I fatti non mentono mai. I principali paesi europeriferici, esclusa la Spagna in forza degli storici rapporti coi nazisti tedeschi (che però non salvarono Francisco Franco, l’attentato a Carrero Blanco è stato infatti messo in atto dai gladiatori al fu servizio delle SS, vedasi docu-film “Ogro”, dell’immenso Gillo Pontecorvo, ndr) presentano grandi e salvifici avanzi di bilancio commerciale (trade surplus) con gli Stati Uniti, frutto di un dollaro “usato da consumatori”.
Bene direi, per chi vende in America.
Parimenti gli stessi paesi eurodeboli di cui sopra presentano enormi e anzi maggiori deficit commerciali (trade deficit) con la Cina, con cui addirittura molti paesi EU (Grecia, Portogallo e Italia) hanno firmato sciaguratamente la via della seta, che annulla i dazi.
Chiaramente tali dazi azzerati (dalla Via della Seta) sono sempre a vantaggio di chi esporta di più, ovvero della Cina nel caso in specie. Ed a detrimento di chi importa da Pechino. I dati di saldo import export li trovate di seguito.
Bilancia commerciale con USA, paesi EU firmatari della Via della Seta, 2021
Dettaglio Italia, export ed Import verso e da Stati Uniti , M EUR
Dettaglio Italia, export ed Import verso e da Cina , M EUR (via della Seta firmata durante il 2019)
Per i tre paesi firmatari della via della Seta, per semplicità, i dati di bilancia commerciale con gli USA sono stati evidenziati solo per un anno (2021, visto che gli USA non hanno firmato accordi recenti, come invece la Cina, con i paesi EU, ad es. con l’Italia meno di 4 anni fa, ndr); potete rifarvi a tradingeconomics.com per conferme.
Nel contesto, i dati cruciali da evidenziare sono due:
come da noi spiegato negli scorsi giorni (LINK), dalla firma della via della seta i deficit commerciali dei paesi EU firmatari la Via della Seta con la Cina, tutti euro periferici, sono letteralmente esplosi. Ad es. l’Italia, con trade deficit vs. Cina che vanno verso la triplicazione in meno di 4 anni (pazzesco, e tutti tacciono!).
Parimenti i surplus di bilancio con gli USA erano e sono enormi, per gli stessi paesi.
Stanti tali fattualità, indiscutibili, continuiamo a chiederci per quale folle ragione detti paesi firmatari della via della Seta debbano accettare come babbei di continuare a “bruciare” il proprio surplus di bilancio con gli USA con equivalenti deficit commerciali con la Cina…
Ex impero Celeste, che per altro produce molto spesso prodotti a medio e basso contenuto tecnologico che sono in diretta competizione con la manifattura locale degli stessi paesi del importatori dei loro prodotti e firmatari dello sciagurato accordo, in EU.
E’ infatti da idioti accumulare deficit commerciali, così, bruciando pure le proprie industrie. È tutto giusto per fare un piacere ad un paese, la Cina, che ha bisogno dei consumi altrui per stare in piedi. Uccidendo però i suoi clienti, ch3 in fondo sono solo paesi da colonizzare (vedasi oltre).
Usando la logica, per mera sopravvivenza cinese, abbiamo già previsto che l’approccio cinese diventerà, nei prossimi anni, perfettamente neocoloniale. Ossia approccio cattivo, stile mors tua, vita mea.
Guarda caso mimando i maestri del vetero– colonialismo con la frusta, grama sottomissione a cui (nei piani) anche gli USA sarebbero dovuti sottostare, ossia nella stessa precisa identica maniera in cui Germania, Francia e Gran Bretagna governavano (con la frusta, mandandoli in miseria) i paesi colonizzati, vedasi al LINK.
SOLO QUESTIONE DI TEMPO.
*****
Non senza sorpresa abbiamo dunque letto sul sito dell’amico Maurizio Blondet l’ospitata al leghista siciliano Michele Geraci, uno se non il principale artefice della scellerata Via della Seta firmata dall’Italia (oltre che dagli altri paesi EU citati, ndr) con governo giallo verde, firma che resta cosa prettamente milanese e fiorentina (…).
