«La crisi innescata dalla pandemia ha avviato il collasso dell’eurozona. Non c’è dubbio, se continuiamo su questa strada. L’Italia dovrà prendere in prestito enormi quantità di denaro e ci sarà un crollo del PIL di almeno il 10%. Il rapporto debito/PIL salirà presto al 180% o più. Il deficit sarà gigantesco: 15%, forse 20%. Bruxelles l’anno prossimo dirà: ‘Dovrai passare, diciamo, dal 18% al 7%’. Questo è un programma di austerità del PIL dell’11%. Qualsiasi governo che attua un programma di austerità dell’11% cadrà molto presto. Matteo Salvini entrerà nel governo e ti posso assicurare che la prima cosa che farà è un piano per l’uscita dell’Italia dall’euro. Quando l’Italia è fuori, siamo tutti fuori». (Cit. Ioannis Varoufakis 18/04/2020) Queste sono le paorole ex ministro delle finanze del governo Tsipras; come ricordate tutti Varoufakis si dimise in aperto contrasto con l’allora premier che in baraba alla democrazia referendaria volo’ a Berlino a firmare quello che il popolo gli aveva ordinato di non firmare…… il MES. Varoufakis e’ un economista di livello internazionale, una mente eccelsa in materia di economia monetaria ma sicuramente con un “pelo” non adattto alle trame della politica, come del resto dichiara lui stesso in questa intervista, quando fa riferimento alle trattative di cui fu protagonista con la Troika:
«Penso che avrei dovuto essere molto meno conciliante con la troika. Avrei dovuto essere molto più duro. Non avrei dovuto cercare un accordo interinale. Avrei dovuto dargli un ultimatum: ‘una ristrutturazione del debito, o oggi siamo fuori dall’euro’».
Evidentemente l’esperienza non gli ha giovato, se pensa che Salvini portera’ l’Italia fuori dall’euro, anche se, non conoscendo appieno la politica italiana, sicuramente Varoufakis ha usato il nome del capo della Lega solo per identificare un partito pro ITALEXIT. Ed in effetti anche tutti noi consideravamo tale la Lega, prima del voltafaccia del futuro genero di Verdini. Sempre continuando a leggere l’intervista si puo’ notar chiaramente che Varoufakis boccia, definendole sostanzialmente inutili, le misure adottate dalla Unione Europea per fronteggiare la crisi. “«Per cominciare, i 500 miliardi di euro sono quasi interamente prestiti. È esattamente ciò di cui l’Europa non ha bisogno, soprattutto come i paesi più colpiti, come l’Italia, la Spagna o la Grecia, che hanno la capacità minore di ottenere il necessario incremento del debito pubblico. Il motivo per cui gli eurobond – richiesti da nove paesi, tra cui la Grecia e il Portogallo – sono essenziali, è perché costituisce una ristrutturazione del debito, in modo che il debito non vada alle nazioni, ma è diffuso in tutta Europa. Essendo distribuito, il suo valore attuale netto totale si riduce nei prossimi 20 anni ed è quindi molto più gestibile”
Ora non puo’ sfuggire all’occhio attento l’ennesimo “assist” che la Meloni fa al Premier Conte. Come possiamo dimenticarci il “noi ci siamo se punta i piedi”, il vogliamo capire cosa intende Conte con “altrimenti facciamo da soli”…. fino quasi a giustificare Conte per il duro attacco ricevuto a reti unificate, facendo supporre che la caduta di stile, fosse dovuta alle tensioni accumulate nei forti litigi all’interno della maggioranza. Ora Giorgia, deve aver sicuramente tirato le fila ed a quanto pare lascia presupporre che Renzi, nonostante la scissione, abbia ancora il totale controllo del PD. E tutti noi sappiamo per chi tifa, visto che lui stesso lo ha dichiarato piu’ volte…… Germania, Biden e Cina!!!!
“Praticamente il Diavolo agli occhi di Trump”
da evitare assolutamente per chi spera in un aiuto per l’Italia da parte dell’attuale asse atlantico USA, UK e Putin. Assolutamente da mettere in rilievo anche l’ormai non piu’ ottimo feeling tra la Meloni e Salvini, i due partiti che erano sempre stati uniti all’interno del centro destra oggi, sistematicamente prendono decisioni diverse, basti pensare al voto sugli eurobond all’ultimo Consiglio Europeo, per non parlare della ormai chiara e contrapposta posizione nei confronti deI tema ITALEXIT. La domanda che ci facciamo cosa e’ successo??? da cosa sara’ dipeso questo allontanamento???… forse, una risposta anche a questo quesito la Meloni ce la potrebbe aver data con queste stesse parole. Non e’, ormai, un mistero la vicinanza dei due Matteo nazionali; non mancano entrembi, pur essendo l’uno al governo e l’altro all’opposizione, di non concordare su molte posizioni che lo stesso governo assume, sono ormai tutti e due apertamente schierati contro l’ITALEXIT ed a favore di questa Unione Europea, per non parlare dell’endorsement espresso da entrambi in Senato a favore di Mario Draghi come prossimo Presidente del Consiglio.
