Redazione: Abbiamo ancora negli occhi la dichiarazione del Presidente dell’AGCOM, Angelo Marcello Cardani, sul problema della sicurezza nel 5G: “Dobbiamo solo scegliere se essere spiati dagli statunitensi o dai cinesi”.
Per questo Funzionario Pubblico gli uni o gli altri sembrerebbero essere la stessa cosa.
A differenza sua noi vorremmo, innanzitutto, che non ci spiasse nessuno ma, nell’eventualità, affidarsi ad un paese gestito da una dittatura autocratica (con un Presidente a vita), violenta (Hong Kong, Taiwan, Ujiguri, Mar Cinese Meridionale …..), sleale (spionaggio industriale), senza controlli legislativi e democratici ….. ebbene, crediamo sia pura follia.
Sono d’accordo anche i Servizi Italiani, che l’allarme lo hanno lanciato anni fa: per loro, affidarsi ai cinesi o agli americani non è esattamente la stessa cosa.
Ma in Italia sono ancora in tanti ad essere innamorati dei Cinesi, della Huawei e della “Belt and Road Initiative” — dei cui vantaggi, però, non s’è ancora accorto nessuno. Crediamo nemmeno dei pericoli.
Ed allora quest’articolo capita a proposito. Non c’entra molto con il 5G, ma c’entra moltissimo con la democrazia, con la violenza, con il rispetto delle minoranze etniche e religiose, con il rispetto della vita umana …..
Cosa possiamo augurarci, in conclusione, se non che il nostro Governo faccia scelte ponderate e razionali?
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Tyler Durden per Zero Hedge
A meno di cinque anni da quando la Cina dichiarò di aver finalmente posto fine alla controversa pratica delle “donazioni involontarie” di organi, uno studio pubblicato questa settimana ha trovato uno schema inquietante nei dati sui trapianti di organi che la Cina sottopone ai regolatori internazionali — stante un articolo del Guardian.
La ricerca ha scoperto che il Governo Cinese potrebbe aver “sistematicamente falsificato” il numero delle donazioni di organi, sollevando nuove preoccupazioni sul fatto che Pechino stia ancora usando i corpi dei prigionieri politici e di altri “donatori forzati” per i trapianti dei ricchi cinesi.
Nel 2015 la Cina promise pubblicamente che non avrebbe più permesso l’utilizzo di queste pratiche che, fino a quel momento, fornivano la maggior parte degli organi trapiantati.
Ma lo studio di dottorato condotto da Matthew Robertson dell’“Australian National University”, pubblicato venerdì sulla rivista “BMC Medical Ethics”, afferma che i dati forniti dal Governo Cinese mostrano “prove altamente convincenti che siano stati falsificati”.
Utilizzando la statistica forense sull’insieme dei dati, il dottorando ha scoperto che il numero di organi trapiantati corrispondeva quasi perfettamente ad una formula quadratica.
Robertson ha detto che:
“”Quando si guarda da vicino al numero di organi raccolti, questi si accordano quasi perfettamente, punto per punto e anno dopo anno, ad un’equazione artificiale. Sono troppo ordinati per essere veri.
Queste cifre non sembrano tratte da dati reali. Sono numeri generati usando un’equazione. È difficile immaginare come questo modello possa essere stato raggiunto per puro caso. Palese la possibilità che s’intendesse ingannare [i regolatori internazionali]””.
Lo studio sostiene, inoltre, che l’”industria cinese dei trapianti” è troppo opaca e che le fonti degli organi sono sempre difficili da rintracciare, il che non infonde esattamente molta fiducia.
Nonostante il sistema sia stato in parte riformato, le fonti d’approvvigionamento degli organi vengono ancora mascherate. Il Guardian ha scritto che:
“”Invece di basarsi, come promesso dai Funzionari Cinesi, su un sistema di rigido volontariato (e non più, come negli anni passati, su organi espiantati da prigionieri politici giustiziati), le prove disponibili indicano che la Cina, a nostro avviso, abbia un complesso programma di trapianti ibridi: sono utilizzati sia donatori volontari — incentivati da ingenti pagamenti in contanti — che non volontari, contrassegnati dalla formula ‘donatori cittadini’””.
Lo studio ha esaminato la questione degli organi donati dai ‘volontari’ in ambiente ospedaliero, fra il 2010 ed il 2018, utilizzando i dati forniti da due fonti cinesi, il “China Organ Transplant Response System” (COTRS) — che costituisce la base dell’attuale sistema cinese di donazione volontaria — e la “Red Cross Society of China””.
Ogni trapianto dovrebbe essere segnalato attraverso questo sistema, insieme ai dettagli sul luogo di provenienza.
La ”Red Cross Society of China” è tenuta a verificare ogni donazione di organi, ma il semplice confronto fra i due database, alla ricerca di incongruenze, potrebbe essere fuorviante.
Questi dati, in effetti, non sono disponibili pubblicamente seppur, ogni tanto, fuoriescano.
I dati del COTRS sono stati pubblicati nel 2014 e nel 2017. I dati della “Red Cross Society of China” erano precedentemente disponibili su quattro siti Web, tre dei quali sono stati messi recentemente offline.
Per decenni, Pechino è stata accusata di raccogliere gli organi dalle minoranze etniche, comprese quelle religiose.
Una Commissione, lo scorso giugno, ha scoperto che i praticanti del “Falun Gong” sono stati per decenni la principale fonte di organi.
Ma ha anche scoperto che gli Uiguri [popolazione musulmana dello Xinjiang] sono sottoposti a dei test medici su vasta scala, che potrebbero consentir loro di diventare una “banca di organi”.
Mentre Pechino continua a costruire enormi campi di prigionia nello Xinjiang, questa ricerca sarà fondamentale per inchiodare Pechino alle sue responsabilità, in modo che non possa continuare impunemente a costruire “banche di organi umani”.
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Link Originale:https://www.zerohedge.com/geopolitical/report-finds-china-still-harvesting-organs-political-dissidents-minorities
Scelto e tradotto da Franco
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