Tom Luongo
In Siria, questi ultimi giorni sono stati drammatici. L’Esercito Siriano ha attaccato la Provincia di Idlib per riprendersi le principali roccaforti occupate dai jihadisti di al-Qaeda, che da anni controllano la regione grazie al sostegno della Turchia.
L’attacco ha provocato la forte risposta del Presidente turco Recep Tayyip Erdogan.
I jihadisti, sostenuti dalle armi e dalla potenza aerea turca, hanno respinto l’Esercito Siriano dalla periferia della città di Idlib riprendendo momentaneamente anche Saraqib, posta alla confluenza delle autostrade M4 e M5, di grande importanza strategica.
Il contrattacco ha avuto luogo quando l’Esercito Siriano si era già spostato più a sud, per rivendicare un vasto territorio posto a nord-est della base aerea russa di Latakia.
Erdogan minacciava da settimane l’Esercito Siriano, chiedendogli di fermare l’avanzata, pena il dover affrontare il peso dell’Esercito Turco.
Ha tenuto fede a quelle minacce, approfittando della “temperanza” del Presidente russo Vladimir Putin.
La premessa è che più di 30 soldati turchi erano rimasti uccisi in un attacco aereo portato ad un convoglio nel sud di Idlib — a detta di tutti da considerarsi come un obiettivo legittimo, perché era guidato dai membri di Hay’at Tahrir al-Sham (HTS), ex al-Nusra ma in realtà, semplicemente, al-Qaeda.
Secondo le ultime notizie fornite da Elijah Magnier, Putin, colpito da quelle morti, aveva unilateralmente deciso di non usare più la forza aerea per disinnescare la situazione.
Ma Erdogan ne aveva approfittato per attaccare, ad est di Idlib e ad Afrin, in direzione di Aleppo:
“”Secondo le nostre fonti, la Russia era rimasta sorpresa dal numero di soldati turchi uccisi e, di conseguenza, aveva dichiarato un cessate il fuoco unilaterale per calmare il fronte e diminuire la tensione. Mosca aveva quindi ordinato di fermare l’attacco a Idlib.
Impegnarsi in una guerra contro la Turchia non fa parte dei piani del Presidente Putin in Siria. La Russia aveva pensato che fosse il momento giusto per calmare il fronte e permettere ad Erdogan di leccarsi le ferite””.
A questo punto esistono due possibilità:
a) Putin ha calcolato male le intenzioni di Erdogan su Idlib, aspettandosi che il Presidente turco si comportasse in modo ragionevole, ben sapendo che il bombardamento era stato involontario [ovvero, non deliberatamente contro le sue truppe].
b) Oppure, Putin si è tirato indietro per scoprire finalmente cosa Erdogan fosse disposto a fare pur di mantenere il controllo di Idlib.
È chiaro, a questo punto, che Erdogan creda ad un qualcosa che semplicemente non esiste: ovvero che l’accordo di Sochi con la Russia (che ha stabilito le zone demilitarizzate e i “punti di osservazione” turchi) costituisca la cessione di fatto di quel territorio alla Turchia.
Ma Putin ha chiarito che l’integrità territoriale della Siria deve essere ristabilita — e che solo partendo da questa premessa potrebbe esserci una soluzione politica accettabile dai siriani.
Il tradimento di Erdogan, quindi, va ben oltre il semplice contrattacco a Saraqib.
Egli ha anche ignorato le suppliche dell’Iran, volte a che i turchi la smettessero di attaccare e, per tutta risposta, ha inviato dei droni a bombardare una base iraniana e un ospedale militare a sud di Aleppo.
Sempre da Magnier:
“”La Turchia ha ignorato la richiesta iraniana e ha bombardato il Quartier Generale iraniano, ma anche un ‘ospedale militare da campo’, uccidendo 30 persone (9 Hezbollah e 21 Fatimiyoun) e decine di soldati dell’Esercito Siriano. L’attacco turco ha ferito più di 150 soldati dell’Esercito Siriano (e dei suoi alleati)””.
E questo è il grande problema di Erdogan. Ha deciso che, siccome la Russia non vuole una guerra contro un membro della Nato, questo fatto gli dia la possibilità d’imporre i suoi editti alla Siria.
