFP2 e FFP3, ma, spiega il primario, a indossarle deve essere la persona che presenta la sintomatologia. Studi scientifici accreditati dimostrano come l’uso delle mascherine in età pediatrica sia, invece che un presidio di sicurezza, un pericoloso veicolo di contagio. Non solo, le mascherine causerebbero gravi crisi respiratorie, mal di testa, ipossia e ipercapnia. In Cina, due ragazzini di 14 e 15 anni sono morti a scuola per un arresto cardiaco improvviso durante l’ora di educazione fisica. Entrambi indossavano la mascherina. Insomma, l’abuso della mascherina è diventata una moda e, a proposito, ora c’è chi si dispera nel farci credere che questo triste indumento possa cominciare a far parte di una nuova interessante categoria di prodotti. Tra i VIP abbiamo Billie Eilish, vincitrice di cinque Grammy Award, che lo scorso gennaio durante la cerimonia di premiazione indossava una mascherina di Gucci, inconsapevole Cassandra di quello che sarebbe successo di lì a poco, come fece anche Grillo uscendo dai palazzi governativi. Inconsapevole era pure Virgil Abloh, che nel 2019 lancia la maschera per il viso Arrow nella sua linea Off-White. Oggi, proprio questa è segnalata come il prodotto di abbigliamento maschile più ricercato online durante il primo trimestre del 2020: di recente ha raggiunto quotazioni di 250 dollari su eBay. Quella di Marine Serre presentata durante la fashion week dello scorso settembre, nella stessa fantasia del vestito, ha raggiunto i 290 euro. In Italia, un produttore come Faliero Sarti, un tempo celebre per le sue sciarpe di cachemire, ha visto sin dall’inizio della pandemia crescere gli ordini vertiginosamente grazie alle sue Monni Face Mask (23-26 euro). Più di recente, ha introdotto una versione bandana più costosa dell’originale, che ha contribuito a smaltire il volume in eccesso delle scorte di sciarpe. Quindi il mercato delle mascherine ha dato vita ad un enorme commercio. Ad aggiungersi a questo business, arriva la mascherina hi-tech con sensori liofilizzati per scovare il Covid entro 90 minuti, cosa stupefacente, dal momento che questo virus non è mai stato isolato. È il risultato raggiunto da uno studio coordinato dall’Wyss Institute for Biologically Inspired Engineering e dalla School of Engineering and Applied Sciences dell’Università di Harvard, pubblicato su Nature Biotechnology. Una ‘super-mascherina’ che non richiederà alcun intervento da parte dell’utente, se non la pressione di un pulsante. Questa mascherina altro non è che l’ennesima assurdità antiscientifica creata con lo scopo di far piovere soldi nelle tasche già stracolme delle Big Pharma & co. Ricapitolando, nata come uno strumento di apparente salvezza e rispetto in oriente, la mascherina è diventata passo dopo passo uno strumento commerciale fino a trasformarsi in un vero e proprio dogma su cui non si può assolutamente discutere riguardo la sua “efficacia” e l’importanza che ha avuto per contenere i contagi. La verità dietro al suo utilizzo sta gradatamente venendo alla luce, mostrandosi per quello che è realmente: uno strumento fondamentale per la disumanizzazione e l’omologazione della società. Si è senz’altro notato che, pur non essendo obbligatoria, le forze dell’ordine tengono questo dispositivo all’aperto in qualsiasi momento (tranne in auto in compagnia ad altri colleghi). Bene, questi ordini fanno parte del medesimo progetto atto a rendere normale il distacco visivo ed emotivo dalle persone, arrivando persino ad evitare e o denigrare chi ne è sprovvisto. Ora che il governo paventa l’idea di reintrodurre l’obbligo all’aperto, il popolo accetterà questa imposizione passivamente, ancora una volta?
Fred Marenghi
Fonti:
https://www.focus.it/cultura/storia/natale-pandemico-spagnola-1918