Facciamo molta attenzione ai fatti perchè sono salienti e, riteniamo, potenzialmente gravidi di conseguenze. Ci baseremo su atti ufficiali, documenti, atti, direttive. Tali dati riteniamo siano sconcertanti, sembrano quasi nascondere qualcosa di difficile comprensione, per non dire altro. Noi restiamo, come sempre, dalla parte dello Stato. Ecco l’analisi.
Dunque, il braccio operativo del Ministero della Salute, l’ISS – l’Istituto Superiore di Sanità (ossia in rappresentanza dei massimi esperti italiani in materia sanitaria, ndr), ha divulgato ieri il seguente studio, che giunge a conclusioni veramente clamorose. Lo studio lo trovate al LINK. In primo luogo si conclude che il contagio avvenuto in Italia NON ha a che fare con la Cina, ossia è autoctono nel primo contagio (non riferibile al ceppo di provenienza cinese, sembra). Questo confermerebbe anche le anticipazioni di Vincenzo D’Anna, presidente dell’ordine dei biologi italiano, il quale aveva affermato alcune settimane fa che addirittura esistono due virus: uno certamente pericoloso, cinese, ed uno quasi innocuo italiano, autoctono, cresciuto nella pianura padana dai fanghi industriali o da altro (LINK)(LINK)
Tale assunto era stato per altro indirettamemte confermato in alcune sue estensioni da eminenti studi scientifici che avevano concluso che esisteva un virus S diverso da un virus L con pericolosità differenti (uno pericoloso ed uno quasi innocuo, ndr) con effetti di fatto variabili sui pazienti (LINK).
Già questo aspetto è impressionate. Se uniamo tale considerazione a quanto affermato dalla dott.ssa Gismondi, responsabile della virologia dell’ospedale Sacco, secondo cui il contagio in Italia è avvenuto a Novembre dello scorso anno e non a gennaio/febbraio 2020 come precedentemente indicato, ossia contemporaneamente al contagio Cinese – sebbene con effetti, là, molto più devastanti – ovvero a 5’000 chiilometri di distanza, la faccenda si fa addirittura sconcertante: come è possibile che esistano due virus in circolazione? E come è possibile che abbiano iniziato a contagiare gli umani nello stesso momento ma a 5’000 km di distanza?
Già questo sarebbe abbastanza per porre seri interrogativi su quanto accaduto.
Ma andando a spulciare quanto indicato dalla documentazione ufficiale dell’ISS ricaviamo informazioni addirittura esplosive. Prima di tutto:
“Alle ore 10 del 9 marzo 2020, complessivamente sono stati riportati sulla piattaforma 8.342 casi di COVID-19 diagnosticati dai laboratori di riferimento regionale per SARS-CoV–2, di cui 1.363 su 1.384 campioni processati confermati dal laboratorio nazionale di riferimento (ISS). Sono stati notificati 357 decessi.”
Ossia, degli 8’342 casi di COVID-19 diagnosticati solo 1’363 su 1’384 campioni sono stati confermati dall’ISS, la differenza è stata confermata solo dai laboratori regionali. Ovvero, principalmente, solo dai laboratori di Lombardia e Veneto, coloro che hanno fatto esplodere la crisi mediatica del virus locale fino a fine febbraio scorso. Dunque, i tamponi in stragrande maggioranza NON sono stati integralmente confermati dall’ISS per la presenza del COVID-19, quanto meno prima del 25.02.2020. Ovvero, stanti i tempi tecnici, ciò è accaduto probabilmente fino a prima della fine del mese di Febbraio 2020.
Già questo suona male: per la verifica e diagnosi sui tamponi di COVID-19 esiste infatti una complessa procedura di laboratorio i cui tempi tecnici assommano a circa 8-10 ore per passaggio, più le movimentazioni logistiche. Considerando che di norma servono due campioni testati in loco, ossia in regione, più uno mandato per conferma finale all’ISS, PRIMA DI DIRE CHE SI TRATTA DI COVID-19 CONFERMATO, sembra incredibile che fino al 25.02.2020 non si sia chiesta conferma all’ISS di Roma per la correttezza di tale diagnosi.
