Redazione: Nell’articolo proposto da Laura, Patrick Buchanan avverte l’America delle difficoltà che potrebbe incontrare nell’iniziare una nuova Guerra Fredda con la Cina dimenticando, forse, che la guerra è già cominciata e che s’incrocia con gli ultimi spasmi del globalismo che, a nostro parere, causerà il ridimensionamento del paese asiatico.
In conclusione, l’autore indica con notevole lucidità qual’è il punto debole della Cina e, quindi, la strada da seguire per vincere anche questa seconda Guerra Fredda.
L’egoismo, la prepotenza, la mancanza di democrazia, lo spregio per gli altri paesi la rendono ovunque malvista — dai paesi confinanti a quelli che ha circuito con finanziamenti irredimibili, concessi al solo scopo di acquisire materie prime, infrastrutture e territori.
Di conseguenza, potrebbe essere gran parte del mondo a combattere questa guerra, non solo gli Stati Uniti d’America.
Il lassismo morale generato dalle “false Crociate”, per come Buchanan lo ha denunciato, è senz’altro un fattore di cui tener conto ma a noi sembra che molte cose si stiano muovendo nella coscienza delle popolazioni non solo occidentali.
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Patrick J. Buchanan per The American Conservative
Aspramente attaccato per come ha gestito la pandemia, il Presidente Donald Trump — insieme agli organizzatori della sua campagna elettorale e al suo Partito — sta muovendosi per attribuire la colpa delle 80.000 vittime del Covid-19 (nei soli Stati Uniti) al PCC e al suo Segretario Generale, Xi Jinping, Presidente a vita della Repubblica Cinese.
“Ci sono prove significative che il virus abbia avuto origine in un laboratorio di Wuhan”, ha dichiarato il “Segretario di Stato” Mike Pompeo la scorsa settimana.
Lo stesso Trump sembra concordare con quest’accusa:
“Ciò che è accaduto è peggio di Pearl Harbour. E’ peggio delle Torri Gemelle. Non c’è mai stato un attacco come questo … L’epidemia poteva essere fermata in Cina. Proprio alla sua fonte”.
Al Congresso gira voce che si voglia sospendere l’”Immunità Sovrana” alla Cina, in modo che possa essere citata in giudizio per i danni causati dal virus.
Negli Stati Uniti, l’epidemia ha comportato la chiusura di tutte le attività ed una seconda Grande Depressione, che si prevede possa spingere il tasso di disoccupazione fino al 25%, come nel 1933.
La campagna di Trump ha cominciato a bersagliare il candidato Democratico in pectore, Joe Biden, soprannominandolo “Beijing Biden” sia per i suoi trascorsi con la Cina che per aver attaccato Trump, accusandolo di “xenofobia isterica” quando ha bloccato i voli aerei da e verso il paese asiatico. (1)
Ma, storicamente, come sono andati i fatti?
Senza alcun dubbio Trump è stato il primo Presidente, dopo decenni, ad avere assunto un approccio pragmatico riguardo la Cina.
In passato, sia i Repubblicani che i Democratici s’erano accordati, sottobanco, per favorire la crescita graduale del paese asiatico.
Di conseguenza, lasciarono fare quando (dagli anni 2000 in poi) la sua economia cominciò a scavalcare quella di Paesi come l’Italia, la Francia, la Gran Bretagna, la Germania ed il Giappone, fino a diventare la seconda “potenza economica” mondiale.
Inoltre, entrambi i Partiti preferirono ignorare la crescita del surplus commerciale cinese (verso gli Stati Uniti) che, dai pochi miliardi di dollari dei primi anni ‘90, man mano s’ingigantì fino a toccare, oggi, i 500 miliardi di dollari l’anno.
Infine, né Repubblicani né Democratici hanno mai prestato attenzione, se non di recente, alla crescente dipendenza da Pechino sia per la produzione di beni d’importanza critica per il settore militare, che per l’approvvigionamento di farmaci e “principi attivi”, indispensabili per la salute e la sopravvivenza degli Americani.
La Cina potente e ostile che oggi affrontiamo è dunque un prodotto delle scelte politiche degli Stati Uniti.
Ma, giunti a questo punto, cosa possiamo fare?
Ce la faremo a convivere pacificamente con questa potenza tutt’ora in espansione, o saremo costretti ad una nuova Guerra Fredda che potrebbe durare decenni, come quella che abbiamo combattuto per sconfiggere l’Impero Sovietico?
Gli Stati Uniti hanno vinto la prima Guerra Fredda perché furono in grado di sfruttare una situazione di vantaggio che oggi, però, non possiamo opporre alla Cina.
