La situazione in Cina è seria, ma nessuno ve lo dice. I dazi di Trump infatti hanno colpito la classe media cinese, quella che lavora in piccole fabbriche vendendo oggetti soprattutto consumer o destinati come consumo alla piccola media impresa americana: oggi tali prodotti sono fuori mercato negli USA, causa dazi.
L’ultima volta che successe qualcosa di simile fu nel 1934 quando Roosevelt di fatto rivalutò l’oro: visto che ai tempi l’Impero Celeste aveva la moneta basata sull’argento, in una notte anche allora Pechino si trovò con una marea di prodotti invendibili, troppo cari nella moneta locale. Ciò causò il decoupling cinese dall’argento, dunque inflazione monetaria a seguire, scioperi, proteste e la rivoluzione di Mao contro Chiang Kai Shek per “cambiare le cose”. Chiang Kai Shek che poi dovette scappare a Formosa, la moderna Taiwan.
In mezzo: fame in Cina, affrontata da Mao nel solito modo caro ai regimi comunisti, ridurre le bocche da sfamare di fatto.
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Ora forse capite perchè da una parte Trump era ed è temutissimo: sta cambiando davvero il paradigma economico globalista, a favore dell’Occidente; ossia a svantaggio della Cina. Dall’altra le elites europee di sangue, ormai all’angolo in un Vecchio Continente Europeo dove non ci sono più prospettive, ovvero dove i loro privilegi storici sono in pericolo, restano chiaramente a letto coi cinesi, anzi col partito comunista cinese; per difendere appunto detti anacronistici privilegi elitari, semplicemente l’altra faccia della stessa medaglia.
Non a caso la famiglia Elkann, di fatto proprietaria di FT ed Economist, oltre che ereditiera di una delle più immense fortune mondiali esistenti in ambito di ricchezza elitaria che si tramanda, ha sponsorizzato poche settimane fa una cattedra proprio a Pechino, sotto l’egida di Xi. Dando mandato di rappresentanza – di fatto – a Romano Prodi, lo stesso che privatizzò selvaggiamente l’Italia dopo Tangentopoli, deindustrializzandola a termine.
Oggi però con Trump capita l’impossibile: le fabbriche cinesi, quelle dova lavora la classe media cinese, si fermano, senza clienti USA è finita, non si riesce più a vendere alcunchè, i dazi sono troppo alti.
Dazi selettivi, notate bene: quello che agli USA interessa si continua ad importarlo, senza dazi. Perfetto direi.
Peccato che le proteste stiano esplodendo in Cina, dopo lo stop alla produzione di migliaia di aziende cinesi, con milioni persone prospetticamente senza lavoro.
Io non so se avete inteso cosa significa avere un centinaio di milioni famiglie che non hanno lavoro, in un Paese come la Cina.
Si perchè le aziende che vendono in USA via Amazon sono state stimate per difetto in circa 100’000-200’000. Ora coi dazi sono ferme in larga parte, tutti a casa a fare niente: Xi darà bonus anche ai cinesi, come fa l’Italia?
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Stante il fatto che basta aspettare e verificare, si tratta di comprendere i prossimi passi cinesi: certamente Xi, disperato, chiederà ai suoi alleati in EU, tutta gente che comanda, tutta gente delle elites europea, di comprare a più non posso prodotti cinesi, per salvare il vecchio e malandato Xi.
Peccato che ciò comporterà smettere di produrre in loco, in Europa, ossia la disoccupazione o la fai scendere in Cina o in Europa, senza consumi USA.
Morale: i giornali di Davos possono anche nascondere ancora per un po’ il disastro che si sta cucinando in Cina, post dazi trumpiani.
Possono anche celarvi ancora per un po’ il fatto che l’EU vuole – per aiutare Xi decadente – importare beni cinesi invenduti che fermeranno la produzione delle fabbriche locali europee spiazzate dalle merci a basso costo cinesi… Ma resta il fatto che quando le produzioni locali cinesi si fermeranno, la gente cd. “incazzata” non sarà in piazza solo in Cina ma anche in Europa, solo questione di tempo.
In mezzo, il dato di trade balance EU di Febbraio 2025 prossimo alla pubblicazione, in forte ritardo questo mese, che caso, il 23.4: tutto depone affinchè sia in forte deficit, con conseguente dichiarata assenza di dollari per pagare tutte le bollette in dollari…
In ogni caso, basta aspettare e verificare: noi riteniamo di aver capito molto bene i drivers. Vedremo se avremo ragione. Resta che oggi come oggi, piuttosto che avere centinaia di milioni di persone che protestano in Cina per assenza di lavoro, siamo certi che il partito comunista cinese farà prima a liquidare Xi. Lo stesso che, essendo a letto con le elites di Davos, farà affondare l’EU con lui… (In alternativa resta sempre l’opzione di “dichiarare guerra a Taiwan”, per nascondere i fallimenti di Xi e del PCC, ndr)
Riteniamo dunque sarà nel caso il PCC, a tempo debito, ad abbandonare Xi, se non cede alle richieste di Trump. In tutti i casi si sappia che l’Europa sarà comunque la vera perdente [a causa dell’incapacità crassa delle elites locali brave solo di difendere i propri privilegi di sangue, non a creare valore, ndr], anche questo va detto.
Tempo al tempo, i giochi sono in corso.
MD
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Image: thanks to Chiana Ministry, https://www.mfa.gov.cn/eng/xw/zyxw/202504/t20250410_11592755.html