In più Roma, ossia l’ISS, ha la possibilità di fare verifiche sul DNA dei campioni ricevuti, ossia anche eventualmente scoprendo -come è successo – proprio quello che fino al 25.02.2020 non sembrava essere emerso: che probabilmente in Italia ci troviamo innanzi a contagi che NULLA hanno a vedere con la Cina. E che probabilmente coinvolgono due ceppi diversi di virus, sebbene simili (work in progress).
Ma quello che appare sconcertante è il richiamo dell’ISS alle Regioni, che fino al 25.02.2020, ovvero fino al 22.02.2020 sembra non avessero seguito le procedure. Infatti stando a quanto indicato dalla circolare del Mistero della Sanità 0005889-25/02/2020-DGPRE-DGPRE-P, del 25.02.2020:
“… Si ricorda che la procedura prevista per la definitiva conferma del caso è affidata all’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Pertanto, un caso non può definirsi confermato senza la suddetta validazione del laboratorio ISS. Per tale ragione si sottolinea la necessità di inviare sempre e tempestivamente idonei campioni al predetto ISS. …“
Si ricaverebbe che fino al 25.02.2020 – evidentemente – le Regioni, poi richiamate, non avevano seguito la procedura, per altro – sembra – lamentata anche da enti sanitari stranieri, di conferma multipla da parte delle regioni delle diagnosi di Coronavirus con sigillo finale dell’ISS. Ossia si rileva che evidentemente, anche dai numeri delle conferme dell’ISS (1’363) sui casi totali (8’342), sembra non siano stato inviati campioni a Roma per la verifica finale, su tutti i campioni.
Da ciò si deduce che le diagnosi delle Regioni, soprattutto Lombardia e Veneto, fino al 25.02.2020, ossia da quando le direttive sono state emanate, sembrerebbero non poter essere considerate tecnicamente definitive. Il corollario è infatti che, stranamente, sono solo 10 giorni che i campioni hanno iniziato a giungere a Roma all’ISS per la conferma deifinitiva ed immediatamente otteniamo un risultato sconcertante da parte degli esperti nazionali: il contagio NON è avvenuto grazie a connessioni con la Cina, ma è contagio italiano!
Che ci sia forse una relazione tra il non mandare i campioni da parte delle regioni, soprattutto Lombardia e Veneto, a Roma per conferma non solo con il mancato completamento della procedura di diagnosi di cui alla circolare sopra ma anche con la mancata rilevazione che che il contagio NON ha connessioni con la Cina? Ossia che c’è stato un contagio italiano?
Questi dubbi gettano ombre sinistre sulla situazione attuale e sulla genesi della presente crisi, soprattutto all’esordio.
Aggiungiamo a quanto sopra il fatto che gli screening di massa sono stati fatti in Lombardia e Veneto all’inizio della crisi del coronavirus, sebbene questo NON accada ad esempio nè in Svizzera nè in Francia, come indicato di seguito qui (LINK CH, LINK FR). Anche la circolare del ministero della Sanità del 22.03.2020 (0005443-22/02/2020-DGPRE-DGPRE-P) è molto specifica sull’argomento: i tamponi si fanno SOLO su persone sintomatiche E dietro a specifiche ben precise [ossia nessuno screening di massa!]:
“Allegato 1
Definizione di caso di COVID-19 per la segnalazione
La definizione di caso si basa sulle informazioni attualmente disponibili e può essere rivista in base all’evoluzione della situazione epidemiologica e delle conoscenze scientifiche disponibili.
Caso sospetto
A. Una persona con infezione respiratoria acuta (insorgenza improvvisa di almeno uno dei seguenti sintomi: febbre, tosse, dispnea) che ha richiesto o meno il ricovero in ospedale
e
nei 14 giorni precedenti l’insorgenza della sintomatologia, ha soddisfatto almeno una delle seguenti condizioni:
– storia di viaggi o residenza in Cina;
oppure
– contatto stretto con un caso probabile o confermato di infezione da SARS-CoV-2;
oppure
– ha lavorato o ha frequentato una struttura sanitaria dove sono stati ricoverati pazienti con infezione da SARS-CoV-2.
