Oltre un secolo fa Francia e Gran Bretagna, meglio detta, Parigi e Londra firmarono la cd. “Entente cordiale” (“Intesa amichevole”), parlo dell’accordo stipulato a Londra l’8 aprile 1904 tra Francia e Regno Unito per il reciproco riconoscimento delle rispettive sfere d’influenza coloniali.
Definizione ripresa da Wikipedia, un sunto direi brillante.
Sostanzialmente i paesi con le colonie si allearono per difendere, appunto, le proprie rendite coloniali, essendosi in un certo qual modo spartito il vetusto, anacronistico ed immorale privilegio coloniale.
Ai tempi gli avversari del duo succitato erano, rispettivamente, la Germania, che voleva anche lei approfittare del vantaggio coloniale europeo, con a carro l’Italietta comunque incapace di domini coloniali lontani. E gli USA, il vero avversario, quello grosso e forte, che già si sapeva avrebbe disassato “dal di dentro” gli equilibri coloniali occidentali a termine in quanto vera ed unica potenza anti-coloniale nell’anima; ossia nemica anche concettualmente del colonialismo che fu tentato (da inglesi, francesi, spagnoli) contro se stessa.
In fondo Adam Smith, l’America che premia il lavoro duro, la meritocrazia come valore fondante, nasce proprio come alternativa e soprattutto come risposta eticamente e moralmente accettata dal popolo americano a circa 500 anni di privilegi nobiliari di casta coloniale europea. Facendo coincidere la nascita della prevaricazione ovvero dell’ingiustizia sociale Europea, passante per il feudalesimo, diventata poi nobiltà di sangue, con la migrazione dei popoli khazari a Worms e dintorni dopo la caduta di Carlo Magno, trasferitisi precisamente nella landa dove si ingenerarono nei secoli le famiglie nobiliari Europee ancora oggi in auge nel vecchio continente (Lotharingia). E dove non casualmente nacque il protestantesimo, primo vero punto di cricca al cristianesimo (Bergoglio, l’ultimo, ndr)
Insomma, trattasi di un vecchio continente patria dei privilegi di casta, senza meritocrazia alcuna, Spagna borbonica esclusa (l’eccezione spagnola deriva forse dall’eredita’ di tre tra i più grandi imperatori romani, di cui due adottivi, ossia molto probabilmente locali: Adriano, Traiano e Teodosio il Grande, ndr).
Resta che per capire l’EU attuale bisogna andare a riprendere le parole del Kaiser, ad inizio ‘900, ben ricordando come la corona francese tutto sommato rimase indenne dalle ingerenze tedesche, ma non la sua corte ovvero la sua élite Parigina («Verrà il giorno», assicurava il Kaiser agli interlocutori francesi, «in cui dovrà essere ripresa l’idea di Napoleone del blocco continentale. Egli cercò di imporlo con la forza; con noi dovrà essere basato sui comuni interessi che abbiamo da difendere”: si chiama EU, ndr).
Chiaro, la differenza già ai tempi era tra chi aveva le colonie e chi no.
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Oggi in Ucraina la situazione è tutto sommato semplice da interpretare: si sta liquidando cosa resta(va) dell’impero coloniale europeo storico, ossia gli imperi coloniali francese ed inglese. Dunque non è un caso che proprio Parigi e Londra siano i più accaniti sostenitori della guerra in Ucraina, col coinvolgimento di tutta Europa.
Perché se nulla si facesse, in Ucraina, cartina di tornasole dei rapporti USA-Russia, da una parte l’EU e soprattutto l’euro finirebbero; ovvero la Germania e l’Italia resterebbero comunque in piedi, mentre la Francia imploderebbe (incapace di garantire i privilegi dei suoi troppi don Rodrigo). Dall’altra Londra diventa inutile se Washington e Mosca si accordano. Infatti se Russia ed USA giocano assieme, il dividi et impera che da sempre la perfida Albione gioca contro l’America diventa sterile…
Ecco spiegato perché Cameron e Macron di fatto mandano lo stesso preciso, identico messaggio, oggi, del 2011, una riedizione aggiornata e corretta dei sorrisini di Merkel e Sarkozy al netto della relativa capacità di sopravvivere alla fine dell’euro in salsa “entente cordiale” (già ai tempi, lo ricordo, l’attacco a Gheddafi, ovvero all’Italia, passo’ militarmente dall’ambasciata inglese a porta Pia, con un ambasciatore di guerra fatto trasferire da Baghdad a Roma e poi pensionato a Firenze, guarda caso culla della massoneria italiana, ndr).
“Da Macron e Cameron”, non “da Macron e Sunak”: capite?
La trappola americana, complice il ritorno di Trump tradito dall’Europa (e soprattutto da Londra a letto con Hillary Clinton, vedasi dossier Steele contro di lui) passa per una rivoluzione monetaria, entro fine 2024. E da un accordo con la Russia, a seguito della serie di eventi di settembre scorso iniziata con la dipartita di Berlusconi.
Ovvero, l’accordo USA-Russia è fattuale.
Sullo sfondo, una nuova Yalta, con la Cina in veste di convitato di pietra al momento, Cina che tanto egemone non è visto che necessita di consumi occidentali che in futuro si ridurranno al lumicino. E con il comunismo riformato di Xi in salsa mercantilista (ovvero coloniale a termine, ndr) – ma che sempre comunista resta, ossia oligarchico ed antidemocratico – ormai in grave crisi prospettica, un sistema di potere a cui gli eredi della DDR guardano con estremo interesse per difendere i loro privilegi di casta, Davos inclusa (la bandiera della DDR, lo ricordo, aveva il compasso al centro).
Inutile ricordare che Germania e Cina sono intimamente legate, contro il potere USA. E la Francia, utile alla causa, pure, ma giusto in veste di junior partner EUropeo.
Ben sapendo che l’arma americana, per rifare una nuova Yalta, sarà di far sedere tutti i grandi attori al tavolo: USA a nome dell’Occidente, Russia e Cina. Ma includendo anche l’India, ben sapendo che tra le ultime tre entità esistono frizioni pesantissime, da secoli (in Tibet e nell’estremo est russo, aree regolarmente attenzionate dalla Cina in cerca di espansione territoriale e commerciale).
La forza dell’America, mai dimenticarlo, è che da secoli ha vicini che non intendono attaccare gli interessi americani; piccola eccezione recente il Messico che, dopo essere stato bastonato in passato, forse necessita di una ripassata causa eccessi dei suoi cartelli della droga: come annunciato da Trump negli scorsi giorni, vedasi sue direttive strategiche post rielezione, il vicino messicano ispano-parlante verrà regolarizzato a breve, con il vero presidente americano al potere, da novembre prossimo (l’attacco agli USA col fentanil è stato davvero troppo)(e qui capite il nostro recente accento posto al problema alla vigilia del cd. final statement dell’ultimo G7: un attacco con arma chimica di distruzione di massa – vietata – potrà prevedere l’uso di armi equivalenti, magari senza fall-out, mai dimenticarlo, work in progress, ndr).
Inutile aggiungere che l’EU, a fronte di una soluzione di pace per l’Ucraina stile due Koree (divisa in due, con zona di interdizione in mezzo) comunque vada, guerra fomentata da l’entente cordiale o meno, andrà sparendo, euro in primis.
Meglio l’Italia si voti in toto a Washington, come gli oriundi ci chiedono (ad esempio, certi ministri italiani non allineati vanno epurati, quando si è in guerra non si può e non si deve rischiare di sbagliare).
MD