Il catechismo ancora non desueto per chi conserva memoria del latino ecclesiale, distingue tra una chiesa terrestre e una chiesa celeste. E, tuttavia, noi poveri uomini condizionati, anche nel pensare, dalla forza di gravità che ci inclina verso madre terra, poco o nulla concependo delle realtà ultramondane, ci allontaniamo dalla Chiesa terrestre, ad avviso di molti sempre più esclusivamente terrestre. E a poco vale eccepire l’impropria identificazione tra il prete (o il sommo Pontefice) indegno e la Chiesa. Di fatto, l’indegnità del rappresentante, riverbera i suoi effetti tossici sul rappresentato, allontanando una discreta aliquota di fedeli sia dal frequentare le chiese fisiche, sia dalla fede in Domineiddio. Non occorre essere profondi metafisici per costatare che il danno si riverbera fatalmente sui fedeli in fuga i quali, pur se spinti da comprensibili ragioni, si privano in questo modo della funzione pontificale (di costruttrice di “ponti” verso l’oltremondo) propria della Chiesa. Ma un fenomeno parallelo e analogo ha colto la politica. Dove l’indegnità dei suoi “sacerdoti”, ha reso il termine odioso ai più. Anzi e meglio (o piuttosto, “peggio”) il ben meritato discredito dei “ministri” di questa chiesa, si è trasferito direttamente sulla politica. Squalificandola fino a farla apparire una cosa “sporca in sé”! Si potrebbe perfino sostenere, con più di un buon motivo, che lo svilimento della politica con l’ingresso sulla scena di grosse pattuglie di “parvenu” prontamente incanagliti nel peggio della politica e la disaffezione elettorale che ne è conseguita, abbia largamente favorito l’avvento al potere della demenziale tirannide! E con facili argomenti si potrebbe mostrare il successo della deriva totalitaria quale effetto della distruzione dei corpi sociali naturali e del conseguente isolamento del cittadino… ma si andrebbe fuori tema. Perché qui è necessario riportare al centro del discorso l’aristotelico “zoon politikon”, l’animale politico. Ossia, quell’animale che deve il suo “esser uomo” alla sua dimensione politica! Ciò che ne fa il fondatore della “polis” con le sue articolazioni e la sua complessa organizzazione è il dato nobile che connota l’esser più che animale dell’uomo. “Polis” è il luogo dove, per perseguire il bene comune, i cittadini esercitano la politeia. Ma polis è anche il “luogo” nel quale si riuniscono genti affini per religione, per stirpe e per lingua. Non esiste una religio del singolo! Ma visioni del sacro e celebrazione dei riti comuni a tutti gli appartenenti alla polis. Né ha diritto di cittadinanza un vuoto “socializzare” che non confluisca in progetto e realizzazione comune. “Politeia” è altresì identificare il nemico comune e le modalità comuni con le quali difendersi … politikon è la dimensione che descrive la decisione di Pericle d’imbarcare il popolo ateniese su navi d’improvviso “inventate” per salvarlo … Unirsi in una Comunità solidale, abbandonando tutti quei turgori dell’ego che hanno reso il popolo facile preda di un potere … che, come una fiera, coglie gli individui isolati uno a uno, è il compito di chi intenda vincere la battaglia in corso.
Spectator
Photo by Constantinos Kollias on Unsplash