Ambrose Evans-Pritchard per The Telegraph
L’economia mondiale non ha ancora affrontato per intero l’impatto del virus, ma è solo una questione di tempo.
Le Banche Centrali hanno incontrato il loro avversario. Non possono contrastare il caos economico causato alla “catena delle forniture globali” dal Coronavirus.
Né i tagli alle tasse né l’esplosione della spesa pubblica possono colmare il gap, quando la fiducia e le misure d’emergenza anti-virus bloccano i canali di collegamento.
Ci troviamo in una situazione globale senza precedenti, più simile allo scoppio di una guerra che a qualsiasi altro episodio presente nella memoria economica collettiva.
“Tutti credono che sarà una recessione a ‘V’ [rapida caduta seguita da una rapida ripresa], ma la gente non sa di cosa sta parlando. Preferisce credere nei miracoli” — ha detto Nouriel Roubini, il Dr. Doom della saga del 2008 — “Questa crisi è uno shock dal lato dell’offerta che non può essere combattuta con la politica monetaria o fiscale”.
Olivier Blanchard, ex Capo Economista del Fondo Monetario Internazionale, ha dichiarato che le misure d’emergenza [per contrastare il Coronavirus] adottate nelle aree in espansione economica [Cina etc.], colpiscono “il cuore dell’organizzazione economica” e sono così estreme che gli effetti sulla produzione saranno notevoli.
Quello che le Autorità possono fare, per evitare che quest'”improvviso arresto economico” si trasformi in una depressione, è di “coprire d’amore” il sistema finanziario.
L’imperativo è quello di evitare che le “vendite da panico” si autoalimentino diventando distruttive — e di assicurare che le aziende “buone”, colte in crisi di liquidità, non siano costrette al fallimento.
Queste misure di sostegno possono far guadagnare del tempo, nella speranza che il clima più caldo di Primavera rallenti il contagio del virus — e che l’epidemia cominci ad esaurirsi da sola.
Eppure, nell’immediato, il compito è sempre più difficile. I danni in Cina sono di un ordine di grandezza ben superiore a quanto originariamente previsto dal “modello Sars” del 2003.
Capital Economics ha detto che il tasso di contrazione economica sarà probabilmente di uno sbalorditivo 25pc (annualizzato) nel primo trimestre, un livello mai visto nei tempi moderni.
Mark Williams, Capo Economista per l’Asia, ha detto che: “Per gran parte del mese di febbraio, in Cina l’attività economica è praticamente cessata”.
Due terzi dei 300 milioni di lavoratori cinesi immigrati [dalle regioni più povere] non sono ancora riusciti a tornare nelle fabbriche, dopo il Capodanno Lunare.
Le “centrali a carbone” sono in funzione a metà del loro livello normale. Le transazioni immobiliari sono crollate quasi a zero. Le vendite di automobili sono ancora scese, precisamente dell’83pc nella terza settimana di febbraio.
Questa settimana, ciò che ha spaventato i mercati è stato lo spettro di tante possibili “Cine”, ovvero di uno shock sincronizzato in tutto il mondo: l’Europa, gli Stati Uniti, i principali “centri economici” stanno andando tutti in “crisi da Coronavirus” — e devono affrontare al contempo il caos economico.
Nomura sostiene che i grandi hedge-fund “global macro” stiano già passando a transazioni che hanno un senso solo in prossimità di una recessione mondiale.
Il Prof. Roger Farmer, del “National Institute for Economic and Social Research”, ha avvertito che potrebbe essere già in corso una “reazione a catena”:
“Se il declino del mercato azionario dovesse persistere, causerà inevitabilmente una recessione. Il meccanismo sarà un ciclo di feedback autoavverante che genererà un calo della domanda aggregata causando deflazione. È un ciclo molto pericoloso”.
La Federal Reserve statunitense dovrebbe impedire che questo circolo vizioso prenda piede e provochi un crollo del “tasso d’interesse naturale” che, a sua volta, porterebbe ad una disastrosa contrazione mondiale: “Temo che la Fed sia già fin troppo in ritardo. È proprio adesso che dovrebbe usare tutto quello che ha”.
