Bart per MittDolcino
Mai avremmo voluto scrivere di questo. Mai. Ma abbiamo raccolto informazioni, interlacciato dati, unito i puntini e no, non riusciamo ancora ad accettare l’evidenza.
Coronavirus: COVID-19
Andiamo con calma, l’argomento è molto complesso, e desideriamo essere lucidamente fattuali e rigorosi, senza tuttavia cadere nel tecnicismo.
Le modalità di attacco e replicazione del virus SAR-CoV-2, quello alla base della pandemia COVID-19, sono ormai acclarate dalla letteratura scientifica, anche perché del tutto simili a quelle del virus SAR-CoV (quello dell’epidemia SARS già investigate nei primi anni 2000). Sappiamo che il virus approccia le cellule ospiti dell’organismo attaccato principalmente attraverso l’azione congiunta degli enzimi ACE2 e TMPRSS2 (presenti sulla membrana della cellula obiettivo) con le proteine Spike che punteggiano il virus.
Restando terra terra, Wiki ci dice che “ACE2 (enzima convertitore dell’Angiotensina 2) è un enzima con effetti vasodilatatore, che insieme al suo antagonista vasocostrittore fa parte del sistema RAAS che regola la pressione sanguigna. Due sono le forme di ACE2: una solubile (sACE2) e una integrata nella membrana cellulare (mACE2). L’azione vasodilatatrice è effettuata principalmente dalla versione solubile (sACE2), la quale sostanzialmente viene messa in circolo per scissione della versione della ACE attaccata alla membrana (mACE2), localizzata principalmente nelle cellule di intestino, reni, cistifellea e cuore.
(https://en.wikipedia.org/wiki/Angiotensin-converting_enzyme_2)
L’enzima mACE2 funziona però anche come “porta di ingresso” del virus, dove mACE2 è la serratura, e la proteina Spike del virus la chiave. In pratica, la proteina Spike si attacca con un primo pezzo al recettore ACE2, e con un secondo pezzo si fonde con la membrana cellulare dell’ospite, permettendo il passaggio all’interno del RNA virale (che poi “esproprierà” le strutture cellulari per replicarsi).
(https://sibbm.zanichelli.it/italiano/2020/08/23/infezione-biologia-strutturale/)
(https://www.pnas.org/content/106/14/5871)
Affinché la proteina Spike si fonda efficacemente con la membrana cellulare ospite, è necessario anche l’intervento dell’altro enzima TMPRSS2
(https://en.wikipedia.org/wiki/TMPRSS2)
Le modalità di interazione tra mACE2, Spike e TMPRSS2 determina dunque viralità ed estensione dell’infezione.
(https://en.wikipedia.org/wiki/Coronavirus_spike_protein)
A tal proposito, per capire i meccanismi di questa interazione, alcuni ricercatori italiani hanno intuito che il virus si comporta in maniera più o meno aggressiva a seconda di come l’organismo genera gli enzimi mACE2 e TMPRSS2. L’ipotesi introdotta nel giugno 2020 è quella che diverse percentuali di mortalità tra Italia e Asia all’inizio del 2020 fosse in qualche modo legata ad un diverso comportamento dei recettori mACE2 e TMPRSS2 per ragioni di natura genica, e queste differenze cromosomiche (chiamate “polimorfismo”) dipendessero essenzialmente da fattori geografici e di genere.
(https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7346072/)
A peggiorare il quadro, alcune patologie note contribuiscono all’entità dell’infezione, andando a impattare sulla quantità di recettori ACE generati in più o in meno (“up-regulation” o “down-regulation of gene expression”), spiegando l’azione delle cosiddette “co-morbilità”, ma fornendo al tempo stesso potenziali meccanismi per impiegare terapie.
(https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7211701/)
Nel Luglio 2020, tuttavia alcuni ricercatori sono andati oltre questa intuizione, e secondo il metodo da loro spiegato studiando 81.000 genomi, hanno relazionato il polimorfismo dei recettori ACE2 e TMPRSS2 in funzione del gruppo etnico, suggerendo una suscettibilità genetica alla base della risposta biologica al virus.
(https://bmcmedicine.biomedcentral.com/articles/10.1186/s12916-020-01673-z)
Per quanto riguarda il recettore ACE2, su 437 mutazioni a singolo nucleotide, se ne sono identificate più di 60 deleterie, cioè potenzialmente originarie di patologie, e collegate con 9 gruppi etnici. Riportiamo – citazione – che (da immagine, citiamo: cfr. Fig. 1 from “From: New insights into genetic susceptibility of COVID-19: an ACE2 and TMPRSS2 polymorphism analysis) “il 39% e il 54% delle mutazioni deleterie avviene rispettivamente nei ceppi Africano/Afro-americano (AFR) ed europeo non-finlandese (EUR). La prevalenza di mutazioni deleterie nei ceppi Latino-Americano (AMR), Asia Orientale (EAS), Asia Sud (SAS) ed Europa Finlandia (FIN) è del 2-10%. Amish (AMI) ed Ebrei Askenazi (ASJ) non mostrano mutazioni deleterie per questo recettore.”
Per quanto riguarda il recettore TMPRSS2, 22 mutazioni deleterie sulle 63 (35%) identificate sono riportate da AFR, 37 su 63 (59%) sono riportate da EUR, mentre FIN, EAS e SAS riportano ognuna 4 mutazioni deleterie su 63. Askenazi: 3 su 63, Amish: 1 su 63.
Lo studio prosegue suggerendo delle terapie basate sulla combinazione di Idrossiclorochina (inibitore di ACE2) e Camostat (inibitore di TMPRSS2), da combinarsi a seconda dello stato virale e dei recettori maggiormente coinvolti nell’infezione.
Lo studio – “sterilizzato” dalle considerazioni etniche più sconvenienti, qui non oggetto di discussione, essendo la presente trattazione esclusivamente su base scientifica – è stato citato più volte più avanti da altri ricercatori e da Nature.
(https://www.nature.com/articles/s41392-021-00736-8)
(https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8135169/)
A parte il fatto che si rende sempre più evidente che terapie efficaci erano possibili sin dallo stesso 2020, a noi resta la considerazione fattuale che un virus chimera ingegnerizzato in un laboratorio cinese (domanda: con la collaborazione di virologi europei ed americani?) si sia sparso per tutto il mondo e, sfruttando quei fattori di rischio di tipo etnico, abbia scaricato la sua virulenza essenzialmente su europei e americani (gli africani pur a rischio erano già coperti dagli antimalarici), lasciando relativamente meno esposti (e con terapie note) i ceppi scandinavi, nativi americani, asiatici, amish (germanici) e askenazi.
Quando si dice la fortuna.
Bart
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Image: thanks to Viktor Forgacs , https://unsplash.com/photos/FcDqdJUM6B4
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