Fino ai governi PD c’erano voci alternative a quella governativa. Ad esempio quella di scenarieconomici.it che, poi diventata giallo-verde (vedrete a breve Rinaldi candidarsi per la Lega in centro-Italia, sono aperte le scommesse, ndr), sembra applicare alla lettera il metodo delle sinistre, tacere le verità scomode. Ad esempio, l’oro di Bankitalia, faccenda spinosa oggi ritornata agli onori delle cronache. Vero, nella Lega ci sono molte anime ma, essendo cresciuto col metodo Falcone, “Follow the Money“, alla fine sono purtroppo portato a considerare sempre e comunque anche i meri interessi personali e/o di casta; mi sono accorto che alla fine difficilmente ci si sbaglia. Ovvero, Borghi è certamente in minoranza nella Lega quanti meno sull’oro di Bankitalia (…), porello…
Ad esempio, avete sentito commenti, anche sulla stampa alternativa, sull’oro di Bankitalia di fatto NON più nella disponibilità italiana, come si ricava fattualmente nella risposta al Parlamento del capo del governo gialloverde? Poche se non nessuna, eh…. Appunto. Sapete che ha detto Conte in riguardo, precisamente? Sedete vi prego, vorrei evitare di avere sulla coscienza cadute dalla sedia di tipo traumatico.
Dunque, come riportato da MF, vedasi LINK, alla richiesta di chiarimenti di Fratelli d’Italia sulla disponibilità/proprietà dell’oro di Bankitalia, ha sottolineato quanto segue:
“anche dopo il superamento del gold standard, le banche centrali hanno continuato a possedere riserve auree, al fine di rafforzare la fiducia nella stabilità del sistema finanziario e della moneta e di diversificare il valore delle loro attività di riserva per mantenerne equilibrato il valore. Con il Trattato di Maastricht, per volontà degli Stati contraenti, sono state trasferite in maniera esclusiva all’Unione europea le competenze sovrane in materia di politica monetaria”.
“le riserve auree nelle disponibilità delle Banche centrali nazionali possono essere utilizzate, oltre che per interventi sul mercato dei cambi, anche per adempiere agli impegni nei confronti di organismi finanziari internazionali o per espletare il servizio di debito in valuta del Tesoro. Inoltre, non sembra possibile che le riserve auree possano essere rivendicate dai partecipanti al capitale di Banca d’Italia, i cui diritti patrimoniali sono limitati al valore del capitale e agli utili netti annuali”.
Di fatto questa presa di posizione ufficiale del capo del governo italiano, senza minimamente accennare che tale oro è stato accumulato utilizzando le risorse del popolo italiano PRIMA dell’entrata in vigore sia dell’Euro che di Maastricht, pone limiti oggettivi alla disponibilità futura dell’oro italiano, limiti pesanti come macigni. Infatti viene aggiunto quanto segue, come precisato dalla stessa Banca Centrale Europea (BCE):
“il divieto comprende qualsiasi erogazione finanziaria, anche in assenza di un obbligo di restituzione, al fine di tenere conto della finalità ultima della norma. Il trasferimento non oneroso, o comunque effettuato a prezzi inferiori a quelli di mercato, di attività finanziarie dal bilancio della Banca d’Italia a quello dello Stato rientrerebbe pertanto in tale divieto. Risulta quindi dall’assetto normativo descritto che la proprietà delle riserve auree nazionali è della Banca d’Italia, ente pubblico che svolge le funzioni di banca centrale della Repubblica Italiana. L’utilizzo della riserva aurea rientra tra le finalità istituzionali della Banca, a tutela del valore della moneta”.
In pratica si fa riferimento, in ragione di tale divieto d’uso dell’oro di Bankitalia (…), alla finalità di stabilizzazione di tutto l’euro sistema e non a necessità strettamente italiane. Infatti, ecco l’epitaffio del premier Conte:
“un intervento normativo volto a modificare gli assetti della proprietà aurea della Banca d’Italia, ancorché nell’ambito della discrezionalità politica del legislatore nazionale, andrebbe valutato, sul piano della compatibilità, con i principi basilari che regolano l’ordinamento del Sistema Europeo delle Banche Centrali“.
Dunque, con tale presa di posizione ufficiale del governo italiano da una parte si rimanda la decisione finale alla BCE, dall’altra viene esclusa a priori una ITALEXIT unilaterale da parte del governo. ITALEXIT che inevitabilmente sarebbe dovuta passare da una collateralizzazione dell’oro italiano ad esempio come strumento per “dollarizzare” temporaneamente il sistema monetario nazionale, come effetto prodromico al ritorno di una propria valuta nazionale lasciando l’euro. Questo era un piano ben conosciuto anche oltreoceano. Di fatto la presa di posizione di Conte azzoppa ogni eventuale progetto di ITALEXIT futuro di tipo “soft“, ossia imposto unilateralmente dall’Italia a soddisfazione dei propri interessi (di fatto l’opzione “dollarizzazione” viene “bruciata” da Conte).
A ben ricordare anche la Grecia di Varoufakis faceva affidamento su ca. 5 mld di dollari di prestito garantito dalla Russia per uscire dall’Euro (promessa fatta venire meno grazie alla 25 ora grazie alla contropartita offerta da Angela Merkel a Mosca di poter completare il North Stream II con approvazione di Obama, ndr [oggi Trump è letteralmente imbufalito per detta “concessione” obamiana]).
Dunque, l’impostazione data dal premier su come interpretare l’oro di Bankitalia sembra lasciare spazio solo ad una ITALEXIT “non soft“, quasi golpista, nel senso che l’utilizzo delle riserve auree ad es. come collaterale per dollarizzare il sistema economico italiano al di fuori dell’Eurosistema – come viatico per il ritorno alla lira – da oggi è ufficialmente precluso dalle affermazioni – ripeto – ufficiali del Governo, per altro non supportate da alcun comitato di saggi (…).
Ovvero, qualsiasi eventuale tentativo futuro di uscita dall’euro utilizzando a garanzia l’oro di Bankitalia – passo necessario per il fine di cui sopra – verrebbe interpretato come un atteggiamento legalmente ostile da parte degli altri Paesi membri dell’Unione, con tutte le conseguenze del caso (…). Venendo per altro meno la possibilità di un intervento “lampo”, ad esempio nel fine settimana (nel caso si dovrebbe passare prima per una cancellazione del Trattato di Maastricht, ossia a vari passaggi di prassi, preventivi, …).
A questo punto le speranze di evitare una pesante tassazione straordinaria nei prossimi 18 mesi atta a ridurre il debito statale italiano ormai obiettivamente fuori controllo, sembrano ormai ufficialmente defunte (leggasi: imposta patrimoniale, IMU sulla prima casa, riforma del catasto ad incremento di saldo, IVA al 25%+, emissione di miniBOT in forma onerosa per le famiglie italiane ecc., o un mix di quanto sopra).
Mitt Dolcino