La loro azione è sempre stata tardiva — e comunque inadeguata a superare il “peccato originale” dell’Unione Monetaria Europea — ma comunque sufficiente a scongiurare una Götterdämmerung finanziaria. L’euro continua ad essere una moneta orfana e senza un fratello fiscale. Ogni volta, la Banca Centrale Europea viene lasciata da sola a fare il “lavoro sporco” e a trovare modi plausibili per aggirare i Trattati dell’UE. La pandemia ha portato la questione violentemente alla ribalta. Le emozioni sono diventate esplosive.
Non è più possibile, né economicamente né politicamente, continuare a guadagnare tempo facendo ulteriormente indebitare i paesi dell’Europa Meridionale, già sulla soglia di una fuga dai loro Titoli. La questione dell’Unione Fiscale dev’essere assolutamente affrontata, una volta per tutte.
“Gli italiani e gli spagnoli non perdoneranno l’Europa e noi tedeschi per un centinaio d’anni se li lasciassimo nei guai — ed è esattamente quello che stiamo facendo”, hanno scritto gli ex Cancellieri Sigmar Gabriel e Joschka Fischer sul Tagesspiegel. Hanno fatto riferimento al “ponte aereo di Berlino” del 1948 e al Piano Marshall degli Stati Uniti, facendo un importante passo in avanti.
Gli Stati del Sud non possono permettersi di ricostruire le loro economie dopo l’olocausto economico del Covid-19 aumentando il debito sui loro bilanci. Dev’esserci l’emissione congiunta di Titoli e una remissione del debito, sulla falsariga della Conferenza di Londra del 1953, quando la metà dei prestiti esteri della Germania fu cancellata, per il bene di tutti. L’ultimo rapporto di Unicredit sui danni subiti —
“questa è la madre di tutte le recessioni” — sostiene che il Pil dell’Eurozona, nel 2020, si ridurrà probabilmente del 13pc (ma per Goldman Sachs potrebbe toccare il meno 16 pc) — e ancora di più a Sud. Il rapporto debitopubblico/Pil arriverà fino a livelli giapponesi, conseguenza dei disavanzi di bilancio a due cifre e dell’effetto del “denominatore in contrazione”. Ma questi paesi non sono affatto come il Giappone.
L’Italia farà un balzo di 33pp, fino al 167pc del Pil, il Portogallo andrà al 146pc, la Grecia al 219pc (disastro), la Spagna al 126pc e la Francia al 123pc. Il rapporto potrebbe in parte migliorare, l’anno prossimo, se ci fosse una ripresa a forma di “V”. Ma cosa succederebbe se l’Europa andasse incontro a blocchi on-off o ad una seconda ondata? O se l’Italia fosse costretta ad ingoiare le garanzie sui prestiti (quasi il 50pc di Pil dopo l’ultimo “lancio di dadi” di questa settimana), nazionalizzando le banche?
Dovremmo concludere che il livello d’indebitamento dell’Italia sia andato oltre il punto di non ritorno, trattandosi di una debitrice sub-sovrana senza leva monetaria. I mercati stanno prendendo in mano la situazione. Lo spread sui Titoli Italiani, questa mattina, erano a 218pb sui Bund Tedeschi, nonostante i massicci acquisti di debito italiano fatti dalla BCE a partire dalla fine di marzo.
Questo significa che lo shock simmetrico dovuto al virus, fuori dal controllo di qualsiasi paese, si è trasformato nel tempo in uno shock economico asimmetrico, che ha colpito i Paesi vulnerabili più duramente degli altri, ampliando ulteriormente il divario Nord-Sud. Tutto questo è stato come gettare del sale nella ferita aperta della politica Italiana.
Nessun paese-membro dell’UE ha risposto quando Roma ha invocato la solidarietà europea, chiedendo kit-medici d’emergenza nei primi e cruciali giorni della pandemia. La scorsa settimana, dopo che il Vicepresidente della Camera dei Deputati ha strappato la bandiera dell’UE posta nel suo ufficio (in violazione delle regole), alcuni Consigli Regionali — dalla Liguria alla Toscana e fino all’Abruzzo — hanno ripetuto spontaneamente quel gesto. Qual’è stata la risposta degli integralisti dell’Eurogruppo al Risorgimento Italiano di questi ultimi giorni?
Dopo sedici ore di stallo, e fino alle cinque del mattino, hanno offerto ai debitori ancora più debito, secondo il modello greco del 2010. Ma questi prestiti, in seguito, dovranno pur essere rimborsati. Fabio Balboni della HSBC sostiene che il “Patto di Stabilità” sia stato sì sospeso, ma solo per il momento. Le regole sul deficit scatteranno in un secondo momento. Il Fiscal Compact tornerà ad imperversare — come una sorta di vendetta — e l’Italia dovrà ridurre il suo debito (1/20esimo ogni anno per la parte di PIL superiore al 60pc). Decisamente, siamo ai livelli di Sisifo.
La BCE può senz’altro continuare a comprare “Titoli Italiani”, ma può fare davvero il “QE per sempre” contro la veemente protesta dei principali Governi del Nord, indisponibili al “tutto quello che serve” del 2012?
