“Cercate ardentemente di scoprire a che cosa siete chiamati a fare, e poi mettetevi a farlo appassionatamente. Siate comunque sempre il meglio di qualsiasi cosa siate.”
Martin Luther King
Quando iniziammo eravamo come tanti altri. Ciò che ci contraddistingueva era l’aver compreso che qualcosa non andava in quello che ci stavano raccontando.
I primi incontri erano timidi, si parlava in modo astratto di azioni vaghe e non si capiva bene chi facesse cosa. Ci si incontrava in un ristorante dissidente una volta a settimana, si discuteva cenando e si tornava a casa con poco e niente in mano.
Poi le maglie del potere si strinsero. E le persone si sentirono in una morsa.
La chat di Telegram che amministravamo si gonfiò, ogni settimana si contavano centinaia di iscritti. Cominciavamo a capire che qualcosa stava cambiando e che non eravamo poi soli come pensavamo.
Il nostro lavoro divenne più intenso. Rimuovemmo il primo strato di superficialità dalle nostre menti poco esperte e ci accorgemmo che noi eravamo quella barriera che tanto cercavamo.
Dovevamo però dare a quei cittadini che ci avevano dato fiducia entrando nella nostra chat Telegram dei servizi, dovevamo offrire qualcosa, non sapevamo ancora cosa di preciso.
Fu il governo a darci una mano: quando stabilirono l’obbligo vaccinale per la categoria dei medici, capimmo che non si sarebbero fermati davanti a nulla. Sapevamo che prima o poi sarebbero arrivati ai nostri figli. Dovevamo fare qualcosa per proteggerli. Non potevamo stare con le mani in mano, mentre le istituzioni infiltrate tramavano contro di noi.
Fu così che io e Franco Tessitore ci incontrammo e in quattro e quattr’otto stabilimmo che dovevamo cominciare a parlare dei bambini e fare qualcosa per settembre. Qualcosa ci diceva che le scuole sarebbero state vessate ancor di più di quanto era stato fatto fino a quel momento.
Così organizzammo delle conferenze. La partecipazione non fu eccezionale (forse era estate) all’inizio. All’inizio si parlava di bambini e del loro futuro. Creammo anche una chat apposita. Le nostre conferenze attirarono altre persone, così avemmo la possibilità di stabilire nuove connessioni. L’hotel in cui facemmo le prime conferenze cominciò a chiedere il Green Pass e quindi dovemmo abbandonare quell’eremo discriminante e cercare qualcos’altro.
Lo trovammo nella campagna parmense in una frazione sperduta. Questa fu la volta degli avvocati. Dovevamo prima di tutto difendere noi stessi. Solo difendendo noi stessi , avremmo difeso i nostri figli. Il gruppo di avvocati che avevamo conosciuto lungo il nostro cammino decise di percorrere con noi la strada che avevamo intrapreso.
Capimmo che le persone avevano bisogno delle parole di quegli avvocati che con tanta disponibilità e disinteresse si prodigavano per aiutare chi lo richiedeva.
Così gli avvocati cominciarono ad aiutare le persone e cominciammo a dare quei servizi che volevamo offrire da mesi, senza bene sapere cosa offrire.
Alle conferenze si presentavano sempre più persone. Cento, centocinquanta..
Gli avvocati erano subissati di chiamate.
Così agli avvocati venne in mente di creare un’organizzazione di mutuo soccorso che potesse filtrare quella mole insostenibile di richieste di aiuto e al tempo stesso potesse diventare il catalizzatore di tanta energia.
Nasce così il Sindacato d’Azione. Nasce come volontà di trovare qualcuno che la pensasse come noi, nasce dalla volontà di stare insieme dopo oltre un anno di isolamento. Nasce da persone comuni, da cittadini che non accettano quella che i media hanno sbandierato con tanto orgoglio come la Nuova Normalità.
Sappiamo di essere ancora piccoli. Questo non ci spaventa. Sappiamo che una crescita rapida potrebbe provocare la nostra morte. Sappiamo che se applicassimo esclusivamente una logica commerciale alla nostra giovane realtà, sviliremmo il progetto e otterremmo il contrario di quanto ci prefissiamo.
La nostra logica deve essere una logica comunitaria, di partecipazione e di dialogo. Noi non vendiamo né sogni, né certezze, tantomeno speranze. Noi aggreghiamo anime che si sentono sperdute in questo deserto etico e morale che è la nostra società.
Il nostro compito non è quello di risvegliare il prossimo o di convertirlo al nostro pensiero. Mai ci sogneremmo di farlo. Non sapremmo nemmeno come farlo. Noi creiamo partecipazione e volontà.
Noi vogliamo creare i presupposti per una nuova società. Questi presupposti, indicati direttamente dal basso, sono contenuti ancora in potenza nelle varie comunità e nei vari gruppi che sono sorti in quest’ultimo anno.
Il Sindacato d’Azione può funzionare come imbuto per tutti questi gruppi e realtà. Il Sindacato d’Azione può diventare la voce istituzionale e il supporto giuridico legale (e non solo) per Nuova Via Emilia e chissà anche per Via Italia.
Solo federando il fermento che popola la base, che anima l’aggregazione talvolta spontanea di persone che hanno un pensiero affine, potremo avere qualche speranza contro questo scempio.
L’impegno deve essere costante e penetrante. Non dobbiamo mai smettere di lavorare affinché chi ha compreso qualcosa possa connettersi con altri come lui o come lei.
Il potere ci vuole soli e isolati e noi dobbiamo agire all’opposto. Dobbiamo incontrarci e parlarci. Dobbiamo conoscerci e vederci.
Le navi dietro di noi sono state bruciate. Che fare ora, se non andare avanti?
Per maggiori informazioni sul Sindacato d’Azione cliccate qui:
https://www.sindacatoazione.it/
l’Alessandrino