Pochi hanno valutato appieno le conseguenze del calo di pressione nella pipeline del North stream, avvenuta negli scorsi giorni. In buona sostanza una perdita, ossia un calo di pressione comporta che il tubo diventa cd. vuoto.
Infatti una pipeline per resistere alle pressioni sul fondale marino dell’acqua sovrastante ha bisogno di essere tenuta SEMPRE in pressione. Cala la pressione e il “tubo” implode come una torta tolta dal forno troppo presto, o quanto meno inizia a criccarsi in funzione del delta pressione esterno/interno.
Ora, un forte calo di pressione /nel NS2, un vero giallo, sembra essersi verificato nella tubazione gas tra Russia e Germania. Un caso che ricorda molto Macondo, che nelle prima battute della crisi nel golfo del Messico/BP/Transocean fece pensare addirittura ad un attentato sottomarino (…), poi fortunatamente non confermato. Proprio tale evento diede il via alla incredibile corsa al “green a tutti i costi“, sotto Obama, con applauso EU, se vi ricordate bene.
Alla pari del Dieselgate, scoperto casualmente in USA sempre sotto Obama. E poi, sempre sotto il primo presidente di colore degli States, anche l’incredibile decisione dell’International Maritime Organisation – IMO, di usare diesel a basso contenuto di zolfo anche per le grandi navi, creando di fatto una carenza di diesel per le auto, carenza globale, a partire dal 1.1.2020, peccato il COVID….
Ovvero “costringendo” allo switch dell’auto elettrica, che oggi con il prezzo di gas e quindi del power in EU è diventata immediatamente molto peggio che fallimentare (vi basti sapere che, in base agli ultimi aggiornamenti delle ricariche elettriche, costi proposti da ENEL, il costo al km di un piccolo diesel è divenuto improvvisamente, con l’aggiornamento delle tariffe alle colonnine di ricarica, immensamente meno costoso di un’auto elettrica, anche meno della metà, [e senza cambiare auto], ndr).
Un puzzle 3D insomma.
Restando a “bomba”, se la pressione nel NS2 come sembra scenderà a zero, via anche la profondità non eccessiva del mare Baltico, relativamente accessibile come fondale marino, il tubo tenderà ad implodere. Ovvero, sarà necessario, anche in funzione della durata dell’abbassamento di pressione e del dP (delta Pressione)(…), una ampia opera di revisione della stabilità e della sicurezza della tubazione, con verifica delle cricche, che durerà mesi se non anni.
Tradotto: se l’EUropa pensava di attingere al gas russo questo inverno via NS2, e forse anche l’anno prossimo e quello dopo, se lo scordi! Dunque blackout assicurati in Germania, 100%. Ossia fine della Germania esportatrice
NOTA:
->(in realtà la perdita sembra sia stata rilevata in ENTRAMBE le pipeline North Stream, sebbene siano due condotte completamente separati ed autonomi, ndr)<-
E’ come se la Russia- quanto meno così sembrerebbe – fosse d’accordo, non lo notate anche noi?
Ma con chi?
Forse la domanda più importante da porsi è piuttosto perchè tutti sembrino avercela con l’EU franco-tedesca, più o menok dalla firma del trattato di Aachen e poi a seguire. Chiaramente la Russia, caduta l’EU, dovrà trovarsi altri clienti, dunque sembrerebbe stupido attaccare l’EU. A meno di annessioni territoriali in est Europa, che potranno avvenire solo a fronte di una seconda Yalta, rivista e corretta.
Yalta a cui dovrà giocoforza essere presente – ripeto, PER FORZA – l’America che fu, e direi che ancora è, di Donald J. Trump.
Tempo al tempo: Yalta non deve morire.
MD