Per capire gli scontri violenti di piazza in Francia bisogna fare un po’ di premesse.
Partendo da una constatazione: stiamo vivendo la più grande sfida da 80 anni al potere globale USA.
Tale sfida parte dal 2011 quando venne attaccato il patto di Camp David. Parlo dell’accordo strategico che, d’un colpo, puntava a togliere di mezzo Gheddafi e Mubarak.
Il motivo è semplice: gli effetti decolonizzanti post WWII avvennero a partire dagli anni cinquanta, soprattutto in Europa: con la nazionalizzazione del canale di Suez da parte dell’Egitto di Nasser, poi Sadat (poi ucciso, dopo Camp David); quindi Mubarak. E con la perdita dell’India da parte di Londra.
Fu un piano partorito da F.D. Roosevelt durante la guerra, presidente molto malato e che dunque sapeva che sarebbe potuto trapassare presto: lo scopo postbellico era decolonizzare, come poi avvenne, via un vice Presidente all’uopo predisposto (…).
Infatti gli USA restano una potenza non coloniale in senso tecnico, ma anticoloniale; proprio in forza di tale genesi Washington ha poi puntato a generare protettorati, NON colonie, visto che non ha bisogno di sottrarre materie prime sotto prezzo come fanno i colonizzatori, visto che gli USA ne sono ricchi. L’opposto delle potenze vetero coloniali Europee (vedasi rivolta del the a Boston), ancora oggi senza risorse primarie.
Marx e Mussolini, entrambi a sinistra, socialisti, quando lamentavano, le ingerenze plutocratiche si riferivano principalmente ai poteri coloniali del tempo, soprattutto la Gran Bretagna (ai tempi egemone), ma anche la Francia, dove i nobili, le elites, hanno sempre avuto un potere enorme.
Dunque, passo cruciale, nel 2011 venne tentato l’impossibile: abbattere l’accordo che tagliava fuori di un colpo tutta l’Europa dall’oriente prossimo, che aveva sedimentato la perdita del canale di Suez per sempre, via dalle mani del duo coloniale Londra-Parigi.
Il progetto, tra alti e bassi, complice la cooptazione delle fratellanze internazionali direi fors’anche esoteriche (…), è progredito fino ad arrivare al North Stream, che nelle ipotesi avrebbe dovuto sottrarre l’Europa all’egemonia del petrolio solidamente in mano anglo.
Peccato che tale progetto, il North Stream, nacque ad esclusivo vantaggio dei soci del North Stream: oltre alla Russia, Germania e Francia.
L’approccio è infatti identico a quello usato con la Grecia, da depredare, nel 2010.
Ossia non è mai esistito un approccio solidale in EU, tutto va fatto negli interessi dei paesi egemoni, che applicano lo stesso approccio coloniale usato a danno delle colonie ad es. africane per secoli.
Per tale ragione l’EU in realtà non è mai nata: con il fantoccio dell’Unione EUropea si è sempre e solo trattato di difendere l’interesse dei paesi imperanti a danno degli altri. Prima fu la Grecia. Oggi doveva essere l’Italia.
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Perché con il North Stream, se non ve ne foste accorti, fatto brillare lo stesso giorno dell’elezione di Giorgia Meloni e dell’attacco alla sterlina, l’Italia stava fallendo (privata di fatto del gas libico dal 2011, nelle more dello stesso piano, ndr). La Germania invece no, visto che riceveva gas in transitorio dalla pipeline del Baltico con la Russia…
La guerra perdurante in Ucraina, supportata da tanti mezzi militari USA quanti ne vennero fatti sbarcare durante lo Sbarco di Cherbourg nel 1944 (Defender 2020), resta dunque un artificio contro l’EU revanscista: in mezzo, una crisi energetica creata in provetta dall’EU che doveva servire per aprire il North Stream in emergenza gas, che invece si è trasformata in un conflitto bellico senza fine.
Si legge:
Vogliono spingere Putin a mollare l’asse del North Stream !
Ovvero gettare a mare l’asse Franco-tedesco
I militari russi ed americani sono già a buon punto.
Se Putin non molla, viene fatto fuori.
Dai suoi…
Lo capite o no che siamo ad un passo dalla fine dell’€?
Ottimo pic.twitter.com/it0LacQZOw— mittdolcino.com (@mittdolcino) July 1, 2023
Lasciando perdere la ragione del fallimento del progetto, dato dalla Brexit (…), resta che oggi il piano del North Stream, dopo l’affaire Prigozhin, è destinato a fallire in toto, va a poco.
In tal contesto Vladimir Putin, da sempre vicino ai tedeschi (andò al potere post Eltsin grazie all’aiuto dei suoi ex colleghi della Stasi, l’unica intelligence dell’est a non essere stata liquidata, essendo stata integrata dall’ordoliberista W. Schauble nel BND, ndr) è stato oggi messo nell’angolo: il clan di San Pietroburgo, Putin e Medvedev, a letto con Parigi e Berlino via interessi nel gas, vorrebbe mantenere la linea, ossia continuare detto progetto. Ma l’ala Moscovita non è d’accordo.
