A leggere bene la storia si ricava quanto al titolo, le implicazioni intendo: MAI l’Europa ebbe una equa distribuzione di ricchezza nella sua storia, dalla caduta dell’Impero Romano!
C’è sempre stata al vertice del potere EUropeo, ovvero dei vari potentati continentali non a caso veterocoloniali, una ristretta elite con privilegi incredibili e ricorsivamente anacronistici vs. una massa enorme di plebei tra poveri e poverissimi, da spennare.
Promessi Sposi docet: Renzo e Lucia (cfr. WeThePeople) vs. Don Rodrigo (cfr. Davos).
Ossia con al vertice dei privilegi una classe NON dirigente MA dominante (…).
Tale stratificazione fu idealizzata molto bene da Gramsci, che ebbe l’unico, enorme neo di essere di fatto massone, ossia opportunamente forviato nei suoi brillanti pensamenti dai cd. pavimenti a scacchi torinesi e dunque filo-britannici. Complice il fattore tempo, a meno di 50 anni dall’Unificazione italiana avvenuta solo grazie al “londinese” Napoleone III , fu là riparato e soprattutto protetto da Londra prima di diventare il cd. Imperatore franco che vide sotto il suo mandato la nascita del Paese che spegneva – speriamo per sempre – gli ardori di conquista franca oltre le Alpi (…).
In effetti in pochi ricordano che il pensatore sardo cresciuto durante la Belle Epoque fu dichiaratamente contrario alla legge di liquidazione delle società massoniche e segrete voluta da Benito Mussolini (evidentemente, in un certo qual modo, era tutelato dalla Londra imperiale e soprattutto dalla monarchia della grande famiglia Vittoriana, ai tempi, visto che la Gran Loggia Madre tanto in voga a Torino è basata a Londra ed ha al vertice il monarca britannico, ndr) [sull’ipotetico trotkzismo gramsciano non ci addentriamo, limitandoci a rilevare che Gramsci fu fattualmente difensore di Stalin e Bukharin, non di Trotzky, ndr].
Il collettivismo nasce infatti dalla negazione dell’essere individuale, ossia dell’attività dell’individuo.
Dunque nega Adam Smith e la sua meritocrazia e per fare questo – chiaramente – deve mettere sul piedistallo i privilegi elitari di pochissimi, usati per tenere le redini del comando. In questo modo, notate, si salda con Hegel, ovvero con quella corrente filosofica e di super-Stato che, appunto, dà preminenza assoluta all’istituzione, anche la politica deve esserne una appendice, ben controllata per altro (…).
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Il cd. “collettivismo oligarchico” spiegato, a difesa dei privilegi della cuspide per il tramite di una solo apparente giustizia sociale, in realtà una truffa mediaticamente occultata e dunque supportata a vantaggio dei soliti noti….
Infatti detto collettivismo non ha colore, non è di destra come non è di sinistra: significa semplicemente centralizzare le risorse e distribuirle, garantendo i privilegi di casta a chi dà le carte.
Forse il Rolex di Breznev inquadra perfettamente il messaggio, riportandoci all’era sovietica. Non a caso Adam Smith potè studiare – invece – grazie ad una borsa di studio, che premiava i più meritevoli (…).
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Il costrutto che oggi abbiamo innanzi, oggi, riguarda Davos: parlo del WEF del tedesco Klaus Schwab, collegato a doppia mandata all’EU ed alle radici del Premio Charlemagne; ossia al progetto elitario ed asimmetrico dell’euro, coi suoi dettami nefasti imposti ai popoli EUropei, per interessi di pochissimi.
Trattasi precisamente di una rinnovata forma di collettivismo oligarchico 2.0. Benissimo riassunta per altro nel concetto chiave del cd. Grande Reset / Agenda 2030, quello della transizione Green e della sfida agli/degli agricoltori, “Non avrai nulla e sarai felice“. Perfetto direi.
Nel nostro piccolo, questo sito è stato l’unico a tradurre integralmente in italiano il discorso del presidente argentino ed economista austriaco, Javier Milei, a Davos 2024, dove una sonora condanna al modello di Davos, tacciato appunto dai “Collettivismo Oligarchico” è risuonata tanto forte da far uscire Klaus Schwab dalla sala durante lo speech in spagnolo dell’acuto Milei. La traduzione integrale del discorso la trovate di seguito.
Ma la cosa direi incredibile è rilevare fattualmente che lo stesso, preciso, identico concetto di collettivismo oligarchico imposto da Davos via EU ad almeno 500 milioni di persone è stato idealizzato ed anzi sdoganato, ovvero presentato ufficialmente nientepopodimento che da Eric Blair, aka. George Orwell, alias Emanuel Goldsmith, nel celeberrimo “1984”.
