E’ un periodo questo, dove il male è ormai allo scoperto, esso fluisce come innumerevoli torrenti neri, pieni di ogni sofferenza.
Questi torrenti li puoi vedere scorrere ovunque, ricoprono il bene, ricoprono le terre, e lasciano dietro se terrore, paura, disperazione e finanche morte.
Beh! La cosa non è nuova, sembra proprio essere una peculiarità dell’animo umano, un animo pestifero, in alcuni più sviluppato ed in altri meno.
L’equilibrio fra il bene ed il male che ognuno ha, è la vera natura dell’uomo, dalle proprie azioni si definisce la persona.
Dicevo che la cosa non è nuova perché vorrei ricordare le cronache di Ginevra intorno al 1530, dove in quegli anni, imperversò la peste.
Confermando l’inclinazione di quei popoli a non farsi cogliere impreparati, quando la peste arrivò sulle montagne per scendere fino al lago Lemano, ospedali, medici, infermieri erano già tutti pronti.
Le persone che potevano contribuivano attivamente all’ospedale, commercianti, professionisti vari, anche i magistrati davano sovvenzioni.
I pazienti mettevano a disposizione le loro risorse, e nel caso di morte e mancanza di eredi, l’intera possidenza personale era donata all’ospedale stesso, pro comunità.
Approfondimenti Qui François Bonivard, Cronache di Ginevra, secondo volume.
I Ginevrini combatterono come poterono, ma arrivò l’inaspettato ed insieme desiderato, la peste stava scemando ed i malati diminuirono.
Insieme ai malati diminuirono anche le donazioni, evidentemente non più necessarie ad affrontare un grave problema pubblico.
Se da un lato le anime buone avevano mostrato la capacità di far del bene, anche se interessate da vicino, dall’altro i ghiacciai eterni non sono serviti a porre freno al male in quello che ancor oggi è un campo rosso con la croce greca bianca.
Ebbene al diminuire della peste diminuirono anche i soldi, ed il personale dell’ospedale (non tutto n.d.r) pensò che doveva fare qualcosa per continuare ad avere sovvenzioni, per la propria migliore sopravvivenza.
All’inizio avvelenarono i pazienti per tenere alta la percentuale dei morti, ma non bastava ancora.
Successivamente i medici iniziarono a rimuovere i bubboni dai defunti, a macinarli fino a ridurli in polvere, per poi prescriverli come medicina agli altri pazienti.
Poi iniziarono anche spargere questa polvere sugli indumenti, finanche su fazzoletti e giarrettiere.
Non bastava, il fato a loro avverso faceva si che la peste continuasse a diminuire.
I novelli “Ippocrati” si trasformarono in untori, spargendo, col favore delle tenebre, la suddetta polvere sulle maniglie delle porte, selezionando le casa da dove si sarebbe potuto trarre più grande profitto, così narra un testimone oculare dell’epoca.
Il culmine fu raggiunto quando un medico probabilmente esasperato dallo scarso successo dei metodi precedenti, in pieno giorno gettò impudentemente un fascio di polvere in mezzo alla folla.
Sfortunatamente per lui una ragazza uscita da poco dall’ospedale seppe descrivere cos’era “Quel forte fetore che saliva al cielo”.
Si sa che il diavolo è più interessato a moltiplicare i peccati che a nasconderli, pertanto il medico fu legato e lasciato alle mani esperte degli artigiani locali che cercarono di ottenere tutte le informazioni possibili e quasi certamente non le ottennero semplicemente percuotendolo con la verga di Esculapio.
L’esecuzione di questi dotti più inclini alla pecunia durò diversi giorni, venivano legati a dei pali e su dei carri condotti in giro per la città.
Ad ogni incrocio i carnefici strappavano pezzi di carne con le pinze arroventate, (Giustizia un po’ barbara, ma certa n.d.r)
Infine sulla pubblica piazza venivano decapitati e squartati.
Secondo François Bonivard, solo il figlio del direttore dell’ospedale non subì il processo popolare, perché rivelò come ottenere la polvere infettante senza contaminarsi. Oggi lo chiamerebbero “whistleblower”.
Egli fu semplicemente decapitato per impedire la diffusione del male.
La stessa cosa, in un ipotetico futuro, fece simbolicamente Taarna, la difenditrice degli uomini, quando il male invase il pianeta. (Heavy Metal Movie)
Adesso dopo quasi 500 anni siamo alle prese con altre pandemie, dove mi auguro ci siano forze che contrastino il male, perché la malattia siamo capaci di contrastarla da soli.
In questo tempo enormemente lontano e probabilmente evoluto nei mezzi e nelle conoscenze, il male si rivela sordo ad ogni supplica, come sempre lo è stato, impermeabile alla pietas che dovrebbe muovere le anime umane.
Non vorrei nuovamente vedere gli stessi mezzi dover sconfiggere il male, perché sembra che esso proprio non si voglia evolvere, ne nei modi, neppure nella comprensione di un necessario equilibrio fra interessi personali e quelli dell’intera umanità.
R.Z.
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