È degna di nota e di giusto plauso la gestione da parte di Giorgia Meloni della nomina del Presidente ENI, l’azienda più strategica del sud Europa. Infatti ENI gestisce, tra tante altre cose, i pozzi libici, che a breve dovranno essere rimessi in protezione italica, in virtù di inevitabili cambi di scenario nel Mediterraneo (…).
Meglio detta, l’asse Italia-Egitto-Israele, con protezione USA e con collaborazione di tutto il nord Africa, dovrà essere reso operativo, ritornando indietro di 15 anni rispetto al revanscismo Franco tedesco (anti-italiano). Chiaramente, anche i britannici i dovranno trovare il loro corretto posizionamento, ma i franco-tedeschi per nostra fortuna resteranno fuori.
Dunque, bisogna mettere in sicurezza ENI, che negli ultimi lustri è stata spesso messa sotto scacco da potentati filo francesi. Ben ricordando come – certamente un caso fortuito – un ex procuratore capo a Milano avesse un cugino a capo dei servizi legali di una famosa azienda ex ministero della difesa francese con sede proprio nel capoluogo lombardo (…).
Ottima quindi la gestione meloniana, un comandante generale della GdF depone bene per fare gli interessi nazionali, dopo gli scandali ex Basilicata di troppi politici in (De) Bonis.
Resta l’amarezza per come altri partiti più del nord che del sud avrebbero voluto affrontare detta nomina in ENI, evitando – riteniamo – la concretizzazione di una presidenza che potesse mettere così efficaci argini ad ogni tentativo esterno di takeover da parte del solito straniero su ENI, ad esempio (…).
Parimenti, fa pensare come il corrente responsabile del DIS, nominata da Draghi, sia un soggetto che ha ricevuto la Legion d’Onore francese, assurdo ed inaccettabile direi per un paese sovrano, ci si permetta di dirla “chiara”, oggi soprattutto (…).
Inutile aggiungere altro. Se non che ENI, con tutto il rispetto per i ferrotranviari , non è da gestire – nelle nomine – come si gestirebbe la CoTraL. O le Ferrovie Nord.
MD
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Immagine: sito istituzionale della GdF