Tom Luongo
Dopo il “terribile vertice della NATO” di due settimane fa, è diventato chiaro che la facciata dell’Alleanza è piena di crepe profonde.
Il vertice si è aperto con il rifiuto di Emmanuel Macron a ritrattare la sua affermazione che la NATO sia “cerebralmente morta” — e si è concluso con l’imbarazzante fuori-onda di Justin Trudeau, che ha indotto il Presidente Trump ad andarsene in anticipo.
Ma sono state le dichiarazioni di Macron sulla Turchia — che avrebbe rafforzato l’ISIS con la sua invasione della Siria Settentrionale — a rivelare la “morte cerebrale” dell’Europa sugli affari esteri.
Ha affermato la necessità di disaccoppiare la politica estera europea da quella degli Stati Uniti e di ri-orientare la NATO per combattere il terrorismo, obbiettivo per il quale non era stata progettata.
Ma quello che oggi confina con la farsa è la minaccia del Congresso degli Stati Uniti di sanzionare la Turchia per l’acquisto degli S-400 russi, sullo sfondo di un Recep Erdogan che minaccia sul serio un membro della NATO (la Grecia), ignora che Creta esista davvero e avanza rivendicazioni sul Mediterraneo Orientale che avrebbero fatto arrossire lo stesso Ataturk.
La risposta di Erdogan è stata quella di giocare la sua “carta coperta”, minacciando di chiudere la base aerea di Incirlik:
“Se fosse necessario, chiuderemo Incirlik” — ha detto Erdogan sulla rete televisiva AHaber, aggiungendo che “….. se non bastasse, chiuderemo anche Kurecik”.
Incirlik è una base aerea importantissima. Francamente, aspettavo da anni che Erdogan giocasse questa carta. Spero che gli Stati Uniti abbiano spostato le bombe nucleari da quella base già da molto tempo, comunque prima di fomentare il fallito “colpo di stato”.
Erdogan ha tenuto duro fino a quando ha capito che la Turchia non è più considerata come un prezioso membro dell’Alleanza — e che sono certamente più solidi i suoi rapporti con la Russia e con la Cina.
Per me, tutto questo è un grido contro Israele, dal momento che la situazione politica del paese è, nella migliore delle ipotesi, “fluida”.
A questo punto il fatto che il Congresso degli Stati Uniti abbia versato sale sulla ferita, riconoscendo finalmente il genocidio armeno, è quasi irrilevante (è stata comunque una cosa giusta da fare).
Ancora una volta, si è trattato di un messaggio di quella parte del Congresso che fa capo all’AIPAC [American Israel Public Affairs Committee], che la sua benevolenza verso la Turchia si è logorata.
Era infatti ben conosciuta la rabbia di Erdogan per le continue provocazioni di Netanyahu sulla Siria.
Il Congresso sapeva anche che gran parte delle decisioni strategiche della NATO, o la loro mancanza, sono legate a quell’angolo di mondo. I Curdi dello SDF sono, a tutti gli effetti, dei mercenari israeliani incaricati di balcanizzare Siria, Turchia, Iran e Iraq.
Questa strategia è fallita. Trump lo sa, ma il suo Dipartimento di Stato e la CIA — così come i servizi Segreti del Regno Unito, della Francia e della Germania — rifiutano di accettare la sconfitta.
Ma Trump ha capito, sia detto a suo merito, che è arrivato il momento di cambiare.
E’ questo il motivo per cui ha cominciato il ritiro dall’Afghanistan.
È questo il motivo per cui ha cancellato l’accordo sul confine siriano: per consentire alla Turchia di entrare e sostituire le truppe statunitensi dislocate in quei luoghi.
Erdogan, Putin e Rouhani sanno che Trump non è così stupido da fare una guerra.
Come ho scritto in un altro articolo:
”L’asse Russia/Cina/Iran ha portato avanti una guerra di logoramento, leggendo perfettamente le ‘foglie di tè’ sulla situazione economica e politica, attuando al contempo una strategia d’integrazione pan-euroasiatica e disimpegnandosi da una parte delle Istituzioni Finanziarie statunitensi e britanniche.
La Russia è l’unico paese dotato di un mix unico di risorse, geografia e stabilità finanziaria (grazie alla sua politica di de-dollarizzazione e ad una prudente gestione fiscale) tale da poter mantenere le promesse che fa ai suoi potenziali partner seduti dall’altra parte del tavolo.
Trump sta seguendo l’esempio di Putin nei suoi rapporti con la Turchia. Lasciando luoghi come Manbij ai siriani e ai russi ha chiarito che si trattava di un affare che poteva funzionare solo con il coinvolgimento diretto di tutti i soggetti interessati.
