Ho riletto recentemente un libro importantissimo, il saggio “Come finirà ” di Jacques Attali: ebreo, estremamente influente, consigliere di svariati presidenti francesi senza distinzione partitica e soprattutto vero mentore di E. Macron, molto probabilmente il prossimo presidente d’oltralpe.
Oggi molti in Italia pensano erroneamente che avere un giovane come Presidente in Francia sia una buona notizia. Nulla di più errato, sarà il perfetto contrario per gli interessi italici. Visto che quanto verrà fatto da Macron ricalcherà le idee di Attali ben spiegate nel saggio in oggetto vale la pena di spiegarvi quale può essere la strategia eurofrancese del nuovo presidente in relazione all’Italia. Notasi: il saggio citato è del 2010, ossia antecedente a tutti gli eventi più scottanti che hanno riguardato l’Italia, di fatto anticipati in modo addirittura imbarazzante.
In breve, i concetti fondamentali che emergono dallo splendido saggio sopra citato sono secondo chi scrive 4:
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La storia insegna che gli stati perdono la loro autonomia venendo fin anche smembrati principalmente a causa dell’eccesso di debito (normalmente in presenza di un debito eccessivo si diventa un protettorato alla mercè di chi detiene le tue obbligazioni).
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Appunto, la crisi del 2008 secondo l’autore non fu una semplice recessione ricorrente ma una vera crisi sistemica del modello capitalistico occidentale del primo mondo, a causa principalmente di un accumulo eccessivo di debito con corrispondente enorme creazione di credito bancario, per sostenere i consumi altrimenti asfittici.
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L’Italia – secondo Attali – era messa particolarmente male a causa dell’enorme debito pubblico, con inevitabili crisi prospettiche; nonostante questo lo stesso autore ammette che nel post 2008 l’uscita dall’euro sarebbe stata utile all’Italia ma questo avrebbe disintegrato l’EU e quindi gli interessi di Francia e Germania soprattutto a causa delle conseguenze del subprime, positivissime per Roma in rapporto alle altre capitali ex-coloniali europee (le cui banche erano tecnicamente fallite* ed infatti vennero salvate in larga parte dallo Stato).
* Alcuni esempi di banche fallite in Europa/dove lo stato dovette intervenire con la segregazione dei debiti in “bad banks” o ricapitalizzazioni: UBS, ING, IKB, WestLB, Dexia, Lloyds, RBS, Northern Rock, HSH Nordbank, Santander, Bank of Ireland, Commerbank, Deutsche Postbank ecc. ecc.
Il punto 4, l’ultimo, lo spiegherò di seguito. Prima una contestualizzazione importante, taciuta (ad arte) da Attali che – non dimentichiamolo mai – resta profondamente francese: nel 2009 l’Italia presentava il sistema bancario più sano dell’Occidente grazie ad una relativa arretratezza che aveva evitato agli istituti nazionali – a pena di rendimenti passati più bassi delle controparti estere – di prendere rischi che non si comprendevano. Ad esempio i debiti subprime nei portafogli delle banche italiane erano relativamente ridotti, idem i crediti concessi alla Grecia. E senza dimenticare che gli immobili in Italia salirono sì ad inizio millennio ma non raggiunsero mai i livelli folli di Irlanda, Spagna e fin anche Olanda. Ossia i debiti inesigibili italiani, a fronte di una economia che tutto sommato teneva, erano perfettamente sotto controllo. L’unica banca italiana che soffriva era Unicredit a causa delle sue partecipate tedesche ed austriache. Ma tale istituto venne di fatto salvato da Gheddafi, sempre vicino all’Italia nel momento del bisogno (sua madre era italiana). Molto probabilmente tale intervento a salvataggio di Unicredit rappresentò il giusto motivo per toglierlo di mezzo.
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Ora il punto 4:
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I paesi fortemente indebitati ed in crisi del 2009 – Italia esclusa, come abbiamo visto – rappresentavano il primo mondo; in tale tale contesto; tale primo mondo economico – a cui evidentemente l’Italia non doveva appartenere, ne ne’ nel post subprime ne’ mai – non poteva crollare e come sempre capita quando si parla di potenze coloniali fu necessario fare in modo che il debole pagasse per te -> l’Italia! (…).
Da qui la decisione dei grandi Europei di imputare colpe tutto sommato inesistenti all’Italia con il fine di impossessarsi dei suoi attivi, per salvarsi loro stessi. Forse ora si capisce la reiterata richiesta a Berlusconi di fare arrivare la Troika in Italia. Il Cavaliere giustamente rifiutò e sappiamo come è andata a finire. Poi l’austerità imposta dall’EU franco-tedesca via Mario Monti e continuata con Letta e Renzi (tutti e tre cooptati dall’EU francotedesca, nei loro progetti, il primo al limite del criminale per le conseguenze dei suoi provvedimenti, ndr) ha fatto il resto, indebolendo le imprese nazionali e quindi creando i famosi crediti inesigibili, NPL che vediamo oggi su tutti i giornali [dopo 6 anni di recessione imposta dall’austerità è un miracolo non essere ancora falliti].
Ora, Attali scrisse in tempi non sospetti nel suo saggio che l’Italia non poteva ne può uscire dall’euro, altrimenti salta l’EU (e dunque prima di tutto la Francia, oberata da privilegi statali enormi).
Ergo, Macron cosa farà quando sarà alla Presidenza francese? Semplice, seguirà le ricette economiche di Attali. Ossia per salvare la Francia supporterà il più possibile l’austerità a danno dell’Italia che dovrà accettare la Troika. Ossia spogliarsi dei propri beni anche con tassazione enorme verso i propri concittadini. Vedremo se a causa di ciò il Belpaese diventerà semplicemente povero o verrà anche fatto a pezzetti. Per inciso, di uscire dall’euro manco a parlarne (ed ora con Trump “normalizzato” anche l’ultima speranza è morta, ndr).
Ah, dimenticavo: in questi casi la storia insegna che il sangue per le strade è immancabile.
E se pensate che – come “sempre” è accaduto – “qualcuno” difenderà il Belpaese da tale ignobile fine temo vi sbagliate: guardate solo chi è stato insignito della Legion D’Onore francese tra i notabili italiani per capire che una buona parte dell’intellighenzia italica tiferà estero, sono certo che per riffa o per raffa tutti sono stipendiati da fuori Italia. Ne cito solo alcuni: Carlo Debenedetti, Gilberto Benetton, Anna Maria Tarantola, Claudio Scajola, Enrico Letta (proposto per quest’anno), il gen. degli Alpini Massimo Panizzi (quello che dovrebbe presidiare il confine alpino con i vicini d’oltralpe). Poi l’immancabile Romano Prodi ed anche Giorgio Napolitano. Ecc. ecc. Fortunatamente ci sono anche soggetti veramente onorevoli che la Legion d’Onore l’hanno rifiutata: su tutti il generale Tricarico, che la rispedì al mittente in protesta per il di fatto attacco agli interessi italiani di Sarkozy in Libya del 2011 (tutti in piedi a salutare con orgoglio tale valoroso rappresentanze della Nazione, uno dei pochissimi).
Auguroni davvero.
MD