Che cosa ci hanno insegnato questi due anni, che sembrano ormai infiniti? Che somme possiamo tirare da questa infinita tensione sulle nostre teste?
Il potere se ne frega. Non dialoga con nessuno e fa quello che deve fare. Ormai l’agenda del potere vigente è chiara anche ai mentecatti. Chi non lo vuole capire o è colluso o è imprigionato in un marasma di pregiudizi ed emozioni che lo rendono succube della poppa della matrigna istituzionale.
Che cosa possiamo fare noi, come individui?
Dobbiamo probabilmente concentrarci sulle nostre comunità. Come? Aiutando il prossimo come possiamo, gestendo e creando gruppi e associazioni che possano legare i puntini anche più isolati. Insomma fare rete.
Non dobbiamo lasciarci andare a pensieri cupi e negativi, anche se spesso questi sembrano sovrastarci. Dobbiamo imparare ad ascoltare il prossimo, i suoi problemi, con tolleranza, abnegazione e pazienza.
Poi dobbiamo tendere un orecchio a ciò che accade fuori dalla nostra comunità, fuori dall’Italia. Dobbiamo imparare a seguire la geopolitica e l’economia, le tendenze e le tensioni sociali. Dobbiamo imparare a capire di chi fidarci o meno, senza dare per scontato che chi ci sembra preparato e simpatico sarà per forza anche buono. Gatekeeper si chiamano così..
Ai tempi del fascismo, la polizia segreta del regime aveva tentacoli ovunque, anche fuori dall’Italia, dove i cosiddetti antifascisti si erano rifugiati. Attraverso una complicata rete di spie, che si fingevano a loro volta antifasciste, riusciva a infiltrare la quasi totalità dei gruppi, rompendoli poi dall’interno, reperendo i nominativi delle persone da perseguitare in patria o all’estero.
Il potere è subdolo. Nulla è come appare e non c’è nulla di nuovo sotto il sole.
Questo non significa assolutamente non fidarsi di nessuno o di scansionare qualunque persona con cui veniamo a contatto. Significa che le insidie sono tante e il percorso ne è ben cosparso.
Questa è una guerra di quinta generazione, si gioca sul livello percettivo. Si crea una percezione distorta nella cittadinanza che fa esattamente il contrario di quello che gli converrebbe fare.
Il nostro obiettivo, come MittDolcino, è quello di creare un ponte tra gli Stati Uniti e l’Italia al fine di agevolare un dialogo che è stato interrotto quasi del tutto negli anni scorsi e che noi invece vorremmo ristabilire.
E Angelo Giorgianni è il nostro referente. Noi ci fidiamo di lui. Lo consideriamo non solo un amico, ma anche una possibilità concreta per l’Italia.
Sappiamo essere un progetto ambizioso, ma è nostro dovere fare quello che ci è possibile per fermare questo scempio.
Gli Stati Uniti non sono una potenza monolitica, come alcuni pensatori vogliono farci credere. Esistono diverse anime all’interno di quella grande nazione. Ascoltando bene le nostre interviste a Joe Hoft, a Tom Luongo, a Matt Ehret, a Vera Sharav, a Gerald Celente, ad Alex Newman si potrà cominciare a comprendere ciò di cui sto parlando.
Gli Stati Uniti non solo soltanto la civiltà dell’hamburger. Gli Stati Uniti sono una realtà complessa e diversificata, una società che possiede diverse anime e diverse culture e tradizioni.
Perché abbiamo parlato direttamente con gli americani? Perché non volevamo filtri. Non volevamo l’interpretazione filosofica o geopolitica di qualcuno che vivendo a centinaia di chilometri di distanza ci dicesse cosa sono o cosa non sono gli Stati Uniti. Volevamo sentire i protagonisti di questa vicenda e parlare direttamente con loro.
E inoltre volevamo creare rapporti veri con i nostri amici d’oltreoceano. Volevamo riconquistare attraverso la nostra dedizione e la nostra competenza quella fiducia che certi ambienti americani non hanno più nei confronti del nostro Paese.
Abbiamo sondato il loro sentimento e abbiamo coltivato un rapporto con ognuno dei nostri ospiti d’oltreoceano, capendo che sono esseri umani e che con noi condividono una visione e obiettivi.
Abbiamo preso alla lettera le parole di Monsignor Viganò. Sì, stiamo provando a creare un’alleanza internazionale che possa contrastare il Nuovo Ordine Mondiale.
Noi non ci facciamo grandi pubblicando i video di Monsignor Viganò. A noi i video di Monsignor Viganò ce li bloccano alla sessantesima visualizzazione, chiudendoci il canale. Noi siamo veri patrioti, lasciamo pubblicare i suoi video a qualcun altro, mentre noi veramente agiamo, magari dietro alle quinte, quinte comunque trasparenti, perché quello che facciamo è davanti agli occhi di tutti, basta saper guardare.
Non sappiamo come finirà questa storia. Questo è un momento di grande confusione. Questo non è un appello a seguire i nostri video o il nostro blog. Questo è un appello a confederarsi e a creare una resistenza forte e ben organizzata. Se gli americani (i repubblicani che fanno capo a Trump e Ron De Santis) intervenissero nel nostro Paese, troverebbero non solo dei referenti, ma anche il terreno sul quale costruire il loro intervento.