La stampa italiana sostanzialmente tace sull’argomento Camp David, anche oggi, sebbene si tratti di un cd. game changer. Un po’ come nel 2011,quando nessuno seppe vedere l’attacco a Berlusconi e Gheddafi come un unicuum con quello a Mubarak, ossia attaccando direttamente il Patto di Camp David del 1978 (come da noi spiegato/anticipato, vedasi LINK, LINK , LINK). Così oggi si fa finta di non vedere l’accordo di Camp David per l’Asia, che ha lo stesso obiettivo del Campo David diciamo originale: combattere il tentativo di spodestare gli avversari atlantici vincitori della WWII.
E gli avversari del nesso atlantico chi sarebbero? Ormai è palese: Cina, Germania, Francia.
Ma con due discriminanti: la prima, l’asse franco-tedesco agisce, o meglio pretenderebbe di agire, in rappresentanza dell’EU; peccato che molti paesi tra cui l’Italia – ma non solo – non abbiano alcun interesse a perseguire il fine del proprio suicidio sociale ed economico per via eurocomunitaria.
La seconda discriminante è il ruolo della Russia: da sempre il suo nemico naturale è la Cina, che attenta agli enormi confini russi-asiatici, non l’America con cui al limite è in competizione (sebbene ci collabori più di quanto venga pubblicizzato dai giornaloni soprattutto europei, ndr).
Ricordando che gli unici due imperi naturali al mondo sono proprio quello americano e quello russo, similissimi, visto che sono gli unici due sistemi-paese assolutamente autosufficienti, ed anzi esportatori, di risorse oltre che di tecnologie e di prodotti finiti, soprattutto nel caso americano. In tale contesto ci aspettiamo che la Russia si dissoci a breve giro dall’alleanza con i paesi ex nazisti in EUropa, ex Vichy, ora EU (prima Lotharingia, ndr)
Facciamo per altro notare – a latere – come USA e Russia, come densità popolativa, siano paesi molto poco abitati rispetto, ad esempio, a Cina ed Europa, con tutte le conseguenze del caso (…).
Dunque, è palese, i paesi che necessitano di colonizzare stati esterni sono proprio quelli che necessitano di una sorta di spazio vitale, che i nazisti chiamavano lebensraum, mentre i paesi ex coloniali Europei, colonie.
Come spiegavamo in passato, l’Italia resta un’eccezione. Ossia, come ben illustrava Mussolini ad Emil Ludwig nel 1932, “… In ogni società c’è bisogno di una parte di cittadini che deve essere odiata. In ciò noi somigliamo certamente ai russi” (“Colloqui con Mussolini“).
Il messaggio da cogliere è che le società intrinsecamente ricche, di risorse, cultura, attrazioni, intelletto, genio ecc. tendono ad essere repressive coi propri stessi concittadini, visto che d’ogni modo ci sono tante ricchezze da spartirsi, all’interno del Paese. Viceversa i paesi intrinsecamente poveri come Francia e Germania per esempio, devono concentrarsi ad impossessarsi di beni altrui, da qui la necessità di essere aggressivi all’esterno, non all’interno.
Gli USA, per inciso, paese molto giovane, stanno perseguendo – da Trump in avanti è molto chiaro – la stessa strada della repressione interna, già seguita reiteratamente dall’Italia e chiaramente anche dalla Russia, a differenza dei paesi intrinsecamente poveri sopra citati (…).
Dopo questa breve digressione sulle cd. basi, andiamo alla sostanza: il patto di Camp David è stato oggi rifondato dopo gli attacchi del 2011, quando si eliminò contemporaneamente Gheddafi e Mubarak (oltre che il nume tutelare libico, l’Italia, paese sempre cruciale). A seguito della prima reazione, al North Stream, ponendo correttivi al posizionarsi russo in Africa, in Libya soprattutto, sempre nei prodromi del 2011, potendo così controllare prospetticamente lato Mosca le due fonti di gas per l’Europa [da Africa e Russia], ossia controllando il prezzo (in prospettiva anche del petrolio, ndr).
Dal 2014 dunque si preparò l’affaire Ucraino, la prima a risposta atlantica, solo abbozzata causa Obama (vedasi oltre), che all’inizio doveva essere la spina nel fianco russa, per spingere Mosca a mollare l’attacco al Patto suddetto. Poi il North Stream II, la sfida vera, con Obama presidente, ossia il presidente che rischia di essere ricordato dalla storia non come il primo presidente USA di colore ma come il primo presidente USA cooptato dall’Europa (il vecchio continente sempre fu nemico degli Stati Uniti, fin dalla sua fondazione, memento che gli USA si opposero a diventare essi stessi loro colonia, ndr).
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La risposta Atlantica
Oggi, dopo la reazione post Trump, con un Biden che incredibilmente fa politiche trumpiane, per dire che nulla è come sembra, la reazione all’attacco al patto di Camp David, lato USA, è chiara.
