Partiamo dai fatti, come sempre: attentati sanguinosi in Russia, li abbiamo visti lo scorso week end. Ed ora attentati rovinosi anche in USA, a Baltimora, contro un ponte iconico non fosse altro perchè intitolato al compositore del famoso e simbolicissimo inno nazionale degli States, quasi fosse un attracco al cuore del Paese. Si, spero infatti nessuno si illuda che uno scontro del genere, nave contro ponte, sia stato davvero un incidente…
Il fatto successivo è la presa di potere, progressiva, di N. Patrushev in Russia, fatto ormai mainstream. Come da attese per altro, le nostre almeno, caos post elettorale russo incluso. Facilmente ci sarà l’avvicendamento con Putin, a tempo debito. Ma poco cambierà nella sostanza.
Infatti USA e Russia, i loro militari, restano allineati sull’Ucraina da settembre scorso; poi una lunga attesa elettorale russa, a seguire una ripartenza egli eventi. E poi ancora i fatti americani, a novembre prossimo, una sorta di stop & go. Tutto sommato l’accordo dovrà esserci pure su Israele, a patto che non si tocchi la Syria (…): come risultato l’Ucraina tornerà russa, ovvero gli USA non interverranno. Ed Israele dovrà essere normalizzata.
Yalta in purezza insomma, costi quel che costi.
Peccato che gli EUropei – che si legge “Davos” – saranno per sopravvivenza costretti ad intervenire in Ucraina, i francotedeschi, con la guerra intendo (guerra più francese che tedesca, ndr). In cerca di risorse primarie ucraine. Si, perchè la Francia – il vero ed unico malato d’EUropa – si sta sempre più allontanando dall’Africa: entro fine 2024 le scorte a basso prezzo di uranio del Niger nelle casseforti di EDF saranno terminate. Da ciò si innescherà la spirale che fracasserà l’euro, complice eventi esterni opportunamente tempificati da chi, USA e Russia, ormai puntano chiaramente a cancellare l’EU.
Ci si attende dunque, a logica, una “Pearl Harbour made in EU”, per giustificare tale folle intervento militare di stampo neo-coloniale in Ucraina, per convincere il popolo EUropeo ad accettare tale di fatto tale suicidio di massa.
Ci raccomandiamo quindi coi lettori: d’ora in avanti bisognerà essere come San Tommaso coi macroeventi che si avvicenderanno (dubitiamo per altro su un attacco interno agli USA, orchestrato da Davos, ma anche questo resta uno scenario possibile).
Chiaro, la Germania uscirà dall’EU, solo questione di tempo, sarà l’unico modo per salvare un residuale ma sostanziale surplus di bilancia commerciale tedesco; mentre l’equivalente trade balance EU sarà ormai fortemente negativo, va a poco, qualche mese. L’EU infatti sparirà – we bet our 2 cents – ma con un solo, notabile perdente strategico: Parigi.
Chiaro, per il popolo francese fidarsi del davosiano Macron si rivelerà un errore mai visto in 1000 anni di storia transalpina. Tutto sommato sono problemi loro, non non interferiamo nelle beghe altrui, regola aurea.
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Resta poi la Cina, di cui parleremo approfonditamente fra qualche giorno: Pechino è alle prese con una ripresa dell’inflazione in casa propria oltre che con il blocco dei commerci globali. Si noti che la crescita del PIL cinese sta appiattendosi da svariati trimestri, dunque NON potendo garantire la piena occupazione in loco.
Tutto questo a fronte di una futura più che probabile risalita dell’inflazione esogena, la peggiore (…) che entrerà in circolo anche in Cina; dunque gli scontri di piazza sono quasi assicurati. In tale contesto abbiamo rilevato, oltre ad un peggioramento del credit score azionale cinese, leggasi ritardi dei pagamenti aziendali di entità cinesi, anche un inspiegabile crollo della natalità locale.
Inspiegabile? Forse non è così inspiegabile: molti infatti sembrano correlare tale crollo dei nascituri all’effetto nefasto (o benefico? Dipende da che parte la si guarda) dell’affrettato preparato COVID cinese non testato dovutamente nemmeno là. Vera o falsa che possa sembrare, l’ipotesi di ridurre le bocche da sfamare cinesi per sostenere un sistema economico fallace ideato dal Partito Comunista più grande della terra sarebbe perfettamente contingente con lo scenario relativamente depressivo atteso per i prossimi anni, ossia sarebbe utile per supportare la strategia del Partito Comunista Cinese (PCC).
Vedremo cosa succederà.
Per intanto la notizia principale, ad oggi, oltre alla progressiva cacciata dei francesi dall’Africa, vedi Mali e zona africana del franco CFA, resta l’ascesa al potere – ormai mainstream – di Patrushev in Russia.
La maturazione degli sviluppi evidenti al volgo, certamente crudi, avverrà molto probabilmente dopo fine aprile, metà maggio.
MD
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Image: N. Patrushev, public domain (LINK), thanks, to Duma.gov.ru