E’ l’importante progetto per costruire un gasdotto lungo oltre 2.000 km, con un tratto sottomarino di ben 1.300 km. Servirà per portare in Europa [si osservi la cartina tratta da La Stampa] 15-20 miliardi di mc di gas naturale l’anno dai giacimenti al largo di Israele e di Cipro. Lo sbarco in Italia è previsto non lontano da Otranto. L’ultimo tratto, chiamato Poseidon, sarà realizzato a cura della Grecia e dell’Italia, tramite la Edison.
Sono a favore Israele, Cipro, la Grecia e in generale l’UE. Lo è anche la Francia (Edison è di proprietà francese e di recente Macron ha attaccato il Nord Stream russo-tedesco), ovviamente, mentre è ambigua la posizione degli Stati Uniti, che potrebbero vederci da un lato la riduzione della dipendenza dalla Russia ma, dall’altro, la riduzione del gpl potenzialmente importabile dall’America del Nord.
E’ contrario l’Egitto e non è troppo favorevole l’Eni (sarebbe stato mai possibile uno stop italiano al progetto, se l’Eni lo avesse veramente voluto?), perché puntano a realizzare uno hub del gas estratto nel Mediterraneo orientale direttamente in Egitto.
E’ contraria anche la Turchia, che non vuol perdere la posizione strategica di luogo di passaggio dei gasdotti dal Medio ed Estremo Oriente. Senza contare gli interessi, seppur non condivisi dalla comunità occidentale, sul tratto di mare a nord-nordest di Cipro.
Anche la Russia non può essere favorevole, per ovvie ragioni strategiche e di mercato.
Ambigua anche la posizione della Germania. Un blocco al progetto renderebbe più accettabile alla comunità occidentale che non ci sia alternativa al Nord Stream, ma non poteva certo dire di no, ufficialmente, al progetto East Med. Meglio, se l’analisi fosse fondata, che il “no” arrivi dall’Italia.
Il Governo italiano sulla questione è spaccato, da un lato la contrarietà del M5S, dall’altro il favore della Lega. La disputa si è risolta con un “no”, gridato da tutti i giornali italiani. Le ragioni del no possono essere raggruppate essenzialmente in due filoni, quello della “convenienza elettorale” e quello del “che cosa c’è sotto”.
Convenienza Elettorale
E’ la tesi riportata con grande evidenza ad esempio da “La Stampa”, che con il M5S ha quasi un conto aperto. Nel suo articolo, che ben sintetizza l’opinione maggiormente diffusa nel main stream, così scrive:
«Il Governo Italiano non ci ha fornito motivazioni concrete», racconta sotto garanzia di anonimato un diplomatico che lavora per uno degli altri Paesi coinvolti. «La nostra impressione è che ci siano ragioni elettorali dietro questo stop e non un ripensamento sul merito. Ma non sappiamo ancora se dopo le elezioni qualcosa si sbloccherà».
Ma viene subito da aggiungere se sia mai possibile un “no” ad un progetto che coinvolge imponenti investimenti e diversi Stati per una mera questione elettorale. Sarebbe accettabile dalla comunità internazionale?
Cosa c’è sotto?
L’opinione è ben rappresentata da una parte dell’articolo che Start Mag ha dedicato all’argomento che, sotto al titolo “I perché dell’eventuale no”, ha elencato le ragioni dell’eventuale stop governativo:
“Fa notare un addetto ai lavori italiano: “Roma non ha un interesse smodato a pompare il gas israeliano nella pipeline, visto che ha già dato l’ok al Tap in cui sarà pompato anche gas russo, ha appena siglato con Algeri nuovi accordi e ha aperto la porta al rigassificatore per il gpl statunitense. Inoltre, l’Eni sta estraendo gas per l’Egitto con il quale ha in progetto di farne un vero e proprio hub anche come produttore di gas liquefatto”.
Altre Considerazioni
Se prendiamo per vere le ragioni del possibile “no”, possiamo aggiungere che il Governo Egiziano avrebbe avuto la possibilità di ricattare sia l’Eni che il Governo Italiano, considerando la forte influenza che ha su Haftar e sulla Libia. E’ pacifico aggiungere che l’interesse dell’Eni per questo paese sia ben superiore a quello per lo East Med.
Ma certo non è solo l’Egitto ad avere armi di ricatto. Basti pensare ai sospetti su possibili ricatti a Salvini/Di Maio che però, nell’occasione, hanno preso posizioni opposte, forse solo per un gioco delle parti.
Anche la posizione degli Stati Uniti ha una certa dose di ambiguità, come già detto sopra. Va bene il Med Stream che riduce in prospettiva il gas importato dalla Russia, ma riduce in prospettiva anche quello potenzialmente importabile dal Nord America. E quindi, non potendo agevolmente dire “no” ad Israele, glie lo ha fatto dire dall’Italia. Fantascienza?
Considerazione Finale
Un blocco solo temporaneo potrebbe significare che alla base c’è solo una questione elettorale, ma anche che ci potrebbe essere chi vorrebbe entrare nel progetto, ma è stato tenuto fuori.
Un blocco definitivo potrebbe invece significare che l’analisi proposta nel “Cosa c’è sotto?” sia essenzialmente quella che corrisponde alla realtà.
Franco
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