La Siria ha ripreso il suo territorio, la Turchia ha rimosso lo ‘SDD Curdo’ da un’importante città di confine e gli Stati Uniti hanno avvisato il mondo che il vecchio gioco è finito e che ne sta cominciando uno nuovo”.
No, Trump non è contento degli S-400 acquistati dai Turchi, ma in realtà non può farci nulla. Erdogan gli ha appena detto che la questione non è negoziabile.
Il Presidente Turco si è reso conto, dopo il “colpo di stato” ordito contro di lui, che non c’era più posto al tavolo della NATO e che era tempo di disinnescare il “Progetto Caos” in Siria.
Da quel giorno, un passo dopo l’altro, ha ridotto il suo coinvolgimento in quella parte della regione, trascinando in un qualche modo la situazione per ottenere ciò che voleva e per garantire il futuro della Turchia contro l’inevitabile contrattacco.
Ma c’era sempre quella minaccia inespressa rivolta agli Stati Uniti, relativa alla loro presenza in Turchia — che poi è quella che gli ha permesso di firmare importanti contratti su energia e difesa con la Russia, ottenere il salvataggio del Qatar, comprare petrolio dall’Iran e provocare i membri della NATO con trivellazioni al largo delle coste di Cipro.
Erdogan provoca deliberatamente la disunione all’interno della NATO ogni volta che gli è possibile, perché ritiene che l’Alleanza lo consideri un alleato scontato. Sta quindi gettando le basi perché la Turchia si riallinei ad est.
La minaccia di porre il veto al “piano di difesa per i Paesi Baltici” (una chiara provocazione contro la Russia), è stata la risposta al rifiuto della NATO di appoggiare la sua posizione sui Curdi Siriani.
E’ questo il motivo per cui le dichiarazioni di Macron, che sull’ISIS ha incolpato la Turchia, erano assurde al punto tale che solo Sartre avrebbe potuto descriverle.
Ma la situazione è ancor più complessa. Erdogan sa che i partner della NATO starebbero decisamente bene con una Turchia indebolita fino al punto di spezzarsi.
Ci sono stati diversi tentativi, da parte degli Stati Uniti, per rimuoverlo dal potere: il “colpo di stato” del 2016, la crisi della lira del 2018, l’ingerenza nelle elezioni locali.
Sa che nessuno degli europei lo considera un “uguale”. Lo sopportano solo perché devono. La cosa è abbastanza giusta, ma Erdogan ha dimostrato di essere un giocatore molto più abile rispetto a molti di loro.
Che il Congresso degli Stati Uniti lo capisca o meno, Erdogan ha la chiave per ridurre la NATO in pezzi. Ora può forzare la situazione fino alla crisi aperta.
O gli Stati Uniti si ritirano — il che consentirebbe alla Turchia di continuare a gettare le basi per la sua espansione nel Mediterraneo, ostacolando in questo modo i piani israeliani per l’estrazione del gas — o devono dare il via ad un’escalation militare.
Ne esce convalidata, in ogni caso, la posizione di Macron (secondo cui la Russia non è più una nemica dell’Europa), che mina la ragione stessa dell’esistenza della NATO.
Di conseguenza, la Turchia continuerà a fare quello che vuole, invece di essere uno Stato vassallo.
Inoltre, ha mostrato al resto del mondo come si fa a resistere alla pressione politica degli Stati Uniti — facendosi beffe della guerra globale al terrorismo.
L’Iraq seguirà questa situazione con grande interesse.
In chiusura, se anche il Congresso degli Stati Uniti rispondesse in modo più energico, minacciando la Turchia di espulsione dalla NATO, la sua risoluzione cadrebbe nel vuoto perché mai gli Stati Uniti cederebbero l’intero Mar Nero alla Russia.
Una mossa abbastanza intelligente da parte di Erdogan, per essere uno junior-partner un po’ pazzo.
————
Link Originale: https://tomluongo.me/2019/12/17/nato-brain-dead-turkey-congress/
Scelto e tradotto da Franco
*****
Le immagini, i tweet e i filmati pubblicati nel sito sono tratti da Internet per cui riteniamo, in buona fede, che siano di pubblico dominio (nessun visibile contrassegno di copyright). In caso contrario, sarà sufficiente contattarci all’indirizzo info@mittdolcino.com perché vengano immediatamente rimossi. Le opinioni espresse negli articoli rappresentano la volontà e il pensiero degli autori, non necessariamente quelle del sito.