Questo perché, in una apologia che riteniamo economicamente ingiustificata se non suicida nel merito di tale accordo, base fatti, seguiteci di seguito nelle nostre considerazioni, si evita ad es. di discutere dei deficit di bilancia commerciale con la Cina quasi triplicati dalla firma della Via della Seta (…), abbiamo letto affermazioni a dir poco disarmanti, leggasi al LINK.
Men che meno è stato messo in evidenza quanto sopra, ossia che il deficit commerciale con la Cina più che “brucia” il surplus commerciale guadagnato con gli USA.
Addirittura si arriva – in detto intervento cd. Geraciano – a fare considerazioni che, tradotto per il popolino, potrebbero più o meno suonare così: la Cina è un paese ricchissimo con grandi consumi potenziali, 1.4 miliardi di persone, grandi futuri investimenti prospettici, a cui l’Italia non può fare a meno (…).
A parte che anche l’India ha la stessa popolazione (ma almeno non fa la spietata concorrenza cinese, copiando ad es./nel caso i prodotti delle aziende italiane), il discorso proposto dal Geraci suona secondo noi un po’ come segue,…
È come dire che… Si ritiene virtuoso un uomo anziano, ancora carino ed apprezzato ma giusto benestante come ricchezza, che frequenta una giovane donna bellissima e potenzialmente ricchissima, sperando di conquistare le sue più mirabili e celate grazie.
Purtroppo tale donna in carriera (tutti dicono, “diventera’ ricchissima e potentissima eh…”) comunque non si conceda; ed anzi si fa pagare pranzi, cene, vacanze dall’uomo speranzoso. Che sempre sperando di spingerla in una relazione in cui entrambi abbiano reciproche utilità, si indebita e perde tutto, intestando anche la casa alla compagna in pectore (…).
Spero tale metafora sia stata compresa.
Voi come chiamereste dunque tale uomo, un valoroso playboy o invece semplicemente con un nome che direi sarebbe forse più consono, illuso asino scialacquatore? I suoi figli sarebbero contenti di tale fallimentare infatuazione? Lascio in sospeso la risposta, inutile andare oltre… sperando di aver chiarito il concetto.
Invece sul motivo per cui un leghista siciliano si esponga in tale ostentato modo a difesa della Cina, con siffatte argomentazioni, non riusciamo a spiegarcelo. D’ogni modo, certamente non sta a noi dare una risposta (…), soprattutto alla luce del viaggio di Giorgia Meloni in USA, incontrando anche Henry Kissinger.
*****
Resta il fatto che bruciare trade surplus macinati con paesi lontani che non hanno interesse a deidustrializzarti, gli USA, per fare deficit commerciali con paesi che invece a termine necessitano di sostituire le tue filiere con le proprie, la Cina, suona come un suicidio (cfr. scellerato suicidio economico, a termine).
In più, lo abbiamo scritto, Pechino brilla come investimenti in Italia.
Ossia compra sistemicamente aziende locali, come ad es. quella del presidente di Confindustria italiana attuale, venduta ai cinesi (si, l’Italia ha anche tale record…). Per poi, immaginiamo, oltre a copiare i prodotti, sostituire le proprie filiere locali con filiere cinesi. E/o cinesizzare i rapporti di lavoro interni. E/o delocalizzarle dove possibile in Cina. O qualcosa del genere, immaginiamo.
Pecunia non olet, si sa.
Sebbene – questo Geraci si dimentica di dirlo – la Cina resti un paese tecnicamente non democratico, dove si può votare un solo partito, dove vige un regime comunista, dove abbiamo visto cosa è successo in termini di oppressione durante il COVID. Ossia dove la competizione commerciale e manifatturiera agli altri paesi la fa di fatto lo stato Cinese, contro il mondo esterno, piani quinquennali o simili, visto che la maggior parte delle imprese locali hanno controllo statale, ecc. ecc. Tutto questo nonostante la morale fatta dal Geraci stesso, che pacificamente assimiliamo e passiamo all’ala (…).
