Binoy Kampmark per Off-Guardian
Il pilastro centrale della paranoia democratica (e della vendetta) per la sconfitta di Hillary Clinton nel 2016, è da sempre il collegamento fra l’hackeraggio russo, i server del Comitato Nazionale Democratico [DNC] e la pubblicazione delle sue e-mail tramite WikiLeaks.
Nel tempo, quel racconto è diventato una questione agiografica, quasi un articolo di fede.
Gravi le sue conclusioni: sono stati WikiLeaks e la Russia a far eleggere Donald Trump!
La prospettiva Russia-DNC ha ricevuto un altro pungolo dalle udienze di pre-estradizione di Assange, che stanno avendo luogo presso la Westminster Magistrates Court.
l suoi Legali hanno reso noto i dettagli della visita fatta all’Editore di WikiLeaks dall’ex Deputata della California, Dana Rohrabacher, nel 2017.
La visita in questione non fu del tutto una sorpresa.
Il Wall Street Journal riferì, nel settembre dello stesso anno [https://www.wsj.com/articles/gop-congressman-sought-trump-deal-on-wikileaks-russia-1505509918?tesla=y], che la Rohrabacher aveva contattato la Casa Bianca nel tentativo di negoziare un accordo per conto di Assange, per alleviare i suoi problemi legali.
Si disse che ci fosse stata una conversazione fra la Deputata e il Capo dello Staff della Casa Bianca, John Kelly, che esaminò la possibilità di porre fine all’impasse, in cambio della prova che non c’era affatto la Russia dietro alle email hackerate.
I Legali di Assange, tramite Edward Fitzgerald, sostengono che il Presidente Trump avesse dato la sua disponibilità a discutere con la Rohrabacher la possibilità di una grazia per Assange, a questa condizione.
Una dichiarazione prodotta dall’Avvocato Personale di Assange, Jennifer Robison, sostiene che [https://www.thedailybeast.com/trump-offered-assange-pardon-if-he-covered-up-russian-hack-court-hears?via=twitter_page]:
“”La Sig.ra Rohrabacher andò a trovare il Sig. Assange e gli disse che il Presidente offriva la grazia, o qualche altra via d’uscita, se egli avesse detto che la Russia non aveva nulla a che fare con la fuga di notizie dal DNC””.
Da parte sua, l’ex Deputata Rohrabacher sostiene di non aver discusso di Assange con il Presidente Trump, prima della sua “missione a Londra, alla ricerca dei fatti”:
“”Non ho mai offerto nulla a Julian Assange da parte del Presidente, perché non avevo mai parlato con lui di questo problema””.
La Rohrabacher ha comunque ammesso di aver parlato con Kelly nel corso di una breve conversazione, dopo il suo viaggio nell’Ambasciata Ecuadoriana a Londra:
“”Non ci fu alcun seguito e, quella, fu l’ultima discussione che ebbi su quest’argomento con qualcuno che poteva rappresentare Trump o la sua Amministrazione””.
La Rohrabacher, nel 2018, in un’intervista a “The Intercept” sostenne che Kelly le aveva impedito d’informare Trump del suo incontro londinese con Assange.
Sia la Deputata che il suo compagno di viaggio, Charles Johnson, avevano “”la prova definitiva [fornita da Assange] che non era la Russia la fonte dei documenti sul DNC pubblicati da WikiLeaks durante la campagna del 2016″”.
Il motivo dell’ostruzionismo di Kelly era la preoccupazione che il Procuratore Speciale potesse interessarsi alle discussioni della Rohrabacher sulla Russia, perché:
“”A dei Procuratori ‘fuori controllo’ potrebbe sembrare che la collusione fosse proprio lì””.
Trump, ora, sostiene di “conoscere a malapena” la Rohrabacher mentre l’Addetto Stampa della Casa Bianca, Stephanie Grisham, insiste sul fatto che le accuse siano:
“”Assolutamente e completamente false. Una totale invenzione ed una totale menzogna. Questa è probabilmente un’altra delle infinite bufale e menzogne del DNC””.
A sua volta, WikiLeaks ha sottolineato che:
“”La cronologia è importante: l’incontro e l’offerta furono fatti dieci mesi dopo che Julian Assange aveva già dichiarato, in modo assolutamente indipendente, che non era la Russia la fonte delle pubblicazioni sul DNC. Questa sarà una delle tante ‘bombe’ che verranno proposte dalla difesa””.
L’ultima puntata del caso è un promemoria relativo a quanto i Democratici abbiano fatto nel tentativo di collegare l’hackeraggio del DNC alla Russia, a WikiLeaks e alla loro sconfitta.
Ciò che Trump e Assange condividono, ad un qualche livello, è la stessa macchia, distribuita dallo stesso pennello.
Nell’agosto del 2017, Patrick Lawrence, scrivendo su “The Nation” [https://www.thenation.com/article/archive/a-new-report-raises-big-questions-about-last-years-dnc-hack/], suggerì che il download dei dati rilevanti dai server del DNC fu, molto probabilmente, un lavoro interno piuttosto che un’operazione condotta dall’esterno.
Fece affidamento sul memorandum del “Veteran Intelligence Professionals for Sanity” su Trump [https://consortiumnews.com/2017/07/24/intel-vets-challenge-russia-hack-evidence/], che sosteneva:
“”Gli studi forensi sull’’hackeraggio russo’ dei computer del DNC, avvenuto lo scorso anno, hanno rivelato che il 5 luglio 2016 i dati furono fatti trapelare (e quindi non hackerati) da una persona con possibilità di accesso fisico al computer del DNC. Fu un ‘insider’ ad aver copiato i dati del DNC, su un dispositivo di memorizzazione esterno””.
Ne seguì una tempesta: quell’articolo aveva depositato del materiale esplosivo sotto il tradizionale account del DNC. L’Editrice, Katrina vanden Heuvel, fu costretta a condurre una “revisione post pubblicazione”.
In un modesto mea-culpa, il Comitato di Redazione disse che “”avrebbe dovuto assicurarsi che le conclusioni dell’articolo fossero presentate come possibilità e non come certezza””.
Fu da allora che il Rapporto Mueller cercò di mettere in scena il racconto della “Russia che ha hackerato il DNC”, respingendo la tesi di Assange, quella dell’insider, con un disprezzo quasi feroce:
“”Quando sono emersi i rapporti che attribuivano l’hackeraggio del DNC e del DCCC al Governo Russo, WikiLeaks e Assange hanno fatto diverse pubbliche dichiarazioni, volte apparentemente ad oscurare la fonte del materiale che WikiLeaks stava rilasciando. Le prove del trasferimento dei file — e le altre informazioni scoperte durante l’indagine — screditano le affermazioni di WikiLeaks sulla fonte del materiale che ha pubblicato””.
Il Giudice Distrettuale Vanessa Baraitser ha ceduto al “Team Legale” di Assange, acquisendo il materiale prodotto durante l’udienza di pre-estradizione, che collega potenzialmente WikiLeaks alle più alte deliberazioni della Casa Bianca.
Quest’aggiunta, insieme alla sorveglianza che ha avuto come bersaglio Assange, contribuisce a disegnare un quadro decisamente compromettente.
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Link Originale: https://off-guardian.org/wp-content/medialibrary/assange-extradition-hearing-tansport-scaled.jpg?x79295
Scelto e tradotto da Franco
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