Ultimo argomento per avere un quadro completo, deve per forza riguardare l’economia monetaria che in questo momento e’ importante quanto la medicina. Vi aggiornero’ su quanto gia’ accenanto ieri a riguardo le recenti novita’ di azione che sta introducendo la Banca Centrale Europea, la quale sembra viaggiare ad una velocita’ inversamente proporzionale alla politica europea. Vi faro’ solo alcuni accenni, con la promessa che a breve uscira’ sull’argomento un nuovo articolo nel quale vi informero’ del lavoro che ho fatto in questi giorni con la collaborazione di Warren Mosler, vi speghero’ in antreprima cosa potrebbe fare di concreto il governo italiano che invece non fa e che nessuno ne parla. Bene, tornando alla BCE sta venendo fuori, sempre piu’ nei dettagli il nuovo “piano di acquisti” denominato “PEEP”. Il nuovo impianto e’ stato dettagliato per filo e per segno in un docuemento legale depositato ieri.
“È scritto da una mano ferma, consapevole del tranello mortale teso dal Covid-19 all’eurozona e della necessità di una strategia no limits, senza calcoli opportunistici. Azzardiamo, ma neanche troppo: la mano è quella di Mario Draghi” (cit. Il Giornale)
La sua intervista rilasciata al Financial Times, impeccabile per tempismo e per quella passata di evidenziatore flou sull’obbligo di «far più debito per evitare la depressione», è più che un indizio del preciso cambio di rotta impartito ad un Eurotower che, non più tardi di due settimane fa, aveva lo stesso atteggiamento pilatesco di Madame nei confronti degli spread. Proprio l’andamento del differenziale fra Btp e Bund tedeschi, ieri in picchiata a 161 punti, riflette la presa d’atto della rivoluzione quasi copernicana dell’istituto di Francoforte e della presenza di uno scudo capace di impedire surriscaldamenti sui titoli di Stato. Con il Pepp, infatti, è crollato il muro di Berlino: nell’inceneritore è finita la regola, resa finora intoccabile dalla Germania, che impediva di comprare titoli oltre il 33% del debito di ogni Paese. Una mossa senza precedenti, che libera le mani all’Eurotower, anche se sub judice: il rischio è quello di un ricorso presso la Corte di giustizia europea da parte dei custodi del rigore per «finanziamento monetario degli Stati». I falchi tedeschi, che hanno ancora un caso in sospeso presso la propria Corte costituzionale, hanno ripetutamente portato la Bce in tribunale per l’acquisto di bond, sostenendo che l’istituto è andato oltre i poteri consentiti acquistando oltre 2.600 miliardi di euro di debito dal 2015. I probabili oppositori potrebbero anche far leva sulla sostanziale sospensione della regola della capital key, che stabilisce un limite agli acquisti di bond in proporzione alle quote possedute dai singoli Stati nel capitale della Bce. D’ora in poi, invece, lo shopping sarà modulato, flessibile e con possibili deviazioni dalle regole. Se per esempio l’Italia ne avrà bisogno, verrà privilegiato l’acquisto di Btp piuttosto che di Bund, o di Oat francesi. Il Pepp include inoltre anche le scadenze brevi, fino a 70 giorni, contro il precedente limite di un anno, per dar modo di inserire per la prima volta la carta commerciale fra gli asset acquistabili. In pratica, è tutto coperto fino ai titoli trentennali. Mancano solo i bond Matusalemme, mentre nel carniere finiscono anche le obbligazioni greche. Con la speranza che non si tratti di un’uscita di sicurezza per chi si è riempito di sirtaki-bond e non vede l’ora di liberarsene e incassare, prima che sia troppo tardi, ricche plusvalenze. Insomma, siamo in presenza di un «whatever it takes 2.0», potenziato rispetto a quello lanciato di Super Mario. Ma proprio la potenza di fuoco dispiegata, circa 1.000 miliardi, e l’amplissimo perimetro d’intervento sollevano due interrogativi. Il primo:
“ha ancora senso lo scontro sul fondo salva-Stati, con o senza le condizionalità previste, visto che la Bce intende operare quasi come prestatore di ultima istanza e al suo raggio d’azione manca solo l’acquisto diretto, sul mercato primario, di bond pubblici?”
Il secondo
“perché all’interno dell’Eurotower c’è ancora chi, come il capo della banca centrale lituana, Vitas Vasiliauskas, spinge per l’uso del programma di emergenza Omt, che offre alla Bce la possibilità di fare acquisti illimitati del debito di un determinato Paese, ma a patto che sia stato attivato il Mes?”
Bene Amici, per stasera vi lascio con questi due quesiti…. con la promessa che vi sorprendero’…. buona riflessione!!!!!
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