Dal 1949 al 1989 fu la NATO, supportata in Europa da 300.000 militari statunitensi, ad arginare l’Unione Sovietica.
Nessun Capo di Stato sovietico tentò mai di superare la linea di demarcazione stabilita a Yalta nel 1945 — e così gli Stati Uniti.
A est del fiume Elba, inoltre, il blocco sovietico mai riuscì ad offrire la libertà e la prosperità che, dopo la 2a GM, gli Stati Uniti, l’Europa Occidentale e il Giappone misero a disposizione dei propri popoli.
Per non dire del nazionalismo etnico (l’idea che i popoli abbiano il diritto di determinare la propria identità politico-culturale e il proprio destino) che mai si sopì in grembo alle nazioni e alle diverse etnie sottoposte alla dominazione dei sovietici.
Fu quindi l’America a vincere la battaglia per la conquista dei cuori e delle menti.
La Cina di oggi non soffre di queste problematiche (quanto meno non nella stessa misura dei sovietici) e conta, inoltre, quattro volte la popolazione degli Stati Uniti.
Al contrario dell’Unione Sovietica (che non poteva competere economicamente e tecnologicamente con gli Stati Uniti), la Cina è una concorrente capace e dinamica.
Se intraprendessimo una seconda Guerra Fredda con il paese asiatico non potremmo godere dell’iniziale vantaggio di cui l’America di Truman (uscita intatta dalla 2a GM) poté usufruire nei confronti della Russia di Stalin, le cui terre erano state depredate e spogliate dalla guerra.
Se il nazionalismo etnico frantumò l’Unione Sovietica in 15 diverse nazioni, la Cina di oggi è al contrario uno Stato sostanzialmente etnonazionalista, con i cinesi di etnia Han che costituiscono oltre il 70pc (1 su 1,4) degli abitanti dell’intero Paese.
Ci sono, è vero, milioni di Tibetani, Uiguri e Kazaki nel sud-ovest e nell’ovest della Cina, come anche decine di milioni di Buddisti, Cristiani, Musulmani, seguaci del Falun Gong e di altre minoranze religiose.
Ma la Cina è comunque diversa dall’Impero Sovietico — multietnico, multiculturale, multilingue — centrato su Mosca e controllato dall’etnia Russa, che andò in pezzi dopo il 1989.
Quali sono, allora, le debolezze della Cina? Sostanzialmente, è temuta e guardata con sospetto dai Paesi confinanti.
Dopo la guerra con l’India dei primi anni Sessanta, la Cina occupa tutt’ora alcune delle terre conquistate. Inoltre, rivendica il proprio dominio sull’intero Mar Cinese Meridionale, le cui acque e le cui risorse sono considerate di proprietà del Vietnam, della Malesia, di Singapore, dell’Indonesia, delle Filippine e di Taiwan.
Come se ciò non bastasse, le popolazioni di Hong Kong e Taiwan temono che Pechino li invada per estendere il suo controllo anche su di loro.
Persino Vladimir Putin ha motivo di essere sospettoso visto che Pechino guarda con bramosia le terre sterili — ma ricche di risorse minerarie [e di acqua] — della Siberia e dell’Estremo Oriente Russo, alcune delle quali appartenevano un tempo alla Cina.
In conclusione, la Cina odierna è una rivale molto più temibile dell’URSS di Stalin, di Krusciov e di Breznev.
Gli Stati Uniti, a loro volta, non sono più l’America di Ronald Reagan, che poteva vantare un’economia in ascesa e la radicata certezza che un giorno avrebbe finalmente visto l’ideologia di Lenin morta e sepolta.
I tre decenni seguiti alla Guerra Fredda, con le loro stupide e fallimentari “Crociate per la Democrazia”, hanno lasciato questa generazione senza la convinzione e la sicurezza di sé che aveva l’America della Guerra Fredda.
L’hanno lasciata con l’amaro in bocca e senza più il coraggio di investire sangue, lacrime e danaro per convertire la Cina ai valori e al modo di vivere americano.
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Note del Traduttore:
(1) Fin dal 1979 Biden si dichiarò favorevole alla crescita della Cina. Nel 2000 votò a favore dello “US-China Trade Relations Act”, che conferiva alla Cina il cosiddetto “normal trade status” — ovvero una condizione privilegiata e vantaggiosa negli scambi commerciali con gli Stati Uniti.
Inoltre, come accaduto per l’Ucraina, sembra che Hunter Biden, abbia fatto affari con la Cina, sfruttando le entrature del padre, Vicepresidente degli Stati Uniti.
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Link Originale. https://www.theamericanconservative.com/buchanan/would-america-beat-china-in-cold-war-ii/
Scelto e tradotto da Laura
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