Secondo voi, se non si ferma tale deriva, quali saranno le conseguenze fra 10 anni per i firmatari EUropei della Via della Seta?
(…)
Sappiate solo che dopo l’Olanda di Stellantis, dati della Banca d’Italia (LINK per la fonte), la Cina sta facendo la parte del leone negli investimenti in aziende italiane negli ultimi 10 anni, periodo – faccio notare – di forte deindustrializzazione italica.
Va notato infatti che il valore della produzione manifatturiera italiana è più bassa oggi del 1999 (!), data d’introduzione ex lege dell’euro . Con la differenza che l’inflazione è più alta dell’80% circa, ovvero la produzione manifatturiera italica reale dall’inizio dell’era euro e’ – come valore attuale – forse addirittura tra 2/3 e la metà di allora! (Hint: andrebbe attentamente verificata la differenza tra deflattore del PIL utilizzato vs. inflazione effettiva nel calcolo del PIL, che dovrebbe essere reale. Diciamo che un PIL manifatturiero tra 70 e 80% di inizio euro rispetto ad oggi per l’Italia è un numero coerente, ndr).
I dati a supporto li trovate sotto.
Inflazione, indice, stesse scale temporali con il grafico sotto
PIL dalla manifattura, Italia, M EUR
*****
Al di fuori del dubbio amletico sul perché uno debba suicidarsi coi deficit cinesi quando ha a disposizione enormi surplus con gli americani, anche maggiori in futuro a sentire le parole di Biden negli scorsi giorni (vedasi oltre), per comprendere appieno il quadro internazionale e’ essenziale capire la posizione della Germania.
Partiamo dalla constatazione che l’industria tedesca ha pesantemente delocalizzato in Cina, da 20 anni a questa parte. Pensate che oggi le industrie tedesche producono più auto in Cina che in Germania (!); stessa cosa sono certo capiti in molti altri settori. Sostanzialmente, come al solito, la Germania pensa di essere più furba degli altri.
Ovvero, tradotto, una parte del deficit commerciale con la Cina dei paesi eurodeboli in realtà è con la Germania, luogo le cui aziende tedesche producono, in loco estero. E poi esportano in Europa.
Con tale trucco la Germania è relativamente “al coperto” rispetto al deficit cinese, con cui certamente esiste un’accordo strategico (…); in quanto così facendo accumula anche enormi profitti in Cina, che poi, più avanti, una volta distrutto il substrato industriale ad esempio italiano in EU, immaginiamo userà per comprare in svendita quelli che resta nella Penisola, cinesizzando paesi precedentemente manifatturieri.
In tale schema, addivenire, è chiaro che sia necessario fare arrivare nei paesi da cd. aggredire, con sponsor EU (ossia con benedizione francotedesca), “negri da far lavorare come negri” (cfr. Enciclopedia. Treccani) in modo da cinesizzare – d’accordo con il partner cinese da 100 anni – il costo del lavoro altrui grazie a gente assolutamente non conscia dei propri diritti (…).
Chiaramente, per quanto ci riguarda la Via della Seta resta un epocale fallimento per tutti i paesi europeriferici che l’han firmata. Dunque va cancellata quanto prima.
Spero queste poche righe passano risvegliare le coscienze, almeno in parte. Ovvero mettervi in guardia da ragionamenti direi magici (non trovo aggettivo migliore, spiacente) che rischiano di spingere il Paese al suicidio economico, cosa rischia di aspettarvi insomma.
Il nonno me lo ripeteva spesso: “le bugie hanno sempre le gambe corte”, diceva. Ai tempi moderni, con i media attuali, il discorso è ancora più valido, basta avere gli strumenti per analizzare e dunque scoprirle, nel caso, forse andrebbe aggiunto.
Notate che il discorso implosivo di cui sopra vale per mezza EUropa, per altro; ovvero la Germania di nuovo vorrebbe diventare egemone nel Vecchio Continente. Sottolineo il “vorrebbe”.
MD
*****
Image: Governo Italiano, https://www.governo.it/it/articolo/washington-il-presidente-meloni-incontra-henry-kissinger/23345