Matthew Lynn per The Telegraph
Avrebbe sfidato il dollaro. Sarebbe diventato la valuta di riserva preferita. Avrebbe reso l’Europa la forza trainante del “sistema monetario globale”, aumentando la sua influenza e fornendo un contrappeso agli Stati Uniti, troppo potenti e dispotici.
Cos’è successo? Non solo non ha aumentato l’influenza dell’Europa, ma l’ha visibilmente ridotta.
Quando l’euro fu lanciato, 20 anni fa, ci furono molte discussioni su come stroncare il dollaro. Ed invece …..
Un articolo pubblicato questo mese da due importanti economiste, Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff, illustra una serie di calcoli sul ruolo delle diverse valute — dalle riserve delle Banche Centrali ai debiti internazionali.
Lo studio confronta la quota dell’euro rispetto al dollaro, ma anche rispetto al marco tedesco e al franco francese [ai loro tempi].
Il risultato? In alcuni aspetti l’euro ha una quota inferiore rispetto a quella delle due vecchie monete, prese singolarmente.
Tutte le altre valute che entrarono nella moneta unica — la lira italiana, la peseta spagnola e il fiorino olandese — avrebbero potuto anche non esistere.
L’euro ha reso l’Europa meno importante che mai — e questa è un’accusa che fa riflettere.
Nel corso degli anni ‘90 fu sviluppata una serie di argomenti a supporto della creazione della moneta unica europea.
Avrebbe rimosso gli ostacoli al libero scambio, eliminato il rischio di cambio e completato il mercato unico. Avrebbe ridotto i costi del capitale rendendo più economico, per le aziende, raccogliere fondi.
Avrebbe creato, inoltre, un’entità politica unificata.
Uno dei vantaggi più significativi sarebbe stato quello di conferire all’Europa lo stesso status che il dollaro dà agli Stati Uniti, rendendola una grande potenza nella gestione dell’economia globale, con tutti i vantaggi che ne sarebbero derivati.
In tutta onestà, non era un’idea assolutamente folle.
L’UE, dopotutto, se presa nel suo insieme, aveva molti più abitanti degli Stati Uniti (513 contro 327 milioni) con approssimativamente lo stesso Pil totale — di conseguenza, gli americani erano mediamente più ricchi degli europei.
Al momento del lancio dell’euro ci si aspettava, quindi, che l’Unione diventasse economicamente molto più grande.
Se il dollaro è la valuta dominante semplicemente perché circola nella più grande economia del mondo, allora l’euro gli si sarebbe dovuto avvicinare, salvo poi superarlo.
Dopo due decenni l’euro sarebbe dovuto essere molto vicino. Ma, a quanto pare, non è così.
Reinhart e Rogoff hanno presentato il documento in una conferenza organizzata dalla Banca di Finlandia, la scorsa settimana ad Helsinki, dal titolo “Why is the Euro Punching Below the Weight”?
“È interessante notare che il ruolo internazionale dell’euro non è maggiore di quello del solo marco tedesco o del solo franco francese prima che fossero sostituiti dalla moneta unica” — anzi, su alcuni aspetti è anche meno significativo, hanno fatto notare.
Aggiungendo che: “L’euro è rimasto in gran parte una valuta regionale, limitata principalmente all’eurozona, alla sua periferia e ad alcune ex colonie francesi”.
Perché?
Uno dei motivi addotti dal documento è che l’eurozona ha pochi “safe assets” scambiati a livello globale. L’eurozona è un progetto costruito senza debito comune e senza budget unico. Non c’è nulla di simile ai T-bonds emessi dal Governo degli Stati Uniti che gli investitori possano acquistare.
Se si escludono i paesi colpiti dalla crisi, c’è da acquistare solo l’equivalente di 4 trilioni/usd di debito dell’eurozona, rispetto ai 14 trilioni/usd di debito americano.
Le società europee fanno molto più affidamento sul debito bancario ed emettono molte meno obbligazioni rispetto alle loro controparti americane.
La quantità di “corporate paper” statunitense scambiata a livello globale è cinque volte superiore al totale del debito europeo. L’euro non è così importante a livello mondiale anche perché non ce n’è molto da comprare.
Successivamente, sostiene il documento, l’eurozona ha sofferto come conseguenza di una Banca Centrale debole e divisa: “La limitata unità dell’eurozona, in particolare nel decennio post-crisi, ha creato difficoltà alla politica della BCE”.
E così conclude: “La BCE è stata lenta nel far sentire la propria voce. La mancanza di chiarezza ha reso difficile valutare la natura stessa dell’euro, rendendolo meno interessante da utilizzare come àncora”.
Inoltre, c’è il problema di un’economia paralizzata.
Nel suo primo decennio la crescita è stata lenta ma, nel secondo, l’eurozona ha visto la peggiore depressione economica mai registrata in uno stato membro (Grecia) e, in un altro (Italia), due decenni di crescita zero — mentre tre paesi-membri hanno dovuto essere salvati e almeno altri due hanno leader politici che hanno apertamente giocato con l’idea di andarsene.
È difficile aver fiducia in una valuta che viene costantemente gettata nel caos, com’è successo all’euro.
Il documento sostiene che lo yuan cinese è ora in grado di superare l’euro in termini di peso globale — e che potrebbe senz’altro essere il vero sfidante del dollaro.
Se anche l’euro lo fosse stato, già nel suo primo decennio avrebbe dovuto ottenere dei guadagni significativi, per poi consolidarli nel secondo.
Ironicamente, se l’Europa ambiva davvero ad essere una rivale degli Stati Uniti, avrebbe dovuto mantenere il marco tedesco, per poi espanderlo gradualmente includendo i paesi vicini.
Questa politica, seppur sgradevole, sarebbe stata migliore sia per l’economia che per le possibilità di successo finale.
Se uno degli aspetti più importanti (per misurare il successo dell’euro) è stato fallimentare, si può concludere che l’economia europea sarebbe andata sicuramente meglio senza di esso.
Invece di eguagliare il dollaro, l’euro è stato, semplicemente, l’ennesimo sintomo del relativo declino del Continente.
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Link Originale: https://www.telegraph.co.uk/business/2019/10/15/euro-has-failed-even-match-deutsche-mark-franc/
Scelto e tradotto da Franco
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