Abbiamo citato qualunque scrittore o filosofo, abbiamo scomodato pensatori di ogni tipologia per provare a comprendere l natura autocratica del potere che in questo preciso momento si arroga il diritto (velato dietro il dovere di proteggerci e di tutelarci in quanto cittadini dell’Occidente libero contro le minacce esterne che minano le nostre preziose vite: il debito, i sovranisti quindi il pericolo di colpo di stato interno spinto dall’eterno fascismo, il terrorismo, il virus, la Russia quindi i dittatori che vogliono distruggere il nostro mondo) di conoscere perfettamente ciò che c’è da fare, chi si deve condannare, perché lo si deve condannare e come lo si deve condannare.
Un superstato che si fonda sulla certezza assoluta di conoscere e di sapere tutto. Il contrario della definizione di saggezza socratica: “So di non sapere”. Qui invece impera il “So di sapere”.
In questo oceano di certezze e di assolutismi non possiamo che notare (noi che siamo acuti osservatori – e con questo includo anche i lettori del blog) un’acuta incapacità di affrontare il reale e le vere sfide della nostra epoca, un’insicurezza intrinseca che si trasforma spesso e volentieri in isterismo.
Questo vogliamo?
Per quanto lo vogliamo ancora?
Le nuove idee, quelle che sostituiranno questo stato tirannico di cose e circostanze, ve lo dico con chiarezza e lucidità, sono già tra noi e molte di esse circolano in quelle nuove comunità (ancora embrionali) che anche quella che definiamo controinformazione non sa vedere o per interesse o per ingenuità o per pura cecità.
Sta arrivando il tempo, secondo il sottoscritto, di chiedersi che cosa vogliamo dalla politica.
Quello che vogliamo da noi stessi, noi soli lo possiamo sapere. È un gioco personale che si svolge nelle segrete stanze dei nostri recessi più intimi. La politica non può trattare dei demoni individuali e di quelle entità che Jung definisce atmosfere psichiche vivificate.
Il tempo è vicino.
Qual è il significato profondo della politica?
Qual è il ruolo dell’essere umano nel firmamento terrestre?
Come dobbiamo rapportarci tra noi? Come si devono bilanciare e controbilanciare i pesi e i contrappesi politici? Perché la politica è l’arte della gestione della cosa pubblica e la cosa pubblica volente o nolente deve ritornare a essere pubblica e non più privata. Se l’Italia è ancora una repubblica (e sono convinto che la sia) allora la politica dev’essere una conseguenza di questa definizione. E non gestione di interessi privati.
Da che cosa deve partire la politica?
Qual deve essere il motore che muove il desiderio di fare politica?
Di sicuro non i lauti guadagni promessi dai pretoriani eredi della peggiore tradizione romanesca.
I bisogni effettivi e concreti dei cittadini.
Le strade sono pulite?
Sono sicure?
Le infrastrutture e le strutture a disposizione della comunità sono a posto?
Qual è la situazione delle scuole e degli ospedali?
Il personale che gestisce queste strutture è qualificato? Sa cosa sta facendo?
Gli stipendi dei cittadini sono commisurati al costo della vita?
La libera espressione è rispettata?
I media e la stampa sono liberi e informano realmente la comunità che servono?
Quanto conviene restare nell’UE?
Possiamo parlarne e possiamo confrontarci su questo?
Possiamo fare i nostri interessi, interessi di nazione o ci è vietato, pena essere in modo fatiscente accusati di fascismo e di (parola per me vuota) populismo?
Perché il cittadino (e ve lo dico da figlio del popolo) non ha interesse alcuno al dibattito che la tribuna mediatica presenta. Non questa roba. Al cittadino importa che la realtà che lo circonda (ripeto dalle strade pulite e sicure, alle scuole e agli ospedali funzionanti, per citare solo alcuni dei problemi che attanagliano il Paese) sia funzionale alle sue esigenze.
Che cosa può volere una comunità se non essere prospera e sicura, autonoma e indipendente e al tempo ben collegata con altre comunità con le quali possa avvenire un costante scambio di beni, di materie prime e di idee?
Ma lo sappiamo che questa deviazione è funzionale (finché funzionerà) a certi gruppi che ciclicamente appaiono sullo sfondo storico dell’esistenza planetaria umana.
Il ritorno all’autocrazia è un anacronismo che queste élite arroganti pagheranno molto caro.
Non c’è nulla di nuovo sotto il sole e l’inganno è sempre lo stesso perché sempre gli stessi sono gli autori dell’inganno.
Quindi proviamo a identificare gli autori dell’inganno e buona parte del lavoro di emancipazione sarà compiuto.
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