Ormai gli interessi italiani e francesi sono ogni giorno più divergenti. Oggi il giornale filo-globalista e pro EU, la voce del progressismo elitario francese, Le Monde, si scaglia con una violenza – ed una chiarezza – rara contro la nomina USA di D. Malpass a capo della World Bank. Bisogna spiegare perchè Parigi si stia così innervosendo, in modo così scomposto. La posta in gioco è infatti altissima….
Prima di tutto, va detto che esistono due istituzioni finanziarie sovranazionali globali, l’FMI (la cui nomina è affare europeo) e la World Bank/Banca Mondiale (affare USA). La prima deve garantire la stabilità finanziaria globale; la seconda si preoccupa invece di promuovere lo sviluppo soprattutto nei paesi emergenti, erogando fondi oltre a finanziare progetti specifici ad esempio nell’energia rinnovabile, nell’agricoltura, nello sviluppo ecc. (…). Spessissimo i paesi beneficiari della World Bank coincidono con i paesi di fatto colonizzati dalla Francia in Africa, ossia quelli dove viene usato il franco CFA (che, lo ricordo, ha come tesoriere al Banca di Francia dove i paesi che aderiscono al CFA devono versare il 50% degli attivi delle banche centrali “per garantire la stabilità”, … , fatta semplice). Di fatto i paesi aderenti al franco CFA sono l’equivalente economico di essere colonie francesi (…).
Dunque, il nuovo inquilino della World Bank, decisamente pro-Trump – quale è Malpass – possiamo scommettere che porterà un taglio radicale a tutti i finanziamenti dell’Istituto nei paesi africani col franco CFA. Or dunque, di fatto mettendo a rischio la pace e dunque la stabilità di detti paesi (senza soldi che girano anche i locali coloured si innervosiranno e dunque non possono più garantire stabilità a favore dei soliti – leggasi, Parigi dovrà tirare fuori soldi di tasca sua per compensare i denari che non arriveranno più dalla World Bank; e coi gilet gialli in giro sarà missione quasi suicida, ndr -). Ricordo che la Francia nei paesi africani del franco CFA estrae materie prime a bassissimo costo, spesso facendo leva su presidenti pupazzo messi appositamente al potere (ricordo – tra gli altri – che il presidente algerino (dal 1999), Bouteflika, che vive da anni “malato in cura” in una enorme villa a Parigi, protetto dalla polizia francese, ndr). E’ per altro notizia delle scorse settimane che i Mirage francesi sono ripetutamente intervenuti a bombardare in Chad e Burkina Faso, proprio per scongiurare sommovimenti che potrebbero deporre i governanti filo francesi del paese (…).
La World Bank fino a ieri no allocava nessun denaro alla Libya! State certi che con la nuova gestione Malpass cambierà! (ed i francesi si incazzano….)
Questo fa capire come la morsa anti-Vichy si stia stringendo, inesorabilmente: la Francia ha osato in Libya e lavora assieme a Berlino anche e soprattutto verso un’emancipazione dagli USA; purtroppo il castello africano gli sta crollando addosso soprattutto nei paesi CFA attorno alla Libya, su tutti va ricordato lo strategico Niger dove Parigi estrae l’uranio di EDF (paese che, guarda caso, usa anch’esso il franco CFA). Ricordo per altro che in Niger gli USA recentemente hanno terminato una loro base militare (aerea, Niger AF 201), visto che da Sigonella non è pratico arrivare così in profondità (…). Dunque, se il Niger “frigge” la Francia perderà le teste di ponte da cui dal 2011 sta portando avanti l’operazione Barkhane “attorno” a Gheddafi prima ed ai giacimenti ENI del sud poi (le risorse francesi sono limitate, ricordatevelo). Ed anche smistando (ed incentivando) oltre che l’arrivo anche il passaggio di migranti provenienti dall’Africa nera da portare fino alle coste Tripoline per imbarcarli su gommoni, magari forniti dalle ONG europee per arrivare in Italia a litigare con Salvini (capito i migranti da dove arrivano? chi li fa arrivare? il perchè lo capiremo dopo…). Certamente tutto questo fa parte di un piano francese di lungo termine.
Inizio Operazione Barkhane: 2014, vedasi la coincidenza degli arrivi in Italia….
– Arrivi in Italia, dal Mediterraneo -:
2013–> 49’925 (fonte: UN/IOM)
2014–> 170’100 (fonte: UN/IOM) [inizio operazione “Barkhane”]
2015–> 153’842 (fonte: UNHCR)
2016–> 181’436 (fonte: UNHCR)
2017–> 119’369 (fonte: UNHCR)
2018 –> 23’370 (fonte: UNHCR)
Di fatto la nomina di David Malpass alla World Bank – un pasdaran trumpiano e dell’America First – velocizzerà il processo di balcanizzazione dei paesi del franco CFA; ben sapendo che, chiuso il processo di normalizzazione di rapporti con il gigante di Pechino, Washington punterà gli avversari geostrategici più piccoli e traditori (della NATO, leggasi Francia e Germania), ossia quelli facilmente “ridimensionabili“, non potendo chiaramente accettare una sfida alla pari della nuova Vichy formalizzata ad Acquisgrana lo scorso mese.
Da tale ribollire l’Italia ha molto da guadagnare, basta attendere senza perdere posizioni ed evitando forzature (tipo le inutili recenti uscite di Di Maio e Salvini – due artigiani della politica – contro Parigi); può essere che, tempo qualche trimestre, la Libya si riavvicinerà all’Italia, magari previa ridimensionamento del fattore Haftar (…). In tutto questo secondo molti il dominio francese in Africa targato CFA ha i giorni contati. Il problema è che, prospetticamente, Parigi dovrà sostituire le colonie africane con diciamo “altre colonie o equivalenti“; da tale contingenza deriva la recente e progressiva aggressività francese contro l’Italia, paese che a termine è il suo vero obiettivo, l’obiettivo di questo secolo.
Per questa ragione ritengo che vedremo moltiplicare gli sforzi francesi (ed europei, dopo le elezioni EU, un unicum) di destabilizzazione italica, siano essi finanziari, di spread, di competizione aziendale, forse anche di attentati, certamente con pressioni ai confini. E molto probabilmente cercando di spezzare l’Italia in più tronconi, piano ormai diventato di lungo termine al Quai d’Orsay, quasi di sopravvivenza per il benessere francese (verrebbe da direche l’Italia sarà sempre più infiltrata da elementi DSGE, …)
Non è un caso che tra il 2017 ed il 2018 sia stato proprio il conte Gentiloni Silveri di attinenze nobiliari d’oltralpe a nome del mondo filo francese oggi in seno al PD (dai tempi della scuola Hyperion e del rapimento Moro, ndr) a fare il primo passo verso le autonomie locali italiane, non la Lega (forzando un progetto automista che, viste le condizioni economiche attuali dell’Italia, è certamente in grado di disintegrare il paese “dal di dentro”, volutamente direi).
Senza gli USA l’Italia “tutta intera” non ne esce, questo è chiaro. Per tale ragione, anche in vista della fine del mandato trumpiano, uscire dall’euro sarà a breve l’unica possibilità italiana di rivendicare la propria Unità nazionale (…). L’esito non è scontato, per nessuno.
Mitt Dolcino