Il fatto davvero straordinario è che se poi andiamo a leggere cosa disse Orwell ai tempi, in tale romanzo profetico, leggiamo direi precisamente lo stesso concetto ideologico che l’EU, ossia Davos (due facce della stessa medaglia) sta imponendo alle masse EUropee incapaci di ribellarsi in forza di un ferreo giogo di potere e di gestione delle masse (leggasi, media cooptati).
Oltre a temere (sigh) visto che esiste più di un sospetto, che le elezioni possano essere bellamente cd. taroccate in svariati paesi occidentali (…). Con lo scopo di materializzare detto cd. grand-piano, vedasi la diffusione di strumenti di voto fisicamente non tracciabili e non verificabili con supporto terzo, ad es. come il sistema Dominion senza supporto cartaceo, sempre più diffuso anche in Occidente (guarda caso lo stesso strumento fu alla base della conferma del dittatore Maduro in Venezuela; oltre ad essere oggetto delle feroci critiche elettorali 2020 dei cd. trumpiani, ovvero dei nipoti del rivoluzionari di Giorgio Washington e della rivolta del the, contro – notate bene – i soliti colonialisti europei, ndr).
Il vero messaggio che va colto in tutto questo – infatti – prima di addentrarci nella lettura del messaggio orwelliano, è basilarmente e semplicemente uno: il collettivismo non ha colore, perchè è mera difesa di privilegi.
Dunque anche il più illuminato sindacalista, arrivato in alto nei ranghi della struttura sindacale divenuta politica, dunque privilegiato, non desidera tornare a fare l’operaio. O anche, per scegliere un’accezione diciamo più intellettuale, il putacaso professore associato di provincia plebeo di origine (come dimostrano i modi) che insegna in una sperduta università ai piedi dell’Appennino di turno, diventato alto funzionario di stato farà davvero di tutto per evitare di tornare a fare il professorino di provincia, ruolo che forse più correttamente gli spetterebbe visto il reale spessore soprattutto etico e morale (…).
Il collettivismo oligarchico resta dunque questione umana, che risponde a bisogni personali e famigliari; ossia che si sposano perfettamente col familismo amorale di Banfield applicato alla politica. Che poi viene usato da Hegel e dai suoi sacerdoti figli del super-uomo a servizio del super-stato per controllare in modo elitario la società.-
A maggior ragione in paesi dove gli stipendi medi sono bassi: proprio lì tale deriva si materializzerà nella “vendita” all’ingrosso e per sistema oltre che per pochi spiccioli dei cd. boardi di sistema asserviti al progetto elitario, per cd. sbarcare il lunario famigliare.
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Due distinguo in tutto questo vanno necessariamente fatti: le fratellanze massoniche, una espressione privatistica di supporto alle elites collettiviste, erano vietate nella cd. democrazia cristiana (DC) e pure nel primo partito comunista. Ma non nel partito socialista: infatti – guarda caso – abbiamo visto la progressiva trasmutazione politica, dalla caduta del muro di Berlino, dei partiti comunisti diventati via via – in EU – cd. socialisti.
Sulla cd. DC non massonica invece, lo si deve semplicemente al fatto che la Chiesa preconciliare imponeva dogmi morali severi e restrittivi oltre che superiori (…); poi diluiti dal cd. Concilio Vaticano II voluto encore guarda caso da un Papa in odore di Massoneria (…).
Resta che l’assenza di colore del collettivismo lo rende impervio da rilevare, ai più, intendo il Collettivismo Oligarchico.
Ma a saper leggere bene i fatti e gli atti, con un minimo di applicazione, la faccenda è molto chiara, quanto meno se si applica il metodo scientifico, che è sperimentale. Ossia se ci si basa sull’indagine dei fatti, con a supporto i pochi riferimenti nascosti ai più, ma pubblici, elemento chiave che un progetto di cotanta portata, come manifesto elitario, deve necessariamente prevedere (anche le masse degli elitari sono un po’ pecoroni, sapete, come lo sono tutti, …).
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Durante la lettura informata di quanto sotto non dimenticate mai che la soluzione, ed anzi l’alternativa per sconfiggere gli ideali perversi in quanto elitari e vieppiù opprimenti di Davos si chiama semplicemente MERITOCRAZIA, tradotta in Adam Smith. Non perdete mai la speranza, dunque!
In gioco c’è la preservazione dell’architrave del vivere democratico: la classe media, non a caso nata in Europa a partire dalla fine della seconda guerra mondiale per impulso americano, un paese ricchissimo e dunque meno prono a rubare ai terzi anche se teoricamente alleati per garantirsi una vita decente (…).
