Sopra, al titolo, abbiamo fatto un breve excursus. Di seguito vorremmo portare alla vostra attenzione cosa fecero i francesi col trattato di Tolentino (1797), dove chiesero opere d’arte e beni artistici, oltre che soldi, a pagamento non si capisce cosa.
Il risultato è stato trafugare beni ed opere d’arte dall’Italia alla Francia, creando di fatto il Louvre.
Citiamo:
“L’indennità di guerra passò da 21 a 36 milioni di lire; inoltre il Papa dovette rinunciare alla Romagna, alla città di Avignone con il suo territorio e al Contado Venassino, già exclave pontificia precedentemente occupata dall’esercito francese. In forza del trattato, il Papa dovette inoltre cedere diverse opere d’arte, sicché oltre cento fra statue e dipinti vennero portati a Parigi. I francesi si riservarono il diritto di entrare in tutti gli edifici (pubblici, privati o religiosi) per sottrarre le opere. Questa parte del trattato fu estesa con i trattati del 1798 a tutto il territorio italiano. Foligno divenne il luogo prescelto per il pagamento e la consegna da parte dello Stato Pontificio verso la Repubblica Francese di parte delle somme pattuite nell’armistizio di Bologna: 10 milioni di lire tornesi in contanti e 5 milioni di lire tornesi in diamanti. Ulteriori 15 milioni di lire tornesi erano da corrispondere con scadenza nei mesi di marzo e aprile. A garanzia di tutti i pagamenti concordati venivano mantenute sotto occupazione militare l’Umbria a tutela della prima rata, le Marche per la seconda e il Montefeltro per la terza. Altre condizioni imponevano il risarcimento della famiglia del diplomatico della Francia repubblicana Ugo di Basseville, ucciso dalla folla romana nel 1793, e il consenso allo stazionamento delle truppe francesi in Ancona sino al termine della guerra.[2]
A Parigi confluirono opere di ineguagliabile valore: in primis il busto in bronzo di Giunio Bruto e la testa marmorea di Marco Bruto, poi quelle conservate nei giardini del Belvedere Vaticano, tra cui il Laocoonte, l’Apollo, il Torso e tante altre sculture antiche conservate nei maggiori musei romani, come i Vaticani e Villa Albani. Vi erano anche dipinti del Rinascimento italiano, fra cui la Trasfigurazione di Raffaello, la Pala Decemviri di Perugino. Alcuni misero in dubbio la legittimità di queste spoliazioni. Tra i sostenitori più accaniti ci fu Quatremère de Quincy che nel 1796 scrisse un pamphlet, Lettres à Miranda, in cui sosteneva il forte rapporto che lega l’opera d’arte al luogo cui è stata destinata. Quatremère sosteneva che, sradicando l’opera dal contesto in cui è stata creata, venga irrimediabilmente compromessa la sua leggibilità.”
(al LINK)
Al pari di quanto sopra esiste anche l’opera nefasta di Napoleone che, malato di iperpotenza, relativamente agli archivi tentò in tutti i modi di rubare la memoria dei paesi che erano suoi obiettivi, in primis l’Italia. Un bellissimo ed imperdibile libro sull’argomento lo ha scritto una italiana, Mia Pia Donato, “L’Archivio del Mondo“, Laterza, da leggere assolutamente per capire la perseveranza dell’intento invasivo francese.
Ossia Napoleone, ovvero la Francia, depredarono – tra gli altri – gli archivi nazionali sia del Regno di Savoia che dello Stato Pontificio, facendo trasferire archivi di inestimabile valore, in Francia.
Il motivo, oltre alla ragione di facciata di creare un luogo unico per analizzare la storia (…), a Parigi, era quello di cancellare i documenti compromettenti, ovvero quelli che nel caso avrebbero potuto mettere in discussione ad esempio la presenza di una data opera d’arte in Francia, proveniente, che so, dall’Italia. O diritti di confine in certe zone, servitù, debiti ecc..
Il furto della Gioconda da parte di un toscano, ai tempi (1911), derivava precisamente da tale convinzione, ossia che la Francia avesse “giocato sporco” nell’acquisizione dell’opera di Leonardo.
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L’Algeria, ricchissima, fu “tenuta” dalla Francia prima con la forza, poi con la cooptazione, ricordando che il presidente algerino Bouteflika morì pochi anni fa a Parigi. Casualmente, o forse no, oggi Algeri salva l’Italia col suo gas, memento la statua di Enrico Mattei in una delle piazze principali della capitale nord-africana…
Sta di fatto che tutti gli archivi dell’Europa conquistata da Napoleone, e l’Italia in particolare, furono trafugati a Parigi e poi furono solo in parte restituiti.
Spero vi basti per farvi capire come il colonialismo francese non abbia pari come violenza radicale verso le cd. “prede”, in quanto punta a rubare l’anima, la memoria, la cultura dai paesi che cadono sotto le loro grinfie.
Ecco spiegato il motivo per cui l’Africa e gli africani di norma hanno in odio la Francia.
Il grande Gillo Pontecorvo, con il film “La battaglia di Algeri”, portò all’attenzione del mondo tali metodi brutali francesi usati nelle colonie, roba da medio evo per la cattiveria e la sistematicità del furto perpetrato. Fate conto che tale film fu bandito in Francia per decenni, ossia era possibile vederlo in Italia ma NON in Francia.
Forse perchè gli stessi francesi si vergognavano un po’ di cosa combinano a Parigi? (Può essere…).
La contropartita al Pontecorvo fu, lato francese, prima il caso Felice Ippolito, andatevelo a vedere, clamoroso, caso creato ad arte con un Dem USA al potere negli States (sempre così) per evitare che l’Italia attivasse il progetto di energia nucleare in Italia, seppure “invitata” addirittura da Enrico Fermi. E poi la mossa, che dire schifosa è nulla, di accogliere i brigatisti italiani macchiatisi di atti di sangue negli anni di piombo, anche omicidi, salvati in Francia in quanto protetti dalla dottrina Mitterrand, dopo De Gaulle.
Tale indirizzo seguiva al supporto francese per l’omicidio e rapimento di Aldo Moro, con la scuola Hyperion, a Parigi, dove venivano decise le strategie delle BR (si, le BR – come cupola – avevano radici francesi, dicono gli studiosi).
Capite perchè quando mi dicono che i francesi sono i miei cugini – ma che! – a parte non riconoscermi in tale affermazione, provo anche un enorme senso di vergogna.
In realtà gli attacchi francesi all’Italia datano molto prima. E senza andare indietro fino alle scorribande napoleoniche in Italia e ai tentativi di ingerenza con Napoleone III (che accettò l’unità Italia solo perchè lui stesso era in qualche modo protetto dagli inglesi, dove si rifugiò agli albori della sua carriera imperiale, un imperatore di cartapesta insomma, ndr).
Infatti anche Mussolini ebbe come primo nemico la Francia, che aveva fatto in modo di creare una base di esuli usati appunto dall’Eliseo per indebolire il fascismo ossia l’Italia. Giustizia e Libertà vi dice qualcosa? Bene, sappiate che – al di fuori degli scontri e delle ideologie, fuori contesto, qui – la sua base era encore a Parigi, dove tale organizzazione era difesa dalla Francia e dai suoi servizi segreti, come organizzazione.
Questo per dire che la Francia ha sempre puntato, almeno da duecentocinquanta anni, a indebolire l’Italia, per portare via qualcosa per se.
Oggi non si fa eccezione, lo vedrete nei prossimi mesi.
MD