Dunque Putin, che potrebbe vincere facilmente la guerra, punterebbe a prendere tempo, senza vincere in Ucraina, sperando che – via corruzione ed attentati dentro i confini USA – l’ala amica di Davos, che è cosa prettamente europea, abbia la meglio dell’ala militaresca intra-americana.
In tale contesto l’ala moscovita russa, incentrata su Lavrov, ma anche sui grandi potentati economici russi, vicini ai militari d’alto rango, ha ben compreso che la guerra Ucraina finanziata dagli States non avrà fine fino a quando la Russia non mollerà l’asse del North Stream.
Infatti sono due anni che il petrolio russo, ad esempio, viene venduto sotto prezzo, causa embarghi vari. Il messaggio è dunque chiaro, lato USA: patrioti russi, mollate l’asse euro-franco-tedesco che fa interessi diversi dai vostri, che invece potete vendere gas alla Cina, e ritroveremo nuovi equilibri.
Putin non vuole cedere volendo restare a letto con Parigi e Berlino, ma l’ala moscovita si.
Sebbene, dopo Prigozhin, l’accordo tra militari USA e Russia è prossimo, ecco perché il capo di Wagner non è stato fermato dall’Armata Rossa nel suo viaggio di 800 km fino quasi a Mosca.
E qui arriviamo al caos in Francia…
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Casseurs vestiti black bloc o viceversa?
Diciamo infatti da tempo che la Francia, poco export, con un welfare folle, senza risorse ma con consumi interni smodati, con il Franco CFA in via di dissoluzione, senza più accesso all’Algeria dalla morte di Bouteflika, con un deficit commerciale da far tremare i polsi, sta crollando, sotto il peso degli enormi privilegi che i francesi si concedono.
In realtà il piano francese, firmato il Trattato del Quirinale con Draghi, poi dimessosi appena fatto approvare dal Senato, era di fare banco con l’Italia, depredandola, trovando così le risorse per far stare in piedi Parigi.
Pena la fine dell’euro, ovvero dell’utilità francese vis a vis con la Francia, visto che una volta che l’EU senza materie prime va in sistemico trade deficit inizia il processo di autodistruzione.
Successe nel 2011 e l’Italia dovette far arrivare Monti per ridurre i consumi e far ritornare in surplus commerciale l’intera eurozona (chiudendo anche le acciaierie Riva, per salvare la Krupp sull’orlo del fallimento per progetti sbagliati Brasile, ndr).
Oggi toccherebbe alla Francia, che però è reticente a ridimensionare il proprio benessere, infatti all’Eliseo si puntava – come alternativa – a spennare l’Italia.
Tutto sarebbe andato come doveva se i militari russi ed USA non avessero trovato un accordo per mettere da parte l’asse del North Stream, ossia mandare fuori gioco il filo- EU-FRA-GER, V. Putin.
Oggi che detto accordo transatlantico è in fase di finalizzazione la Francia dimostra la sua disperazione, dovendo giocoforza trovare il suo Monti, visto che l’Italia è tornata “coperta” dagli States. Intoccabile.
Vedasi la strana faccenda del MES a cui tutta l’EU franco-tedesca, paesi satelliti inclusi, tiene tantissimo, più di ogni altra cosa…
Dunque, quale miglior modo che innescare proteste a casa propria, per gettarla in caciara? Ovvero per dare la colpa del collasso “ad altro”? Storia già vista in passato, sempre che la faccenda non scappi di mano…
Da qui la polizia che provoca le minoranze e la folla, magari imbottita di casseurs di Stato, i francesi ne sono maestri, ad aizzarsi. In realtà, atti espliciti indotti mirati ad indirizzare la politica francese, via reazione popolare. E, chissà, anche i militari ad azioni di forza…
Notare le date…
Non sono per altro certo che l’Italia sia a salvo, oggi, quanto meno a livello politico.
Sebbene l’annuncio che a dicembre scorso sarebbero arrivate in EUropa, e soprattutto in Italia, decine di nuove atomiche B61 abbia avuto il suo effetto. Con nuove bombe di potenza (si noti bene) variabile ed innovativa, dalle nuove da 0.3 kt alle cd. classiche da 50 kt, nel piano di nuclear sharing NATO (a cui la Francia non aderiva, fino al 2008, ndr) si è esercitata una innegabile ed importante deterrenza strategica, limitando a destabilizzazioni interne “coperte” le azioni straniere, ad es. francesi in Italia.
Appunto, le destabilizzazioni interne: morto Silvio Berlusconi si aprono nuovi scenari, soprattutto con Vivendi, azienda legata come struttura agli interessi di Stato francesi, intenta a mettere le mani su Sparkle e Mediaset.
Siamo pronti a scommettere che tali asset strategici italiani, tlc e media, resteranno in mano atlantica se non italiana.
Per altro riteniamo quasi certo che i residuati quasi bellici del renzusconi, Salvini e Renzi, dovranno giocoforza attivarsi, a breve, per il fine pro EU. Ovvero pro Francia, evitando che crolli l’euro (Davos è cosa prettamente EUropea, ndr).
Sono praticamente certo che i militari italiani ed USA sono pronti ad un nuovo post Ustica, nel caso.
MD