L’Istituto IFO sostiene che la Bundesbank potrebbe un giorno dover sospendere i pagamenti “target2” del sistema BCE per proteggere la propria solvibilità. L’Eurogruppo ha comunque schivato l’idea dei “Coronabond”, anche a costo di un’altra, seppur più grave, spaccatura. Il pacchetto da 500 miliardi di euro comprende 100 miliardi per i piani di disoccupazione Kurzarbeit e, soprattutto, prestiti fino al 2pc del Pil di ogni Paese, da parte del “Fondo di Salvataggio” dell’UE (il MES). Gli Olandesi, in effetti, insistono ad imporre condizioni di “stigmatizzazione” che nessun Governo Italiano potrebbe mai accettare. Il denaro, ovviamente, potrà essere usato solo per combattere il Covid-19 e i beneficiari dovranno ripulire, di conseguenza, i loro conti pubblici.
“E’ una vergogna per l’Eurogruppo e per l’Europa” — è esploso il Ministro delle Finanze Francese Bruno Le Maire —
“Mentre noi contiamo migliaia di morti, i Ministri delle Finanze giocano con le parole e gli aggettivi. Saremo giudicati severamente sia dai mercati che dalle nostre stesse popolazioni”. Francia, Italia e Spagna hanno formato un “Fronte Latino” unito, cosa mai avvenuta nella crisi del debito del 2011-2012. Chiedono un piano di ripresa post-Covid finanziato dall’emissione congiunta di debito, con scadenze fino a 20 anni, per rilanciare l’Europa e prevenire anni di isteresi economica nel Sud.
Questo, naturalmente, farebbe attraversare il Rubicone e l’UE diventerebbe un animale diverso. E’ questo il punto. I francesi da un lato hanno ragione, ma è anche vero che stanno usando l’emozione generata dal Covid-19 per far rimbalzare la Germania nell’Unione Fiscale — come tentano da anni senza successo. Devono confrontarsi con l’inflessibile legalismo di Wolfgang Schauble, il “Dr. No” dell’era dell’austerità e ora Presidente del Bundestag Tedesco: l’arbitro finale di tutto quello che si librerà in Eurolandia.
Su un altro piano, anche lui ha le sue ragioni. Questa, in effetti, è la tragedia di quell’infernale progetto chiamato Unione Monetaria. Hanno tutti ragione. Il Dr. Schauble sostiene che sia una pericolosa follia invocare nuovi strumenti che richiederebbero una modifica del Trattato UE — arriverebbero comunque troppo tardi:
“Anche in tempo di crisi bisogna comportarsi correttamente, rispettare la democrazia parlamentare e lo Stato di Diritto. I Tedeschi hanno una Costituzione, ed è questa a dire cosa sia lecito o meno”. La Corte Suprema Tedesca ha già stabilito che le “eurobbligazioni congiunte” violino la Legge Fondamentale Tedesca. Eviscerano il Bundestag dei suoi “poteri fiscali” ed impegnano denaro a favore di un organo pan-europeo posto al di là del suo controllo legislativo. Nessun elettore tedesco, olandese, austriaco o finlandese acconsentirebbe a questo.
Tuttavia, se la Germania “restasse attaccata alle sue armi”, rischierebbe la morte dell’euro, del “mercato unico” e di tutto l’”esperimento europeo” del dopoguerra. Il Premier Italiano afferma che l’Europa perderà la sua “raison d’etre” se non riuscisse ad ottenere qualcosa che vada oltre i “prestiti alle condizioni ingiuriose dei Paesi Bassi” in quello che è il più grande shock del “tempo di pace” degli ultimi cento o più anni.
Perché mai l’Italia dovrebbe continuare a rinunciare agli strumenti sovrani di autodifesa, se l’UE non agisse? Matteo Salvini della Lega ha dato un’ulteriore versione della sua nuova agenda “Prima l’Italia”. Accusando il MES di essere il “Cavallo di Troia” della “Troika”, ha proposto di attingere all’imponente risparmio interno italiano per finanziare la ripresa:
“Vorrei emettere obbligazioni ‘Italian Pride’ per evitare di fare la stessa fine della Grecia. Non mi fido dei prestiti dell’UE. Sono degli squali”. È dunque tornata l’idea della “moneta parallela”, i “mini-bot”? Joschka Fischer e Sigmar Gabriel avvertono che l’Europa si “disgregherà” e cederà il suo futuro agli “estremisti di destra” se non raccogliesse la sfida portata dal Covid-19. Questo è il linguaggio dell’establishment di sinistra, naturalmente. Potrebbero dire la stessa cosa, ma all’inverso, i “difensori euroscettici” dello “Stato Nazionale Democratico”, contro le furfanterie del metodo Monnet.
Ma le implicazioni restano le stesse. Gli anni dell’austerità e della disoccupazione di massa hanno lasciato profonde cicatrici — e una costante diffidenza nei confronti delle élite dell’UE — in tutta l’Europa Meridionale. L’euroscetticismo si era affievolito durante la ripresa guidata dal QE, ma era rimasto in superficie, in attesa della crisi successiva. Nei prossimi giorni i Leader Europei usciranno fuori, senza alcun dubbio, con la solita gran confusione, inventandosi una sorta di “sicurezza ibrida del debito” per spargere fumo e guadagnare tempo.
Ma ottenere un qualsiasi accordo passando attraverso i loro Parlamenti Nazionali è decisamente un’altra questione. La geometria politica Europea, in effetti, sta diventando sempre più insidiosa. Deve comunque essere risolta, in un modo o nell’altro, la questione fondamentale, prima che questa pandemia sia finita: una vera Federazione o il ritorno alla “Sovranità Nazionale”? L’UE non potrebbe sopravvivere ad un’altra crisi come questa.
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Link Originale: https://www.telegraph.co.uk/business/2020/04/08/raw-emotion-unpayable-debt-have-brought-eus-simmering-north/ Scelto e tradotto da Franco *****
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