Da una parte l’Ucraina, per smuovere la Russia dall’alleanza tra EU franco-tedesca con Pechino. Dobbiamo dire che in tale contesto effettivamente l’affaire Prigozhin sta portando i suoi effetti.
Dall’altra l’Africa, chiaramente la colonia per eccellenza, di cui sia Cina che EU necessitano per sopravvivere.
In tale contesto l’ “originale” patto di Camp David cd. Mediterraneo è stato oggi ampliato a tutto il Nord Africa, dall’Algeria all’Egitto fino al Marocco, più l’Arabia integrata nei propri servizi segreti con Israele, referente strategico USA per il golfo Persico. E con l’Italia come cd. perno Mediterraneo.-
In ultimo, ecco il Patto di Camp David ampliato all’Asia, grande annuncio di pochi giorni fa, con Korea e Giapppone: il 5 Eyes+ è ormai con noi!
Chiaramente, sullo sfondo, a corollario di una guerra sempre più ibrida e – speriamo chiaramente di no – nel caso solo calda nell’epilogo, non va dimenticato il prepotente e rapido aumento dei tassi USA, che – assieme ad una bilancia commerciale EU diventata pesantemente negativa in pochi mesi – trasforma letteralmente in un fallimento tutti i progetti strategici alla base dell’Agenda 2030. Ossia annichilendo ogni speranza di sopravvivenza dell’EU, basata prima di tutto sul cd. Green (cfr. Brealey-Myers, “Corporate Finance”, sul ritorno dei grandi progetti infrastrutturali usando come esempio le centrali nucleari dell’epoca, in presenza di tassi di interesse elevati, ndr).
Se poi a ciò aggiungiamo i tagli all’accesso al gas a basso prezzo ed ora anche di uranio a prezzi di realizzo, dal Niger mantenuto dalla protervia francese, incentrata sul franco CFA, a livelli dell’età della pietra, il gioco è fatto (obiettivo: disintegrare l’EU come primo passo, ndr).
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E gli avversari del Patto di Campo David, chi sono?
In una parola, Davos: un coacervo di Partito comunista cinese in salsa pseudo-capitalistica ma con ferrei piani quinquennali, una EU che diventa DDR ed un impoverimento generalizzato delle masse prima ricche, la classe media EUropea, da spennare. Con Francia e Germania a goderne dei privilegi, al comando, con le loro rispettive elites spesso ex nobiliari.
Per capire le implicazioni dell’estensione ad est del Patto al Pacifico basta leggere i principi dell’accordo (di contenimento della Cina) con Giappone e Korea, fonte Casa Bianca. Che riportiamo in calce.
La sostanza è che, riassumendo, l’EU franco tedesca verrà contenuta al di sopra del Mediterraneo, escludendola dall’Africa. Parimenti ci sarà una riscossa antifrancese ed anticoloniale, terminando la decolonizzazione iniziata alla fine della WWII; ossia terminando oggi il lavoro con le colonie francesi nel continente nero, dove Parigi ha reso impossibile – al contrario dell’Italia, ad es. in Libya – il progresso sociale ed economico di qualsiasi Paese che cada sotto le sue grinfie, vedasi franco CFA. O vedasi il disastro di Haiti, come risultato della protervia francese tentata – allo stesso modo – a fine WWI anche contro la Germania guglielmina, accordi di Versailles, che richiedevano indennizzi di guerra letteralmente folli per quanto esosi.-
Dunque con lo stesso Patto succitato, ampliato al Pacifico, la Cina verrà contenuta in Asia, a protezione dei paesi ASEAN, tutti irrimediabilmente allarmati dalla protervia Cinese, forse escludendo la Thailandia quale ex alleata nazista nella WWII (…).
Va ora compreso come reagirà Davos.
Se dalla Cina il messaggio – come da attese – è stato un aumento del fervore militaresco, che servirà per nascondere la sconfitta socio-economica di Xi (RICORDATEVELO: sarà la Cina a dichiarare guerra all’Occidente, non viceversa), lato EU franco-tedesca sarà più difficile tentare la carta militare. Dunque, certamente, si moltiplicheranno gli sforzi per assoldare dalla loro parte il paese perno non solo Mediterraneo del Patto di Camp David: l’Italia. Anche con destabilizzazioni interne. Ossia il caos interno all’EU è assicurato.
Gli USA, che certamente ci leggono, facciamo dunque le mosse necessarie, ORA, per parare il colpo in arrivo contro la Penisola, lato franco tedesco: tra Roma, Milano e Firenze sono previsti camion di denari in arrivo, per comprare tutti alla causa davosiana (che significa Agenda 2030 e Grande Reset).