Si sottolinea che la positività riscontrata per i comuni patogeni respiratori potrebbe non escludere la coinfezione da SARS-CoV-2 e pertanto i campioni vanno comunque testati per questo virus.
I dipartimenti di prevenzione e i servizi sanitari locali valuteranno:
– eventuali esposizioni dirette e documentate in altri paesi a trasmissione locale di SARS-CoV-2
– persone che manifestano un decorso clinico insolito o inaspettato, soprattutto un deterioramento improvviso nonostante un trattamento adeguato, senza tener conto del luogo di residenza o storia di viaggio, anche se è stata identificata un’altra eziologia che spiega pienamente la situazione clinica.
Caso probabile
Un caso sospetto il cui risultato del test per SARS-CoV-2 è dubbio o inconcludente utilizzando protocolli specifici di Real Time PCR per SARS-CoV-2 presso i Laboratori di Riferimento Regionali individuati o è positivo utilizzando un test pan-coronavirus.
Caso confermato
Un caso con una conferma di laboratorio effettuata presso il laboratorio di riferimento dell’Istituto Superiore di Sanità per infezione da SARS-CoV-2, indipendentemente dai segni e dai sintomi clinici.”
Notare la differenza tra “caso confermato” e “caso probabile”, mentre sembra che le Regioni Lombardia e Veneto all’esordio abbiano dato per verificati casi definiti probabili dalla circolare del 22.03.2020 (…)
Questo fa sorgere ulteriori dubbi. Ricordo – ad esempio – le positività di soggetti asintomatici come lo Zingaretti segretario del PD e Nicola Porro presentatore di Mediaset, solo la domenica scorsa, che andrebbero necessariamente contestualizzati e chiariti: o costoro avevano sintomi chiari e conclamati della malattia dichiarati (“Una persona con infezione respiratoria acuta“) E sono entrati in contatto con soggetti testati positivi a COVID-19 nei 15 giorni precedenti o sono stati casi testati senza seguire la prassi non si sa per quale ragione (forse per gettare l’Italia nel panico, come è poi successo?). Siamo sicuri che sia veramente così come appare, visto che – soprattutto nel caso di Nicola Porro – sembra siano state fatte dichiarazioni secondo cui non ci sono stati contatti con persone testate positive e pur anche in assenza di sintomi (“sto bene”, …)? Non voglio negare la fattualità, solo cercare di capire. E dunque chiarire il messaggio mediatico passato alla popolazione. Infatti far credere alla cittadinanza, nel caso, – certamente non è questo il caso, … – che i soggetti sopra indicati sono stati testati positivi SENZA AVER AVUTO CONTATTI CON SOGGETTI TESTATI POSITIVI AL VIRUS E SENZA AVERE SINTOMI CONCLAMATI spaventa ancora di più. Meglio quindi chiarire la procedura e la situazione, a scanso di equivoci. A meno che dietro a quanto sopra ci sia dell’altro.
Appunto, quanto sopra mal si concilia con esternazioni di eminenti professionisti del nord (veneti) di ieri secondo cui bisognerebbe fare screening, ossia tamponi, di massa. Ovvero anche agli asintomatici; di fatto seguendo non la linea dell’ISS e dei paesi stranieri ma piuttosto la linea intransigente del prof. Burioni, professore all’Università del San Raffaele di Milano, che fin dal primo giorno ha sostenuto le tesi più radicali ed allarmiste sulla possibile pandemia di COVID-19, anche scontrandosi con chi suggeriva una visione più cauta (dott.ssa Gismondi, a capo della virologia dell’ospedale Sacco di Milano), fatto salvo scusarsi più avanti. Ben ricordando, nel caso dello screening di massa anche agli asintomatici, che l’ISS comunque NON lo prevede (…).
