Non c’è niente di buono nella guerra. Su questo punto tutte le persone civili possono essere d’accordo. Quindi, coloro che approvano “quanto sta succedendo” possono anche smettere di leggere ora.
Ma una delle cose che fa la guerra è esporre le reali intenzioni di tutti. Anche se la prima vittima della guerra è la verità, niente schiarisce l’aria più di truppe e carri armati che attraversano confini e costringono le persone a prendere posizione.
Dall’inizio dell’“Operazione militare speciale” russa in Ucraina, guai a chiamarla invasione, c’è stata un’accelerazione di ogni programma di conflitto sulla scena mondiale, con risultati contrastanti per tutti i soggetti coinvolti, inclusa la Russia.
Come dico da lungo tempo, questo è un conflitto di proporzioni esistenziali per ognuno degli attori principali. Dai Neocon nell’establishment di USA e Regno Unito fino a Davos e alla UE, dai truffatori corrotti del Congresso USA fino alla cerchia ristretta di Putin al Cremlino.
L’ Ucraina rappresenta il campo di battaglia che determinerà l’esito della Terza Guerra Mondiale. È sia l’inizio che la fine, sia l’Alfa che l’Omega.
Per questo motivo i leader politici di tutto il mondo stanno affrontando quel tipo di pressione che li definirà per i posteri. Alcuni saranno all’altezza della sfida, altri appassiranno sotto il bagliore dei riflettori.
Il cambio di regime è nell’aria in tutto il mondo, sia dal basso verso l’alto, quando le popolazioni esprimono la loro frustrazione per una leadership intenta a non servire i loro bisogni, sia dall’alto verso il basso, quando le élite politiche cercano di mantenere il controllo o di aprire nuovi fronti senza dichiarare apertamente guerra.
Come per l’intervento russo in Siria nell’ottobre 2015, anche questa invasione dell’Ucraina mette a nudo molte delle bugie e delle motivazioni per le tensioni che l’hanno preceduta.
Ripensate per un minuto al 2015. Per tutto l’anno ci è stato detto che l’ISIS era troppo forte per essere contenuto. Un nuovo califfato stava sorgendo nella parte orientale della Siria. Questi radicali spuntavano apparentemente da buchi nel terreno per combattere l’esercito siriano e andare a bussare alla porta del palazzo presidenziale di Assad a Damasco.
La Russia scelse di intervenire in Siria dopo il discorso di Vladimir Putin all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, in cui chiese all’Occidente: “Vi rendete conto di quello che avete fatto?” Fornendo supporto aereo e bombardamenti di precisione, la Russia ha dimostrato al mondo intero che l’ISIS non era imbattibile, era l’esatto contrario, una tigre di carta creata da giornali virtuali.
E questo ha sollevato la semplice domanda: se alcune dozzine di aerei russi che effettuano una sortita dopo l’altra hanno potuto cambiare le sorti di questa guerra nel giro di poche settimane, perché l’aviazione americana non è stata in grado di fare la stessa cosa?
Non è che nessuno all’epoca pensasse che l’aviazione russa fosse superiore a quella degli Stati Uniti, quindi che diavolo stava succedendo?
Chiaramente, bastava applicare il Rasoio di Occam per capire che la risposta più semplice è quella giusta: gli Stati Uniti stavano chiudendo un occhio sulla furia dell’ISIS e probabilmente lo assistevano nelle operazioni contro l’esercito arabo siriano.
Dopotutto il presidente Obama nel 2013 aveva cercato di formare una nuova “coalizione dei volenterosi” per estromettere Assad dal potere dopo un presunto attacco con armi chimiche (false flag), coalizione che non si è mai costituita visto che il parlamento britannico ha sfidato il primo ministro David Cameron e si è rifiutato di unirsi all’invasione di Obama.
Putin ha quindi negoziato un compromesso per salvare la faccia, che ha visto Assad rinunciare ai suoi depositi di armi chimiche. La sua ricompensa è stata tre mesi dopo un colpo di stato in Ucraina che ha fatto cadere il presidente corrotto Viktor Yanukovich [filorusso ndr]. Ciò ha portato alla dichiarazione d’indipendenza del Donbass, cosa che innescato una guerra civile, ed ha consentito alla Crimea di aderire alla Federazione Russa di “propria” volontà.
Quindi, andiamo avanti velocemente: non dovremmo anche oggi porre le stesse domande anche riguardo alla guerra in Ucraina?
Anche a detta degli osservatori meno attenti di questo conflitto, sia che siano d’accordo con le linee rosse della Russia riguardo alle intenzioni della NATO o se al contrario siano d’accordo con il diritto dell’Ucraina all'”autodeterminazione”, si sarebbe potuto raggiungere un accordo relativamente pacifico, a patto che entrambe le parti fossero state disposte a trattare onestamente.