E qui basta riprendere il famoso “Teoria e prassi del collettivismo oligarchico” (in inglese “The Theory and Practice of Oligarchical Collectivism”), il saggio di invenzione che compare nel romanzo di George Orwell 1984. L’autore sul frontespizio dell’opera è Emmanuel Goldstein, ma nella terza parte del romanzo di Orwell viene rivelato che nella realtà il saggio è frutto del lavoro collettivo dei membri del Partito Interno[1
Quanto indicato è davvero dirimente, per quanto è aderente alla realtà attuale propagandata da Davos, incluse le sue folli cd. Transizioni ed Agende, direi anche più che distopiche. Citiamo dunque:
“ I due capitoli sono intitolati a partire dagli slogan del Socing, rispettivamente La guerra è pace e L’ignoranza è forza. I due capitoli spiegano il funzionamento dei meccanismi interni della dittatura del Socing e delle sue teorie rivali e del tutto analoghe, il “Culto della Morte” (l’ideologia estasiana) e il Neo-Bolscevismo (l’ideologia eurasiana).”
“In questo primo capitolo, viene dettagliata la continua lotta di classe che ha caratterizzato le società umane; iniziando con l’osservazione storica che le società si sono sempre organizzate in caste gerarchiche e classi sociali: gli Alti (coloro che comandano); i Medi (coloro che lavorano per gli Alti e aspirano a prenderne il posto) e i Bassi (quelli che hanno come unico obiettivo la sopravvivenza). L’autore (Goldstein) osserva che ciclicamente i Medi depongono gli Alti, arruolando i Bassi nella loro causa facendo ricorso a temi quali la “giustizia” e la “fratellanza umana”, convincendoli che, una volta conquistato il potere, avrebbero avuto condizioni di vita più favorevoli, fatto salvo, riconsegnarli alla loro precedente situazione una volta arrivati al potere.
Nella prima metà del ventesimo secolo, la classe Media cercò di conseguire il potere con una pretesa ricerca di giustizia per tutti: “In tutte le varianti del Socialismo apparse dal 1900 in avanti l’obiettivo di conseguire libertà ed uguaglianza venne sempre più apertamente abbandonato. I nuovi movimenti politici che comparirono alla metà del secolo…hanno avuto lo scopo specifico di perpetuare la non libertà e la disuguaglianza”; perché il vero obiettivo era terminare la Storia, diventando una perpetua classe dominante (gli Alti) – composta non da aristocratici o plutocrati ma da “burocrati, scienziati, tecnici, sindacalisti, pubblicisti, sociologi, insegnanti, giornalisti e politici di professione” originari della “classe media dei salariati e dai livelli più alti della classe lavoratrice”.
Inoltre, nella metà del ventesimo secolo, la tecnologia ha reso possibile la fattibilità di una società totalitaria; apparecchiature elettroniche, quali i televisori rice-trasmittenti, rendono possibile lo spionaggio continuo della popolazione da parte del governo: “La possibilità di definire, non solo la completa obbedienza alla volontà dello Stato, ma la completa uniformità di pensiero su tutte le materie, ora esisteva per la prima volta”. Dopo le rivoluzioni avvenute tra il 1950 e il 1960, la società si divise negli Alti (il Partito Interno), i Medi (il Partito Esterno) e i Bassi (i Proletari, o Prolet in neolingua); i primi utilizzarono la tecnologia per assicurarsi perpetuamente la posizione dominante. Il Partito Interno è guidato dal Grande Fratello, un leader che viene rappresentato come un semidio (probabilmente una figura fittizia) al quale tutti devono obbedienza e che tutti adorano. Il Partito Esterno ha compiti più amministrativi, e mette in opera le disposizioni del Partito Interno mentre i Prolet eseguono il lavoro di manovalanza.
La massa della popolazione non si ribella al Partito perché la propaganda del Minver nasconde fatti e informazioni che permetterebbero confronti tra gli stati e i sistemi politici e, quindi, scoprire il loro stato di schiavitù. Generalmente i Prolet non sono soggetti alla propaganda: “Gli si può concedere libertà intellettuale perché non hanno intelletto”, perciò nessun desiderio di ribellione nasce da questa classe sociale. Invece, tutti i membri del Partito (Interno o Esterno) sono controllati grazie alla tecnologia affinché sviluppino solo pensieri ortodossi senza deviazioni intellettuali quali scetticismo o libero pensiero, perciò un membro del Partito “non deve avere sentimenti personali e niente meno che entusiasmo. Egli vive alla continua ricerca degli odiati nemici stranieri e dei traditori interni, e per servire il potere e la saggezza del Partito”.