Aggiungiamo il fatto che Codogno, ossia Lodi, dove per altro ci sono stati eventi eclatanti nelle scorse settimane, incidenti della TAV, blocco della circolazione ferroviaria a causa di uno scambio ferroviario difettoso prodotto da una azienda francese, è il baricentro degli scambi commerciali italiani, un centro logistico davvero nevralgico. Una casualità davvero incredibile: infatti se uno avesse voluto diffondere al massimo il contagio in Italia sarebbe dovuto partire proprio da tale zona per avere l’effetto massimo possibile (…).
Quello che si può ricavare da quanto sopra, messaggio positivo, è invece che l’aderenza (finalmente) alla procedura dell’ISS per la conferma delle diagnosi ha comportato un iniziale rallentamento del numero delle diagnosi di coronavirus negli scorsi 10 giorni, per motivi prettamente logistici e tecnici di richiamo perentorio alla procedura dettata dal ministero: si attendono dunque numerose conferme di contagio nei prossimi 5 giorni sebbene questo NON rappresenterà l’effetto di una pandemia in atto ma solo il backlog di analisi accumulate presso l’ISS a causa dell’applicazione (finalmente) delle direttive. Da metà/fine della prossima settimana i numeri dei contagi confermati andranno tendenzialmente a stabilizzarsi.
In tutto questo resta inspiegabile come il contagio iniziale possa essere avvenuto in Cina ed Italia contemporaneamente (…), ma senza legami dell’Italia con la Cina per l’innesco della crisi, secondo l’ISS.
A livello statistico tutte queste casualità non sembrano ragionevolmente spiegabili purtroppo: che ci si siano state inferenze diciamo umane nello sviluppo della fenomenologia in oggetto? Che si voglia nascondere dietro al paravento del contagio qualche altro fenomeno, passato invece per ora sotto traccia? Questo non sta a noi dirlo, sebbene l’esplosione delle rivolte nei penitenziari italiani, ben 29 contemporaneamente (!) [chiedono l’indulto, si dice, …], sembri quasi un messaggio coordinato al governo, visto che era impossibile che tale svolta governativa del week end potesse essere conosciuta agli insorti; governo che di tutta risposta ha inviato i carri armati a Palermo ed a Foggia [con le forze dell’ordine che hanno anche usato le armi, ndr] e, si dice, dispiegato le brigate meccanizzate dei Carabinieri nelle principali città del nord Italia (work in progress).
Lasciamo perdere il contemporaneo, incredibile contagio – domenica scorsa – del capo di stato maggior dell’esercito italiano, gen. Farina, ex comandante NATO delle truppe di terra europee (Brunssum), che oltre ad aver rallentato il dispiegamento dei mezzi corazzati dell’esercito [poi avvenuto] ha anche fatto ipotizzare il contagio dell’intero gruppo di comando delle truppe NATO in Europa in forza del contatto avvenuto al meeting di coordinamento di Wiesbaden in Germania del 6.3.2020. Capiamo dunque come le coincidenze davvero si sprechino oltre il dovuto, quasi a voler boicottare l’esercitazione militare alleata Defender2020 in nord Europa, che contemporaneamente ha anche portato altri 3’000 soldati USA, in aggiunta a quelli già esistenti, anche nel sud dell’Europa, ossia in Italia (???).
Certo, l’impressione è che dietro al contagio del COVID-19 in Italia, i cui numeri sembrerebbero in parte da verificare (…), potrebbero nascondersi trame ad oggi sconosciute. Certamente la verifica delle metodologia di innesco della crisi del virus sopra esposta, vista l’ombra oscura che implica, andrebbe opportunamente indagata.
Per vostra informazione, per quello che può valere, restiamo dell’idea che il COVID-19 sia del tutto sovrapponibile alle influenze originate anch’esse in Cina nel 1957 e nel 1968 , negli effetti attesi (verificheremo ad Agosto la nostra tesi).
Chiudiamo con il più classico dei work in progress.
Mitt Dolcino
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