Allora perché non è successo? Perché siamo qui? Ancora una volta vi rimando alle minacce di morte a varie persone, gruppi e paesi per i quali l’Ucraina rappresenta qualcosa di più grande dell’Ucraina stessa.
Inoltre, oggi chiaramente non ci è consentito porre queste domande. Se lo fate, allora la Polizia del Pensiero arriverà per cancellare il vostro account Twitter o peggio. Purtroppo siamo sette anni avanti rispetto a quei giorni d’oro in cui eravamo in grado di ricevere informazioni, discuterle e trarre le nostre conclusioni.
Per questo non ho mai visto in vita mia una nebbia della guerra così fitta. Si pone un’altra domanda sul perché. Perché dovrebbe essere verboten mettere in discussione ciò che è successo a Bucha ?
O discutere sul perché la Russia abbia invaso?
Come solo si può pensare di espandere la presenza ufficiale della NATO in Ucraina mentre è in corso un’occupazione straniera?
Ancora una volta, non importa se cedere alle richieste della Russia sull’Ucraina viola alcuni cosiddetti principi occidentali di autodeterminazione. Quando i politici si nascondono dietro i principi, si capisce che dietro ai titoli dei giornali si cela un’agenda molto diversa.
Detto questo, a mio avviso è molto chiaro il perché. Dopo aver considerato tutti gli aspetti di questo conflitto, è difficile ignorare la conclusione che le fondamenta su cui poggia l’intero ordine neoliberista occidentale si stanno sgretolando.
Vuole dire che occidente e oriente non possono andare per le loro belle strade separate, senza che una parte guadagni e l’altra perda prestigio e potere.
Questo è il motivo per cui “cambio di regime” in Russia è ora lo slogan del giorno. Mentre tutte le persone coinvolte negano ufficialmente che sia quello che sta succedendo, le loro azioni dicono il contrario.
L’Occidente sta apertamente facendo pressioni affinché i russi si sollevino e rovescino Vladimir Putin. Ma i russi li stanno ignorando bellamente. Nel frattempo, stiamo mandando migliaia di truppe e tonnellate di materiale bellico in Polonia.
I massimi diplomatici dell’UE stanno affermando che l’unica soluzione possibile in Ucraina è quella militare, mentre la Russia prepara il suo prossimo grande assalto alle forze ucraine intrappolate nella parte orientale del paese, che sono ormai incapaci di effettuare attacchi coordinati che abbiano una qualsivoglia importanza militarmente strategica.
La Russia ha soffocato la città cardine di Mariupol e ha distrutto le ultime resistenze nell’Azovstal Steel Complex dove, secondo quanto riferito, centinaia di ufficiali della NATO di nazionalità francese, britannica, canadese e americana sono rimasti intrappolati quando i russi hanno circondato la città e apparentemente vengono tenuti come ostaggi dalle restanti forze del battaglione Azov rintanate lì.
Questo è il probabile motivo della scarsa performance di Emmanuel Macron nel primo turno delle elezioni presidenziali francesi nello scorso fine settimana. Il non aver messo fuori pericolo i militari francesi prima che le cose gli sfuggissero di mano lo pone nella posizione più difficile in cui un presidente francese si sia trovato nelle elezioni presidenziali da decenni.
Quando dico che il cambio di regime è nell’aria, non intendo solo una nefasta operazione di un’agenzia di intelligence.
Anche l’impressionante prestazione di Viktor Orban in Ungheria è stata un pugno in un occhio per Davos poiché questa campagna elettorale era stata segnalata come molto combattuta, con sondaggi che lo mostravano in pericolo di perdere contro una coalizione anti-Orban, salvo poi il giorno stesso vederlo vincere con un sostegno più forte di quello che aveva in precedenza.
Questo lascia l’UE vulnerabile alla chiara riluttanza dell’Ungheria a farsi coinvolgere in una guerra sul continente europeo.
Negli Stati Uniti, il presidente Biden è in guai seri a causa dei problemi di suo figlio, Hunter, e del suo coinvolgimento in affari loschi in Ucraina. L’evidente declino cognitivo di Biden e l’incapacità di proiettare l’influenza degli Stati Uniti sui paesi necessari per isolare Putin e la Russia, rende inutile per i Democratici trovare ulteriori ragioni per sbarazzarsi di lui prima delle elezioni di metà mandato a novembre.
Se volete, potete aggiungere l’inflazione dilagante e le ridicole affermazioni della sua amministrazione sul fatto che si tratti di un “aumento dei prezzi causato da Putin”.