MD
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Principi dell’Accordo di Camp David tra USA, Giappone e Korea
Tratto – tradotto in italiano – dal sito della Casa Bianca:
https://www.whitehouse.gov/briefing-room/statements-releases/2023/08/18/camp-david-principles/
Noi, il Primo Ministro Kishida Fumio, il Presidente Yoon Suk Yeol e il Presidente Joseph R. Biden, Jr. affermiamo una visione condivisa per la nostra partnership e per l’Indo-Pacifico e oltre. Il nostro partenariato si basa su una base di valori condivisi, sul rispetto reciproco e su un impegno unificato per promuovere la prosperità dei nostri tre Paesi, della regione e del mondo intero. Nel procedere, intendiamo che la nostra partnership sia guidata da questi principi:
In quanto nazioni dell’Indo-Pacifico, il Giappone, la Repubblica di Corea (ROK) e gli Stati Uniti continueranno a promuovere un Indo-Pacifico libero e aperto, basato sul rispetto del diritto internazionale, delle norme condivise e dei valori comuni. Ci opponiamo fermamente a qualsiasi tentativo unilaterale di cambiare lo status quo con la forza o la coercizione.
Lo scopo della nostra cooperazione trilaterale in materia di sicurezza è e rimarrà quello di promuovere e rafforzare la pace e la stabilità in tutta la regione.
Il nostro impegno nella regione comprende il nostro incrollabile sostegno alla centralità e all’unità dell’ASEAN e all’architettura regionale guidata dall’ASEAN. Ci impegniamo a collaborare strettamente con l’ASEAN per far progredire l’attuazione e l’integrazione delle prospettive dell’ASEAN sull’Indo-Pacifico.
Siamo determinati a lavorare a stretto contatto con i Paesi insulari del Pacifico e con il Forum delle Isole del Pacifico, in quanto istituzione leader della regione, in linea con la Via del Pacifico.
Siamo uniti nel nostro impegno per la completa denuclearizzazione della Repubblica Popolare Democratica di Corea (RPDC) in conformità con le pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Restiamo impegnati a dialogare con la RPDC senza precondizioni. Cerchiamo di affrontare i diritti umani e le questioni umanitarie, compresa l’immediata risoluzione delle questioni dei rapimenti, dei detenuti e dei prigionieri di guerra non rimpatriati. Sosteniamo una penisola coreana unificata, libera e in pace.
Riaffermiamo l’importanza della pace e della stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan come elemento indispensabile per la sicurezza e la prosperità della comunità internazionale. Riconoscendo che le nostre posizioni di base su Taiwan non cambiano, chiediamo una risoluzione pacifica delle questioni tra le due sponde dello Stretto.
In qualità di economie globali leader, cerchiamo di mantenere opportunità e prosperità per i nostri popoli, la regione e il mondo intero attraverso pratiche economiche aperte ed eque che promuovano la stabilità finanziaria e mercati finanziari ordinati e ben funzionanti.
La nostra cooperazione tecnologica contribuirà alla vitalità e al dinamismo dell’Indo-Pacifico, in quanto cooperiamo verso approcci tecnologici aperti, accessibili e sicuri, basati sulla fiducia reciproca e sul rispetto del diritto e degli standard internazionali pertinenti. Cercheremo di sviluppare pratiche e norme standard tra i nostri Paesi e all’interno degli organismi internazionali per guidare lo sviluppo, l’uso e il trasferimento di tecnologie critiche ed emergenti.
I nostri Paesi si impegnano a cooperare per affrontare il cambiamento climatico e lavoreranno insieme per fornire leadership e soluzioni attraverso le istituzioni internazionali competenti. Ci impegniamo a rafforzare la nostra cooperazione in materia di sviluppo e di risposta umanitaria per superare collettivamente i problemi globali e le cause profonde dell’insicurezza.
Il nostro impegno a sostenere i principi della Carta delle Nazioni Unite, in particolare quelli relativi alla sovranità, all’integrità territoriale, alla risoluzione pacifica delle controversie e all’uso della forza, è incrollabile. Una minaccia a questi principi, in qualsiasi luogo, ne compromette il rispetto ovunque. In qualità di attori statali responsabili, cerchiamo di promuovere lo Stato di diritto e di garantire la sicurezza regionale e internazionale affinché tutti possano prosperare.
I nostri Paesi si impegnano a rispettare gli impegni assunti in materia di non proliferazione in quanto parti del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari. Ribadiamo che il raggiungimento di un mondo senza armi nucleari è un obiettivo comune per la comunità internazionale e continuiamo a fare ogni sforzo per garantire che le armi nucleari non vengano mai più utilizzate.
I nostri Paesi sono forti solo quanto le nostre società. Ribadiamo il nostro impegno a promuovere la piena e significativa partecipazione delle donne nelle nostre società e i diritti umani e la dignità di tutti.
Annunciamo questi principi condivisi all’inizio del nostro nuovo capitolo insieme, con la convinzione che continueranno a guidare la nostra partnership trilaterale per gli anni a venire.
Soprattutto, riconosciamo che siamo più forti, e che l’Indo-Pacifico è più forte, quando Giappone, Repubblica di Corea e Stati Uniti sono uniti.