Al fine di salvaguardare la fondamentale fiducia nell’onniscienza ed infallibilità del Grande Fratello e del Partito, il Miniver pratica una continua falsificazione della storia in modo tale che il passato non abbia oggettiva esistenza, dato che esso risiede nei documenti e nella memoria. I documenti vengono quindi distrutti, falsificati o creati ex novo alla bisogna, e la memoria confusa con la propaganda, il bispensiero o quando necessario, il lavaggio del cervello, affinché la versione corrente della memoria storica collettiva coincida sempre con quella ufficiale del Partito. In sostanza, la storia non esiste più poiché se i fatti storici negano la versione ufficiale pro tempore decisa dal Partito, “si cambiano i fatti”.
Al fine di prevenire la non ortodossia, il Partito inculca nei suoi membri l’abitudine di pensiero chiamata Bispensiero, ovvero la capacità di cambiare opinione all’istante, credendo con profonda convinzione nella nuova versione dei fatti anche se questa dovesse essere in palese contraddizione con quanto espresso pochi istanti prima. Una volta applicata, questa tecnica permette di ovviare allo Psicoreato ovvero la deviazione dall’ortodossia di pensiero dettata dal Partito e dal Grande”
Come ben capite la deriva dipinta magistralmente da Orwell combacia quasi perfettamente con la situazione attuale, dove gli slogan soprattutto di base EU illudono (cfr. la reazione degli oppressi, protesta dei trattori, solo l’ultimo risultato di una lunga serie di folli imposizioni nichiliste della società imposte dall’alto, ndr).
Il fine? Mantenere il potere dove è stato in Europa per secoli, all’apice elitario e famigliare/di sangue, senza classe media fra i piedi, Ready Player One insomma.
Infatti va ben notato come solo dopo la WWII ci sia stata vera distribuzione di ricchezza in Europa [CREANDO LA CLASSE MEDIA, ndr], ad esclusione forse del benessere affluito nel Regno Unito in forza dell’Impero coloniale: il Vecchio Continente è sempre stato un dominio di una ristrettissima ed elitaria base di potere, in alto, rispetto ad una plebe immensa da sfruttare, in basso. Vedasi, a supporto, il grafico del prof. Piketty, presentato innanzi.
Il periodo che stiamo vivendo, con Davos al potere in EU, sembra una sorta di restaurazione oligarchica ossia elitaria e spesso nobiliare europea, vedasi il totem politico dell’attuale sistema, la nobilissima Ursula von der Leyen (neè Albrecht).
A cui si contrappone come unica e vera alternativa, a difesa della classe media* la meritocrazia di Adam Smith figlia di Alexis de Toqueville. Ovvero il cd. WeThePeople della gente trumpiana, movimento non a caso osteggiatissimo dal sistema propagandistico dei potentati oligarchici in specie veteroeuropei, che trovano casa nella vecchia EU di Worms e della Lotharingia**.
In conclusione, chi non è Don Rodrigo, ovvero chi è parte della cd. classe media oggi attaccata da tutti i lati, dovrebbe ben capire che sarà vieppiù necessario schierarsi in futuro. A pena del fracasso di un sistema che, possiamo dirlo, ha garantito – caso unico storicamente parlando, per il Vecchio Continente – pace e serenità per almeno 60 anni all’Europa. L’alternativa resta infatti il ritorno di un sistema di stampo neofeudale e/o elitario, ma con parvenza – solo parvenza – democratica.
MD
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* la classe media, ad oggi, tecnicamente rappresenta ancora la stragrande maggioranza dei votanti, in termini elettorali; peccato l’afflusso di immigrati favorita dalla cuspide del potere EU, massa immigrata che in stragrande parte è composta da gente senza arte ne parte e dunque [appositamente] non conscia dei propri diritti oltre che senza crediti (pensionistici) col sistema, che ne diluiranno la forza (senza citare altre eventuali potenziali diluizioni democratiche, vedasi i rischi insiti nel famoso “voto per posta”, cfr. Dominion, ben sperimentato ad es. nell’elezione caotica USA del 2020; o del “voto per procura”, ormai legale a partire dalla scorsa in Francia, ndr)
** Lotharingia/Worms, area strategica e nobiliare nel cuore dell’Europa, da dove derivano le principiali dinastie nobiliari europee oltre che le maggiori ricchezze apicali [Rockefeller e Rothschild su tutti], derivata dalla frammentazione del Sacro Romano Impero germanico, intaccato nelle sue fondamenta romane e vetero cristiane in forza delle migrazioni indoeuropee di genti di origine mesopotamica/babilonese, trasferitesi come avvoltoi in Europa a seguito della morte di Carlo Magno, […] ndr.
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