Ma Biden è stato messo al potere in modo da diventare il responsabile dell’incompetenza degli Stati Uniti, nella speranza che possa essere un capro espiatorio per i problemi dell’amministrazione.
Con questa situazione in fermento in importanti paesi occidentali, la pressione sui paesi che non vogliono essere d’accordo nel dare la colpa solo alla Russia per questa guerra è aumentata notevolmente.
In Pakistan, Imran Khan è ora diventato ex primo ministro, poiché una combinazione dei suoi stessi fallimenti mescolati a un’intensa pressione esterna lo ha portato a essere estromesso dal potere pur senza che ciò portasse a nuove elezioni.
Vi suona familiare? Questo è simile a quello che è successo in Italia nel 2019, quando gli addetti ai lavori della politica italiana hanno serrato i ranghi per estromettere dal potere Matteo Salvini della Lega e mettere l’ex presidente della BCE Mario Draghi a capo del paese, giusto in tempo per distruggerlo con il Grande Reset di Davos ed il grande salto nella tirannia del COVID-19.
I pakistani stanno uscendo in massa per le strade per protestare contro il “governo importato” che si sta formando dopo che Khan è riuscito a far capire alla gente che la situazione che si è creata lì è un prodotto dell’intervento degli Stati Uniti.
Terrei d’occhio quello che sta succedendo in Pakistan nelle prossime settimane. Biden era in India per incontrare il primo ministro Narendra Modi per spingerlo a rinunciare al suo sostegno a Putin attraverso il commercio bilaterale.
L’obiettivo è convincere l’India a ristabilire i legami con gli Stati Uniti e, soprattutto, con il dollaro USA.
E questo è il vero punto cruciale di quello che sta succedendo ora. Il dollaro non è nei guai oggi. Una rapida occhiata all’indice del dollaro USA te lo dice [si sta rafforzando ndr]
Ma è in difficoltà a lungo termine, come ho discusso in articoli precedenti ( qui e qui ).
Sembra che l’unica persona che non soffra qualche tipo di problema politico sia Vladimir Putin. Qualche settimana fa ho posto la domanda se Putin fosse destinato ad annegare o a essere impiccato per il suo rifiuto di inchinarsi all’Occidente.
Putin sa di essere stato spinto in questa situazione da persone potenti ma psicologicamente piccole. Che hanno mancato di rispetto al popolo russo fino al punto di convincerlo a scendere in guerra. Ecco perché i suoi numeri nei sondaggi aumentano, contrariamente a Biden.
Tutto ciò porta a credere che il cambio di regime in Russia sia il fine ultimo del gioco, il che implica una continua escalation fino al punto che avvenga di qualcosa di impensabile.
Quel qualcosa di impensabile è ciò che Robert Kagan, marito di Victoria Nuland, ritiene valga la pena pur di sbarazzarsi di Putin: il conflitto nucleare con la Russia.
Kagan sa che Putin, con tutti i problemi che sta affrontando ora, non è in una posizione peggiore di quella di sei settimane fa. Il popolo russo si sta allineando per combattere in Ucraina, la sua popolarità non è stata così alta dalla riunificazione con la Crimea ed ha iniziato il processo per abbattere l’ordine monetario globale dominato dal dollaro avendo legato il rublo all’oro e, per estensione, a tutto il commercio di materie prime nel mondo.
Ma sembra che ora, con la resa della maggior parte delle forze del battaglione Azov a Mariupol ed i russi che ammassano un’enorme forza militare per distruggere il resto delle forze armate ucraine nelle prossime settimane nel Donbass, una piccola dose di realtà stia iniziando a filtrare nelle menti dei neocon e di Davos.
Quando il New York Times invita un importante membro del Council on Foreign Relations a scrivere un articolo per chiedere scusa ed auspicare il ritorno alla realpolitik ( link ) si capisce che ora stanno cominciando a valutare i costi di una ulteriore escalation di questo conflitto.
La mossa giusta qui per tutti è tornare al tavolo delle trattative, accettare il fatto che il Grande Reset è fallito e convivere con l’idea che sopravvivere al danno già fatto all’economia globale e all’umanità stessa, post-COVID, è già un compito erculeo che non ha bisogno di un cambio di regime su larga scala, ma di quel minimo di umiltà per consentire alle menti sane di iniziare la ricostruzione [aggiungiamo: dopo Norimberga 2 ndr].
Purtroppo, non credo che questo sia il risultato più probabile.
Link: https://tomluongo.me/2022/04/13/paris-karachi-regime-change-in-the-air/
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