Giappone ed Italia condividono un record: i propri ristoranti tipici all’estero sono gestiti di norma da stranieri, di italiano e giapponese troppo spesso hanno solo il nome. Tutto questo con una perseveranza direi micidiale, con quelli giapponesi di solito “rubati” come radice dai cinesi che si spacciano giapponesi.
Questo aneddoto anticipa aspetti molto più pervasivi: primo, la bassa natalità, in entrambi i paesi, piena di anziani improduttivi.
Mente la differenza di traiettoria presa invece dipende dalla classe politica, inetta in Italia, patriottica ed arcigna in Giappone.
Da ciò conseguono le politiche statali: avvedute e lungimiranti nel sol levante, per quanto possibile, sebbene in ambito catastrofico in forza di una società quasi di soli vecchi, praticamente, ossia comunque insostenibile.
Suicida e approfittatrice e in Italia, dove lato politico non si sa trovare altra soluzione che attaccarsi al carro vedi tedesco, vedi americano.
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In realtà anche per tali comportamenti difformi c’è una spiegazione logica: gli italiani intuiscono che la sostenibilità del loro Paese in termini di risorse e di relazioni del proprio Paese resta altissima, seconda in EU alla sola Spagna in Europa (il Giappone, come isola, prima o poi verrà risucchiato in una guerra, ndr).
Il motivo è semplice: la posizione non solo geostrategica italiana.
Non è infatti un caso che San Pietro sia sbarcato proprio a Roma. E che i romani siano nati al centro della Penisola.
Oggi non si fa eccezione: come clima, risorse, cibo, aggiungendoci 2000 anni di cultura cristiana, la Penisola è più arzilla che mai, rispetto agli altri paesi EU (Spagna esclusa, che si è creata un bacino di utenza e manodopera immenso, alla bisogna, in Sudamerica, perfettamente integrabile se non integrato alla cultura spagnola, ndr).
In tale contesto è chiaro che i paesi più invidiosi dell’EU, che poi sono i vecchi imperi coloniali andati in malora, cerchino di impossessarsi della Penisola, con l’ Italia fino a pochi anni fa di fatto integrata nell’impero a stelle e strisce basato sul dollaro, post- WWII. Asse Franco-tedesco prossimo alla debacle, faccio notare, dopo COVID ossia dopo la sfida fallita al mondo anglo, attendiamo l’inevitabile incidente in qualche centrale nucleare francese, non solo in una.
In particolare, per l’Italia, Parigi a breve sarà davvero pericolosissima: Usa e Cina hanno infatti messo nel mirino le sue colonie africane, pochi anni ed andranno perse.
Memento il Caimano Berlusconi, quando questo nome era ancora adeguato all’uomo, di concerto con Gheddafi fece entrare i Russi in Libya, solo questione di tempo e francesi ed inglesi verranno cacciati dalla Cirenaica (appena l’unione di intenti con gli USA militari per disintegrare una certa EU diventerà palese, ndr).
Dunque per continuare a minimamente prosperare, Parigi dovrà mettere le mani sul paese tanto ambito da secoli, l’Italia.
Anche in tale contesto sembra inevitabile uno scontro tra USA e Francia, a tempo debito, per l’Italia (Washington dovrà prima o poi ricordarsi che la popolazione francese, praticamente tutta, non vede gli USA come un amico, ma nella migliore delle ipotesi come avversario , ndr).
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Noto per altro, sul nostro sito, commenti apologetici di un certo nazismo cd. etico, che sopportiamo.
In quanto – al contrario dei “fenomeni” antidemocratici che brillano in rete, in primis gente della Lega – riteniamo sia più utile discutere con loro facendo capire, ritenendo di essere dalla parte della ragione, che stanno dicendo fesserie in forza di atti, fatti, storia ecc. Ossia “bannare” gente non serve a nulla, secondo noi, basta venga garantito il rispetto.
In tale contesto un aspetto che è emerso recentemente è un interessante commento secondo cui l’Europa sarebbe nazista “dentro”, ossia tenderebbe pavlonianamente ad aggregarsi in un nocciolo nazista.
Secondo noi questa spiegazione fa acqua da tutte le parti, sia partendo dalle premesse addotte dall’autore che da quanto sopra.
Infatti l’Italia, proprio perché la gente intuisce essere sussistente per la sopravvivenza della propria popolazione, la pensa diversamente – Italia che anche nel paese più sperduto, in forza delle sua bellezza direi naturale, non condurrebbe ad un vita mai misera come, che so, in un piccolo paese delle Ardenne o della Pomerania -.
Intendo, questo vale sia a livello micro che macro. Infatti in Italia si tende a preferire abbastanza pavlonianamente un ritorno ai comuni o ai micro stati, sapendo che comunque si avrebbe abbastanza per cui vivere.
Anzi sarebbero gli stranieri a venire in Itali, in cerca di benessere fisico, mentale, climatico e cultura, privilegi di vita che al loro paese molto spesso non possono permettersi.
Il rovescio della medaglia è la difesa: piccoli paesi italiani vengono storicamente invasi, soprattutto dai francesi e dai tedeschi.
L’Italia quindi dovrà a breve scegliere con chi stare: con francesi e tedeschi, che da anni la insidiano, gente che tutto sommato prova rancore per gli italiani che, nonostante tutte le magagne, continuano a vivere bene?
O tentare di nuovo la strada post- Yalta?
Si perché, va ricordato, è stata Yalta a mettere nel freezer della storia le ambizioni coloniali Franco-tedesche, ambizioni di dominio e di giogo imperiale, ad esempio sull’Italia.
O sbaglio?
MD
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Image: Lin Mai, thanks to unsplash.com, https://unsplash.com/photos/NYyCqdBOKwc