Ma nel farlo ha esagerato di molto perché gli Stati Uniti, sotto la guida di Trump, non vogliono aver niente a che fare con quello che egli sta facendo a Idlib.
La “guerra per procura” va bene. Attaccare Assad va bene. Costringere Putin a impegnarsi di più, sullo sfondo dell’economia mondiale che si contrae, va anch’esso bene.
Ma non c’è niente che Trump farà, materialmente, per essere coinvolto nella guerra di Idlib.
Il sospetto è quello solito, che le grida a favore di una “No Fly Zone” su Idlib, mantenuta dagli Stati Uniti, siano lanciate semplicemente dalla lobby israeliana — e non veramente dagli americani.
La “No Fly Zone” statunitense, in effetti, è stata esplicitamente esclusa [https://sputniknews.com/middleeast/202003021078453210-us-will-not-provide-air-support-to-turkey-in-syrias-idlib—pentagon-chief/].
Più volte Erdogan si è recato negli Stati Uniti e presso la NATO per chiedere assistenza — e più volte è stato rimandato a casa con niente in mano.
Ma, allo stesso tempo, l’istinto politico di Putin potrebbe averlo tradito, questa volta. La posizione della Russia in Siria, è debole — se Erdogan volesse davvero giocare tutte le sue carte.
Il farlo sarebbe follia, da parte sua ….. ma non credo, a questo punto, che egli sia una persona razionale.
A detta di tutti, il Cremlino è stato piuttosto lento nel rispondere alla ferocia degli attacchi turchi di questo fine settimana — facendo sì che molti militari siriani fossero uccisi, assieme alla distruzione di alcuni mezzi corazzati e, forse, anche di sistemi di difesa aerea.
E ora Putin dovrà ri-equipaggiare i siriani, per convincerli di avere la situazione sotto controllo.
Nel complesso, comunque, è difficile biasimare la gestione della situazione da parte di Putin. Negli ultimi quattro anni si è mosso in modo molto abile, con un tasso di competenza incredibilmente alto.
Ma questo “cessate il fuoco” unilaterale su Idlib potrebbe essere stato un grosso errore.
Fidarsi di un serpente doppiogiochista come Erdogan (che non ha colto l’opportunità che l’umanità di Putin gli aveva concesso), ha come minimo allungato i tempi per trovare una soluzione alla questione di Idlib.
Non sappiamo ancora se i danni che la Turchia ha inflitto ai siriani siano sufficienti per consolidare i suoi guadagni territoriali ed impedire un contrattacco.
I turchi stanno ovviamente mentendo sul numero di carri armati distrutti e di militari siriani uccisi, ridicolmente alto.
Le Forze Armate siriane, in effetti, hanno ripreso Saraqib e l’incrocio M4/M5, ma per farlo hanno dovuto mollare qualcosa a sud. Così facendo hanno dovuto porre fine alla campagna per riprendersi l’autostrada M4 e tagliare le rotte di rifornimento della Turchia verso Idlib.
Ma riprendere la città, per ora, è fuori discussione.
La mossa di Putin, di dispiegare immediatamente la “polizia militare russa”, è stato un chiaro messaggio diretto a Erdogan: se davvero non vuole una guerra con la Russia, è meglio che consideri Saraqib off limits [https://southfront.org/russian-military-police-entered-saraqib-in-eastern-idlib-russian-military/].
La questione è se Erdogan sia o meno in ascolto. Perché, fino a questo punto, non lo è stato.
Comunque, altri rapporti riferiscono che la Russia abbia spostato un gran numero di truppe, aerei ed armi nella base aerea di Latakia e in quella navale di Tartus — e che abbia rovesciato quelle carte sul tavolo di Erdogan.
Per più di un anno Erdogan ha usato le truppe dislocate nei “punti di osservazione” come uno scudo, per permettere ai terroristi dell’HTS e di al-Nusra di attaccare attraverso la DMZ [la zona demilitarizzata che era stata concordata fra le parti], specialmente a sud, verso la periferia di Damasco.
Ma quei “punti di osservazione” e le truppe che vi sono schierate sono ora nelle mani dell’Esercito Siriano — e sono di fatto degli ostaggi.
