Il tentativo dei Presidenti Putin ed Erdogan di mediare un “cessate il fuoco” in Libia è miseramente fallito, dopo che Khalifa Haftar si è rifiutato di firmare l’accordo, a Mosca.
Il Ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha confermato che Fayez al-Sarraj, leader del GNA di Tripoli (sostenuto dall’ONU), aveva firmato l’accordo.
Lavrov ha dichiarato che avrebbe comunque insistito fino al raggiungimento del risultato auspicato.
Ha aggiunto che Mosca ha cercato in tutti i modi d’incoraggiare le parti in causa ad accordarsi, evitando di risolvere le cose con la forza.
Il Presidente turco e co-sponsor dell’iniziativa per il “cessate il fuoco”, Recep Tayyip Erdogan, ha pesantemente avvertito il Gen. Haftar che, se non avesse posto termine alla sua aggressione, lo avrebbe punito.
Egli ha affermato che: “Nei prossimi giorni, seguiremo da vicino le azioni del golpista Haftar e, se gli attacchi al legittimo Governo del Paese e ai nostri fratelli e sorelle libici continuassero, non esiteremmo ad impartire ad Haftar la lezione che merita”.
Il Gen. Haftar è sostenuto dall’Egitto, dagli Emirati Arabi Uniti e dai mercenari russi.
Controlla vaste aree della Libia orientale e meridionale assieme alle loro risorse petrolifere. Le sue forze stanno inutilmente cercando d’impadronirsi di Tripoli dall’aprile del 2019.
Il Presidente Erdogan ha invitato Mosca a fare di più per risolvere il conflitto: “Noi abbiamo fatto il nostro dovere ed ora la questione è nelle mani del Presidente russo Vladimir Putin. Noi non torniamo mai indietro dalla parola data — e quindi manterremo la nostra promessa fino alla fine”.
Il Parlamento Turco, all’inizio di questo mese, aveva approvato l’invio di militari turchi in Libia, appoggiando ed armando, al contempo, il Governo di Tripoli.
La decisione del Gen. Haftar di accantonare l’accordo di “cessate il fuoco” è oggettivamente un colpo molto duro ai tentativi di Mosca ed Ankara di accreditarsi come arbitri del “conflitto libico”.
Mette in discussione la sopravvivenza stessa del traballante “cessate il fuoco” osservato (non senza eccezioni) dalle fazioni libiche a partire da domenica scorsa, minando le prospettive di una vera svolta nella “conferenza di pace” di Berlino, che si terrà questo fine settimana.

Come si è appreso da fonti diplomatiche di Mosca, sembrerebbe che il Gen. Haftar fosse a disagio perché il progetto di “cessate il fuoco” poteva essere interpretato come un obbligo a ritirare le sue truppe dalle posizioni che controlla nella periferia di Tripoli.
Il riferimento è alla disposizione dell’accordo relativa alla “linea di contatto” fra le due parti in guerra, necessaria per garantire “un cessate il fuoco sostenibile”.
Dalle stesse fonti, sembrerebbe che il Gen. Haftar fosse scontento del fatto che la Russia e la Turchia sarebbero state coinvolte nel monitoraggio del cessate il fuoco — anche se il problema di Haftar era, palesemente, la sola Turchia.
Il progetto, a suo parere, era troppo favorevole al GNA di al-Sarraj perché potesse essere accettato.
Il Gen. Haftar non voleva rinunciare a nessuna delle posizioni occupate — e non voleva essere posto sullo stesso piano degli avversari nel “comitato” istituito per monitorare il “cessate il fuoco”.
Il Gen. Haftar, inoltre, non voleva che i suoi rappresentanti facessero parte della “commissione militare congiunta” istituita dall’accordo, per evitare che sedessero accanto ai rappresentanti del GNA.
Avrebbe significato, in effetti, che Haftar accettava di negoziare con una controparte che considera al solo livello di “milizia armata”.
Ora, però, ci sono prospettive molto limitate per i negoziati di Berlino.
Un paio di giorni fa molte cose sembravano possibili, ma il rifiuto di Haftar a firmare l’accordo potrebbe avere a che fare anche con il fatto che questo sia stato mediato dalla Russia e dalla Turchia.
I suoi sostenitori, in particolare gli Emirati Arabi Uniti e l’Egitto, non ne erano affatto contenti.
Ma, in questa vicenda, ci sono ulteriori convitati di pietra — Israele-Cipro-Grecia ed il loro gasdotto “East Med”, al cui riguardo questo sito ha proposto l’articolo: https://www.mittdolcino.com/2019/03/06/lintrigo-del-gasdotto-east-med/
A questi paesi, palesemente pro-Haftar (ovvero anti Erdogan), non può far piacere la pretesa del Presidente turco d’impossessarsi di tutto il Mediterraneo Orientale per mezzo dell’accordo con al-Serraj, che calpesta i loro diritti sui tratti di mare prospicienti — ed in particolare quelli di Cipro e della Grecia (Creta letteralmente cancellata dalla carta geografica).
Il Presidente Erdogan è da sempre contrario all’”East Med” perché, a suo parere, il gas dei giacimenti israeliani-ciprioti-egiziani dovrebbe entrare in Europa attraverso l’esistente gasdotto che attraversa la Turchia e finisce in Italia (il TAP, Trans Adriatic Pipeline), conferendo al suo paese una determinante posizione strategica, potendone controllare il flusso, assieme a quello proveniente dalla Russia.
L’impressione — e solo quella, seppur molto fondata — è che non ci sarà soluzione al problema libico se non sarà in qualche modo ridimensionato il ruolo della Russia, ma soprattutto quello della Turchia, con le sue pretese sui giacimenti di gas attorno (ma non solo) a Cipro
I giornali hanno scritto che nel recente viaggio a Roma, prima d’incontrare gli esponenti del Governo Italiano, Haftar abbia avuto un lungo incontro con i rappresentanti degli Stati Uniti per le vicende del Nord-Africa. Non avranno probabilmente giocato a golf.
La “conferenza di pace” di Berlino, di conseguenza, non parte sotto buoni auspici. Riuscirà la Merkel a quietare Erdogan? Chissà ….. (i Francesi spariti dai radar e gli Italiani, forse, potrebbero recuperare qualcosa, grazie soprattutto all’Eni).
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Franco Leaf per mittdolcino.com
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