Redazione:
da tempo avevamo individuato l’epilogo “Suleimani” come un evento praticamente ineluttabile tra USA ed Iran, sebbene con motivazioni di fondo diverse da quelle riportate oggi di media. Il motivo è presto detto: il benessere USA dipende del dollaro cartaceo usato come valuta di scambio globale, che permette appunto di scambiare carta verde contro preziose merci fisiche. Questa magia dipende dall’uso del petrolio trattato in dollari, il cd. Petrodollaro, frutto di un accordo con le petromonarchie saudite degli anni ’50. Attaccando il petrolio si attacca l’America ovvero prima di tutto il suo guardiano in loco, Israele. Dunque nel lungo termine Tel Aviv, che non hai MAI usato l’arma atomica – ma potrebbe farlo se messa di fronte al suo stesso annientamento -, potrebbe essere costretta a difendersi per la sopravvivenza visto che a più riprese Teheran – scelleratamente – ha affermato ufficialmente di voler cancellare lo Stato ebraico dalle cartine geografiche.
Ovvero, la guerra – in un contesto di continuo ed instoppabile arricchimento dell’Uranio da parte degli Ayatollah – era e sarà fattore purtroppo accettabile per Israele e per gli USA post Brexit, senza considerare che bombe atomiche divismo anticonvenzionali se non sporche (…) sono certamente già nella disponibilità iraniana.
Riproproniamo quindi un paio di nostre analisi di qualche mese fa, con buona pace di coloro che – da buoni leoni da tastiera, che San Giovanni li assista – ci davano dei visionari a prendere in considerazione un conflitto prossimo nell’area molto simile alla terza guerra mondiale, durante l’inverno 2019. Il realismo di Stato paga sempre, soprattutto quando si usano parole come “cancellare dalle cartine geografiche” (io fossi gli iraniani farei attenzione a che non sia l’Iran stesso ad essere trasformato in una landa invivibile, che dite?).
Memento il post guerra del Golfo….