Questo è profondamente imbarazzante per l’aspirante Sultano, sullo sfondo del prossimo incontro con Putin, che si terrà a Mosca questa settimana.
Non c’è dubbio, è il Sultano ad essere stato convocato, non il contrario.
Erdogan cercherà di ottenere un accordo che gli dia un po’ di quello che vuole. Tuttavia, non credo che funzionerà. Nonostante il suo passo falso, credo che Putin abbia ancora la situazione sotto controllo.
Infatti, se conosco Putin appena un po’, direi che Erdogan lascerà Mosca senza aver ottenuto niente, anche se pensa di avere delle carte da potersi giocare.
E’ il silenzio dei membri più grandi della Nato il suo più grande problema. Trump non può farsi coinvolgere a Idlib, in un anno di elezioni.
Ma, senza il sostegno della NATO, cosa mai potrà dire a Putin?
Avendo fatto arrabbiare uno ad uno tutti i suoi alleati, cercare di usare l’accesso al Bosforo e l’Art. 5 della NATO, come leva per le sue aggressioni in Siria, ha dei forti limiti.
Ma, allo stesso tempo, Putin deve pur riconoscere, dopo queste mosse di Erdogan, di avere a che fare con una persona dalle manie di grandezza a livello hitleriano.
E non lo dico con leggerezza.
È chiaro che i suoi sogni neo-ottomani lo stiano accecando. Tutto quello che riesce a vedere è che il ritiro degli Stati Uniti dalla regione sia un’opportunità per esercitare pressioni sul Medio Oriente, contando sul suo vantaggio militare.
Ma se Putin non glie lo riconoscesse e se, ora, lo fermasse, la situazione di Idlib peggiorerebbe. Le truppe turche dovrebbero restar lì molto più a lungo (e in condizioni molto peggiori) di quanto il capitale politico di cui dispone gli permetta.
Le mosse di Erdogan tradiscono il classico solipsismo che infetta tutti gli uomini che hanno detenuto il potere troppo a lungo e che, grazie al loro successo, si credono infallibili.
È riuscito a portare la Turchia fino al punto di esasperare la Nato ma, d’altro canto, gli Stati della SCO [Shanghai Cooperation Organization] lo vedono come una leva per far avanzare la loro agenda, volta a sfidare il potere unipolare degli Stati Uniti in Occidente.
Che si sia trattato di abilità o di cieca fortuna resta una questione in sospeso.
Mi aspetto che si sia trattato un po’ di entrambe le cose, perché non mi piace sottovalutare i miei nemici.
Onestamente, credo che Erdogan pensasse di poter ribaltare la situazione con la Russia e con la Cina, ottenendo concessioni da parte loro e ricattando al contempo la NATO con i rifugiati.
The Saker ha fatto delle riflessioni più dettagliate delle mie, dal punto di vista militare, che vi consiglio di leggere [http://thesaker.is/quick-update-on-the-turkey-vs-syria-russia-and-iran/].
Ma l’errore di giudizio di Erdogan — con i suoi droni che ora vengono abbattuti sul confine siriano, con il suo esercito che ora rischia di affrontare migliaia di missili di precisione di fabbricazione iraniana e con gli Hezbollah che, probabilmente, si uniranno numerosi alla battaglia come conseguenza del suo tradimento — è probabile che sia stato molto più grande di qualsiasi cosa di cui Putin possa essere colpevole.
Sembra sia arrivato il momento in cui qualcuno, finalmente, vada a dirgli che, se la Turchia potrebbe anche essere un Paese importante, lui di certo non lo è.
E, se vuol restare al potere, il momento di lasciare la NATO è: “adesso”.
————
Link Originale: https://tomluongo.me/2020/03/02/idlib-putin-folly-erdogan-rubicon/
Scelto e tradotto da Franco
*****
Le immagini, i tweet e i filmati pubblicati nel sito sono tratti da Internet per cui riteniamo, in buona fede, che siano di pubblico dominio (nessun visibile contrassegno di copyright). In caso contrario, sarà sufficiente contattarci all’indirizzo info@mittdolcino.com perché vengano immediatamente rimossi. Le opinioni espresse negli articoli rappresentano la volontà e il pensiero degli autori, non necessariamente quelle del sito.