L’integrazione militare Italia-USA raggiunge livelli difficilmente immaginabili solamente alcuni anni fa, almeno come Aeronautica militare e, aggiungeremmo, Marina. Il numero totale è ormai di 115 velivoli F-35 assegnati all’Italia, con gli impegni futuri.
Avere disponibilità di tali mezzi, oggi, in pre guerra mondiale eventuale, è cruciale. Perché la lista di attesa è molto lunga ed averli opzionati significa coordinamento assoluto con le forze americane per i prossimi anni. Ad esempio in caso di difesa del proprio Paese.
Ciò si collega all’entrata in servizio della prima vera portaerei italiana, la Trieste, che dovrebbe avvenire il prossimo mese, una LHD da 38-42k tons di stazza che da sola potrebbe assorbirne fino a 12 (20?)(30-35 gli aeromobili totali imbarcabili).
Tale mossa italiana sugli F-35 assume, oggi, una valenza enorme in termini di alleanza strategica specificatamente Italia-USA: da una parte Washington si sta chiaramente impegnando, in maniera attiva, nella difesa di Taiwan. Dall’altra gli USA stanno giusto limitando i danni nel Mediterraneo, dove – anche a seguito dell’impegno di Israele in contenimento dell’Iran – appare chiara la delega operativa all’Italia di supervisore mediterraneo, aka alleanza di Camp David.
Le implicazioni sono chiare e pesantissime: da una parte appare imminente la riappacificazione libica, con l’Italia pivotale, a tutela dei pozzi soprattutto di gas della Libya (a protezione italiana).
Dall’altra appare chiaro dove si andrà quando, non se, la NATO attuale verrà superata; ossia verso una alleanza appunto di Camp David, post elezione di Trump.
In tale contesto la futuribile alleanza di Acquisgrana tra Macron e Merkel (del 2019, appena prima del COVID, si noti) sembra venire fortemente ridimensionata, vista anche la dimostrata disponibilità dei militari USA – ossia della prossima amministrazione americana – di trovare un accordo di pace con Mosca per il Dombass terminando la guerra (memento: è l’EU che vuole ed anzi necessita la guerra a Kiev e dintorni, stesso cliché da secoli: si intende in tal guisa la necessità di acquisire con la forza le grandi risorse primarie ucraine, imprescindibili per nascondere i fallimenti delle elites Europee vicine a Davos, ndr).
In ultimo pare scontata la resa disponibilità dell’arsenale atomico già in Italia degli USA (ordigni B-61) a scopo DIFENSIVO dei confini e dell’integrità territoriale italiana attuale, in caso di guerra o di aggressione esterna all’Italia. Ricordiamo infatti che gli F-35 sono stati progettati per essere utilizzati con ordigni nucleari bellici.
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In generale possiamo concludere l’ovvio.
Ossia che, se di guerra calda si dovrà parlare, l’Italia non verrà coinvolta in operazioni in Ucraina ma nel Mediterraneo. Parimenti, ogni aggressione alla Penisola, anche da nord, scatenerebbe una rappresaglia difensiva talmente impattante da essere in grado di svolgere un adeguato ruolo di deterrenza.
In ultimo, il superamento eventuale della NATO per volere ad esempio Franco-tedesco avverrebbe trasferendo il focus sul Mediterraneo, con le basi USA del nord Italia a protezione (la cosiddetta minaccia russa, oggi comunque fortemente ridimensionata come efficacia operativa provata, vedasi impasse in Ucraina, sarebbe comunque prima di tutto per la Germania).
MD