Egli crede che la Fed debba acquistare azioni per sostenere gli “indici di borsa”, evitando uno “shock di fiducia” attraverso l'”effetto ricchezza” [dovuto ai guadagni azionari]:
“A questo punto, la Fed dovrebbe comprare i titoli più rischiosi perché, in una situazione di panico, sono quelli che vengono colpiti più duramente”.
Per ora la Fed è sotto tiro, anche se i rendimenti dei “Treasury [Titoli di Stato] trentennali” sono scesi a un minimo storico. Ancor più minaccioso, il rendimento reale sui “Treasury a cinque anni” è crollato di 140 punti base nell’ultimo anno, a meno 0,4pc.
David Beckworth, un ex “Funzionario del Tesoro” ora al “Mercatus Centre”, ha detto che la Fed sta permettendo che si verifichi un “passive tightening” [https://www.topdowncharts.com/single-post/2017/09/21/ChartBrief-150—Passive-Quantitative-Tightening], che spingerà l’economia statunitense verso il baratro.
I mercati stanno valutando la possibilità di un “taglio dei tassi”, scommettendo che la Fed sarà presto costretta a capitolare.
Ma il Vicepresidente Richard Clarida ha detto, questa settimana, che è troppo presto “finanche per speculare” su possibili nuovi stimoli.
Gli analisti dell’”Evercore ISI” hanno detto che la Fed non possa permettersi il lusso di “stare seduta sulle sue mani” ancora per molto tempo, mentre fuori si sta svolgendo questo dramma.
Alla Fed, almeno, è rimasta un po’ di “polvere da sparo” per un’azione d’emergenza. La Banca Centrale Europea, invece, non ne ha quasi più.
I tassi d’interesse sono a meno 0,5pc mentre i rendimenti delle “obbligazioni sovrane” del “cuore dell’eurozona” sono fortemente negativi, vanificando eventuali guadagni derivanti da un ulteriore QE [Allentamento Quantitativo].
Ciò che potrebbe fare è d’intensificare gli acquisti di “obbligazioni societarie” e sostenere i “mercati del debito”, oltre ad offrire un illimitato credito gratuito alle banche [TLTRO].
Questo ridurrebbe il rischio di una crisi di liquidità, ma non impedirebbe all’Italia di scivolare in recessione ancor più in profondità, con la Germania pronta a seguirla da vicino.
Christine Lagarde, Presidentessa della BCE, ha detto che è troppo presto per agire o per concludere che quello del Covid-19 sia uno shock duraturo: “Certamente, non siamo ancora a quel punto”.
I mercati stanno reagendo male all’indifferenza della Banche Centrali. L’indice Dow Jones è sceso di oltre il 10pc e sta entrando in una fase di “correzione” ufficiale.
La vera preoccupazione è per il “settore del credito”, che fiuta i problemi prima che questi accadano.
Marc Ostwald di ADM ha detto che: “E’ una carneficina per i Titoli ad alto rendimento. Tutti stanno già pensando in termini di recessione entro il secondo trimestre”.
Aggiungendo che gli spread di rischio, per i più piccoli “fracker” statunitensi [produttori d’idrocarburi con la tecnica del fracking], siano saliti a 952 punti base:
“L’emissione di nuovi prestiti si è completamente prosciugata. Probabilmente riusciremo a gestire la situazione per un paio di settimane ma, se dovessimo allungarci a fine marzo, potremmo vedere qualche problema”.
Per ora siamo in uno stato di “animazione sospesa”, in attesa che lo shock per l’intera “catena delle forniture” colpisca in pieno, ma anche dello psicodramma delle infezioni in aumento, che arriverà con certezza una volta che l’Europa e gli Stati Uniti cominceranno sul serio a fare i test sul Coronavirus.
Nouriel Roubini si aspetta un “bagno di sangue azionario” e uno scivolone dal 30pc al 40pc sulle Borse globali, prima che il fondo sia toccato.
Se le Banche Centrali permettessero che ciò accada, potrebbero scoprire, in futuro, di non avere più la “potenza di fuoco” necessaria a risollevare le loro economie, distrutte dalla “trappola della deflazione”.
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Link Originale: https://www.telegraph.co.uk/business/2020/02/28/central-bankers-have-no-power-against-economic-tornado-covid/
Scelto e tradotto da Franco
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