Non torna nulla nei numeri dell’ISTAT, come al solito. Se poi li vediamo assieme al NADEF, beh….
La gestione Blangiardo è stata a dir poco fallimentare, basti ad esempio aver escluso fino a Gennaio 2022 i prezzi del mercato libero gas dal computo del paniere. Come dire, l’ISTAT “non ha visto” un 4X del prezzo gas, che non è stato riflesso nel paniere inflattivo (vedasi LINK, LINK, LINK)
Più molte altre cosucce, che indichiamo sopra, ai collegamenti proposti.
Il problema sta, come diciamo sempre, nell’antimeritocrazia cooptata alla politica. Il caso ISTAT-Blangardo è da manuale (…).
Sta di fatto che, mentre il deflattore del PIL dell’ISTAT rileva circa 107, ossia 7% di inflazione per il calcolo del PIL reale (PIL) da quello nominale, il NADEF prevede numeri che dire fantasiosi è nulla.
Ossia, essendo il deflattore il valore da sottrarre al PIL, riportato a 100, per passare da PIL nominale a PIL reale, utilizzare oggi nelle previsioni economiche del NADEF, ossia del governo Draghi ancora facente funzione, un deflattore che è la metà del deflattore puntuale misurato sul II trimestre 2022, il quale è a sua volta poco più della metà dell’inflazione rilevata base paniere (…)(l’inflazione da paniere ISTAT è attorno al 10%, poco meno), significa “lasciare il morto” sulle spalle del prossimo governo.
Quando dicevamo a Giorgia Meloni di fare attenzione, che era una sorta di trappola, questo intendevamo. Parimenti abbiamo evidenziato ad ogni più sospinto che ritenevamo il governo di Giorgia Meloni poco attrezzato, tecnicamente, come base di partenza “partitica”.
Mettere persone referenziate non è infatti abbastanza, bisogna anche e soprattutto settare degli steering committees all’interfaccia tra politica e amministrazione, come tra politica ed industria, al fine di fare convergere i desiderata politici attuate dai prossimi certamente bravi ministri, speriamo, verso la direzione che la politica, ossia il governo, desidera.
Non è scontato che poi – infatti, … – le azioni governative siano lo specchio di quello che la politica impone come indirizzo, anche per il tramite di incomprensioni, incapacità dell’apparato amministrativo statale, bugie, tradimenti ecc. Ovvero, una struttura non di controllo ma di coordinamento, sulla base di think tanks esterni all’uopo predisposti, sarà cruciale, quanto meno se Giorgia Meloni non vuole farsi impallinare a termine dai pasdaran proEU.
Stando al caso in esame, noi abbiamo tre numeri su cui ragionare, più una ipotesi.
Sotto, i dati ISTAT, settembre 2022
Tabella 8. Conto economico delle risorse e degli impieghi – Deflatori impliciti |
Indici calcolati su dati destagionalizzati e corretti per gli effetti di calendario (anno di riferimento 2015) * |
2017 | 101,9 | |
2018 | 103,0 | |
2019 | 103,9 | |
2020 | 105,6 | |
2021 | 106,2 | |
17 I | 101,3 | |
II | 101,7 | |
III | 102,0 | |
IV | 102,4 | |
18 I | 102,7 | |
II | 103,2 | |
III | 102,9 | |
IV | 103,0 | |
19 I | 103,4 | |
II | 103,6 | |
III | 104,0 | |
IV | 104,7 | |
20 I | 104,6 | |
II | 106,2 | |
III | 105,5 | |
IV | 106,1 | |
21 I | 106,1 | |
II | 106,3 | |
III | 106,3 | |
IV | 106,0 | |
22 I | 107,2 | |
II | 108,3 |
I tre numeri sono quello dell’inflazione da paniere, attuale, poco meno del 10%. Poi quella da I. e II. trimestre 2022 misurati dall’ISTAT, VIA DEFLATTORE DEL PIL, diciamo il 7%. A seguire, i numeri del NADEF come deflattore del PIL atteso, che vanno dal 3% al 2022, al 3,7% al 2023, fino a scendere progressivamente al 1.9% nel 2025.
Questi numeri sono pericolosissimi e, secondo noi, assai forzati, a dir poco.
Nel senso, è assai facile che Giorgia Meloni si trovi il “morto in casa” fra qualche tempo, con un PIL in crollo.
Mentre, in realtà, il PIL (reale) in crollo c’è già ora, solo che le evidenze sono nascoste nei numeri. Per salvare Draghi, che invece ha fatto disastri al pari e forse peggio di Mario Monti, nostra opinione.
Aggiornamento NADEF, settembre 2022
Il numero di ipotesi, la salita “enorme” del PIL, causa PNRR, a noi sempre più una pia illusione piuttosto che vera crescita, sulla base di aspettative rosee (fortemente volute, anzi mediaticamente imposte alle masse, dall’EU) che non si possono che dover rivedere a breve, causa appunto riduzione degli interventi a fronte di aumento dei costi, causa appunto inflazione.
Il consiglio che possiamo dare è rinnegare già fin d’ora questi numeri, lato Meloni, facendoli verificare da enti terzi, dando opportuno risalto a tali valutazioni. Tale mossa dovrà avvenire non appena il governo sarà formato.
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In ultimo le evidenze secondo cui gli USA sarebbero pronti a supportare il nuovo governo italiano, a qualsiasi costi.
Questa non può che essere una buonissima notizia.
Sappiamo infatti che i governi EUropei sono da sempre troppo attenti a cercare di portare via qualcosa all’Italia piuttosto che dedicarsi ai propri Paesi, memento i recenti commenti dei governi spagnoli e francesi, più le esternazioni di Ursula Van der Leyen, profondamente anti-Italiani.
Forse andrebbe ripensato al fatto che la corrente Repubblica francese è frutto di un golpe autoritario operato da de Gaulle. E che da sempre le istituzioni tedesche sono sature di ex nazisti. A seguito di ciò andrebbe rivalutato l’aiuto USA all’Italia, che fin quando c’è stato, palese, ha fatto prosperare la Penisola.
Successivamente alla caduta di Nixon per volere preminentemente Europeo, le cose cambiarono anche per l’Italia. Fino al di fatto ricatto del Plaza, dove a termine si mise la firma lato USA per la nascita di li a meno di 10 anni dell’EU, ossia dell’euro. A fonte dell’aiuto Europeo nel 1984 per limitare la salita inflattiva americana – che stava colpendo al cuore l’impero del dollaro, andando fuori controllo, onda lunga della caduta di Nixon, ndr – senza far salire il biglietto verde (…). Grazie al “tedeschissimo dentro” Paul Volcker, poi ri-assunto da Obama precisamente nel periodo dell’attacco a Gheddafi e Berlusconi/sorrisini Merkel+Sarkozy, scherzi del destino.
Fonte-: Governo USA (https://catalog.archives.gov/id/7268209)
Storia lunga.
Resta il fatto che oggi torna nel preminente interesse super- parte americano supportare l’Italia, tutta intera. Anche e soprattutto , direi, contro le ingerenze EU.
Bene dunque che Giorgia Meloni sia al governo, in quanto riteniamo sia la forza più profondamente patriottica ed unitaria che l’Italia abbia, da lustri. La dipartita eventuale di Silvio Berlusconi, statisticamente nelle carte, faciliterà nel caso il suo operato (…).
Per intanto che FDI si faccia supportare anche sui numeri economici: ad esempio, non è saggio accettare analisi NADEF ufficiali che di fatto crocifiggono il governo FDI, fin d’ora. Sebbene a scoppio ritardato.
MD