La cartina delle elezioni politiche EU in Francia è al limite dell’incredibile: Macron vince solo a Parigi, come movimento e come partito. Ovunque nel paese vince la destra lepenista, solo un piccolo puntino nella cartina – ma molto popolato e molto potente – evita la sparizione completa macroniana.
Una cartina che fa spavento, quasi che davvero si sia tornati a Maria Antonietta: solo Versailles resta governativa, il resto è popolo e ribellione.
Il giorno dopo il partito di Macron inizia a vibrare, col presidente Ciotti degli alleati dei macroniani che si allea con Le Pen. E la nipote del fu fascista di Francia, Jean Marie, parlo di Marion Marechal Le Pen, che abbandona quel simpaticone di Zemmour, ricordate quel simpatico personaggio – si fa per dire – che ebbe l’ardire di affermare di volere, in pratica, annettere l’Italia del nord ovest alla Francia…
Si stanno dunque ridisegnando gli equilibri globali in Europa, partendo dalla Francia. E chi vince, ve lo anticipiamo, sarà il Front National, già si sa. Cosa si farà dopo e’ tutto da vedere.
In linea di massima, senza interferenze esterne – che sono sicure, visto quanto succede oggi – il fronte lepenista avrebbe in mente una aggregazione con l’Italia del nord, facendo leva sul Salvini italiano prono a tali fini, come leghista vicino a Marine, un progetto di lungo termine quello di Parigi (sono 20 anni che i francesi cd. “Ungono le ruote” in tal senso coi locali, per disfare il sistema italico).
In presenza invece di resilienza macroniana, che si legge resilienza di Davos, si sa che il WEF spingerà per un’aggregazione italofrancese fino a Milano e Firenze (tempo fa comparve proprio sul loro sito un documento molto intrigante con lo stesso fine), la distruzione programmata dell’Italia avverrà come succede dal 2011: per stritolamento progressivo usando Bruxelles, Strasburgo e Francoforte come maglio. Più tanti immigrati da far arrivare in Italia come corrosivo sociale interno, via ONG EUropee stabilmente davanti alla Sicilia (…).
In caso invece di interferenze esterne al progetto neocolonialista francese, interferenze esterne che possono essere solo pro-Italia, ovvero americane (per mantenere un’Italia orograficamente ben protetta), tutto cambia.
Si sa infatti che ogni rivoluzione di successo ha il supporto esterno come fattore critico: senza tale supporto nessuna rivoluzione.
Quello che c’è da chiedersi oggi è chi finanzi la regressione verso il lepenismo non aggressivo verso il Belpaese, ovvero a difesa della sede delle principali basi militari USA in Europa. Perché è chiaro che qualche forma di supporto a tale lepenismo non invasivo esista. Magari con qualche minaccia indiretta aggiuntiva, chissà, in inglese si chiama “blackmailing”.
Anche sotto forma di vincolo che si estrinseca internamente alla Francia, vincolo antimacroniano, magari in forza di soggetti economici apicali francesi i quali ritengono, in alleanza con poteri esterni (…), che il business da fare dentro il Paese in pace e magari fuori dall’euro sia molto maggiore dell’implosione a termine del paese Franco in continuazione delle politiche di Davos che intende pure integrarle con una guerra chiamata dall’EU a guida francotedesca per estendere il Lebensraum EUropeo ad est (…). Tutta roba già vista insomma.
Si intende dunque essere possibile una ribellione dei contro-poteri economici francesi interni, tale scenario potrebbe davvero essere nelle carte.
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Sullo sfondo il grande scontro di Davos, che in fondo è uno scontro con gli USA, tra EUropa ed Georgetown, per cancellare il dollaro egemone unendosi, come EU, con Russia e Cina in unità di intenti…
In tale contesto l’entente cordiale, alleanza Franco-inglese di inizi ‘900 per difendere le loro colonie, vede sempre e comunque di buon occhio un indebolimento di Washington.
Il problema, per gli ultimi colonialisti europei, è però quando Russia ed USA, alleandosi in autonomia, mandano a ramengo i loro piani, come sembra essere accaduto da settembre 2023.
Restando alla cartina, tutto depone affinché i segnali di fumo americani possano davvero palesarsi in modo netto, contro i progetti macroniani. E dunque, se ciò succederà/stesse succedendo, significa che Macron oggi sta giusto difendendosi dall’aggressione: contro una parte del suo stesso sistema interno diventato alleato di fatto di quello americano; ovvero – spiegata meglio – di gente che strizza l’occhio alla coalizione che con Trump combatteva Davos. Parlo della frangia MAGA che ritroverà unità entro fine anno con il ritorno del suo vero leader, unico e riconosciuto, Donald J. Trump.
Solo in ultimo va considerata la cartina di cui al titolo: troppo simile a quella dei tempi di Maria Antonietta, poi decapitata.
Ovvero in rappresentanza di quella che sembra una possibile rivoluzione interna, in opposizione ai progetti di Davos-Macron che non si stancano di farci intendere che si può tranquillamente ricorrere anche ad una certa qual forma di depopolazione selettiva ed assistita per raggiungere i propri terrificanti piani, rivoluzione forse addirittura auspicabile direi.
Tutto da comporre il puzzle, entro il 30.9.2024. Soprattutto sul cd. “Come” accadrà.
Qui ci fermiamo, per ora.
MD