Larry Alex Taunton per The American Spectator
Sono passati quasi 12 anni da quella notte dell’ottobre 2008, quando Barack Obama disse ad una folla di suoi sostenitori che erano “a cinque giorni di distanza dal trasformare radicalmente gli Stati Uniti d’America”.
Accendete il televisore e guardate il risultato: disordini razziali che stanno devastando le città di tutto il Paese, una disillusa generazione di giovani che esprime una rabbia violenta, ispirata dal fallimento delle promesse di Obama.
I Democratici, naturalmente, incolpano di queste “proteste per lo più pacifiche” il Presidente Trump, ma lasciamo che riflettano su questa considerazione: “Avrebbe potuto essere eletto, Trump, se Obama fosse riuscito a realizzare la trasformazione che aveva promesso?”.
Per quanto avesse potuto fare per “trasformare il Paese”, non avrebbe mai potuto soddisfare le speranze irrealistiche che aveva infuso nei suoi più ardenti e giovani sostenitori.
In quel discorso dell’ottobre 2008, tenuto presso l’Università del Missouri, promise loro “… politiche a favore della nostra classe media che creeranno nuovi posti di lavoro, facendo crescere l’economia in modo tale che tutti abbiano la loro possibilità, non solo l’Amministratore Delegato, ma anche il segretario e il custode … non solo il proprietario della fabbrica, ma anche gli uomini e le donne che ci lavorano”.
E inoltre “… nuove idee, una nuova leadership e un nuovo tipo di politica che favoriscano il buon senso rispetto all’ideologia. La fine delle politiche che danno sempre più soldi ai miliardari e alle grandi aziende”.
Com’è andata a finire?
Che i maggiori donatori del Partito Democratico sono “i miliardari e le grandi aziende”.
Se la son cavata piuttosto bene durante il mandato di Obama, mentre “al segretario e al custode” e “agli uomini e alle donne che lavorano in fabbrica” è andata molto meno bene.
Possiamo, a questo punto, incolpare Obama per i problemi irrisolti dei meno fortunati?
Possiamo dire che era sbagliato da parte sua promettere “possibilità di successo” basate sul niente?
I miei amici Mark Noonan e Matt Margolis hanno definito Obama il peggior Presidente della storia, ma se anche non foste d’accordo, è difficile negare che i suoi otto anni siano stati ben al di sotto di quanto aveva promesso.
Una delle ragioni per cui Hillary Clinton perse, nel 2016 (e questo al di là delle sue carenze personali e politiche), fu che l’”Obamanomics” aveva evidentemente fallito.
L’incapacità della Clinton di conquistare gli elettori della “classe operaia” in Stati come la Pennsylvania, il Michigan e il Wisconsin potrebbe essere interpretata come un referendum negativo sulle politiche di Obama.
Da allora, per spiegare la sconvolgente vittoria di Trump, i Democratici puntano il dito sulla “collusione russa”, ma dimenticano che la vera ragione del suo successo fu l’agenda economica “America First”.
In contrasto con tutte le previsioni degli “esperti”, le politiche di Trump hanno innescato un boom economico che ha prodotto il più basso tasso di disoccupazione afroamericana che mai sia stato registrato.
E come è stato ricompensato? Con la richiesta d’impeachment.
E’ assurdo, ma come può essere spiegato?
La ‘dissonanza cognitiva’ è un termine psicologico che descrive lo stress mentale, quando ci troviamo di fronte a situazioni che mettono a nudo il conflitto fra le nostre convinzioni — o quando riceviamo informazioni che contraddicono ciò in cui crediamo.
I Democratici hanno creduto in Obama anche se le sue politiche non stavano funzionando, fino a quando si sono confrontati con la realtà, sotto forma dell’elezione di Donald Trump.
Nessun candidato Repubblicano aveva vinto in Pennsylvania e nel Michigan dal 1988 … ma Trump c’è riuscito e la sua vittoria fu fonte di una ‘dissonanza cognitiva’ che i Democratici da allora cercano disperatamente di risolvere.
E così hanno dato la colpa prima alla Russia, poi al sessismo e, ora, al razzismo.
Ma la convinzione che l’America sia un paese irrimediabilmente razzista è il tratto distintivo dei Liberal, nel XXI secolo!
Secondo i Democratici, il razzismo nel nostro Paese è un male onnipotente.
Credono che (a) ogni problema che affligge la comunità nera sia causato dal razzismo e che (b) il Partito Repubblicano sia la manifestazione politica di questo male.
Votare Repubblicano significa votare per il razzismo, secondo i Liberal di tutto il mondo — e quindi tutti i 63 milioni di americani che hanno votato per far eleggere Trump sono colpevoli di razzismo!
Difendere questa convinzione è quello che i #BlackLivesMatter hanno mostrato di voler perseguire.
Quando i media affermano che i saccheggiatori e i piromani protestano contro la brutalità della polizia e il “razzismo sistemico”, le persone intelligenti dovrebbero porsi alcune domande.
Perché la morte di George Floyd a Minneapolis dovrebbe causare disordini, ad esempio, a Chicago? Sia il Sindaco che il Capo della Polizia sono neri, così come i Deputati Bobby Rush e Danny Davis — i Democratici che rappresentano la città al Congresso.
Se le sommosse (o quello che i media chiamano eufemisticamente “disordini”) riguardano il razzismo, perché Chicago dovrebbe essere teatro di saccheggi e vandalismo?
Perché le imprese di proprietà degli afroamericani sono state saccheggiate a Chicago e in altre città?
Perché i poliziotti neri sono stati feriti da sassi e bottiglie lanciate da manifestanti “per lo più pacifici”?
Quando i “dimostranti” saccheggiavano i negozi di Chicago, la città ha vissuto il più mortale fine settimana della storia moderna, con 25 persone uccise e altre 85 ferite da colpi di arma da fuoco.
Questi “disordini” — quello che un Tenente di Polizia di Chicago ha invece chiamato “caos” — ha portato a qualcosa in termini di proposte contro il “razzismo sistemico”?
Certo che no, ma lo stress della ‘dissonanza cognitiva’ ha causato una sorta d’isteria di massa fra i Democratici, volta a difendere la loro visione del mondo.
Dopotutto, Chicago ci ha dato Barack Obama, eletto per la prima volta nel 1996 come Senatore dello Stato dell’Illinois.
La città che ha prodotto il primo Presidente afroamericano d’America è ancora, dunque, nella morsa onnipotente del razzismo?
Chiunque faccia notare tali contraddizioni sarà automaticamente accusato di razzismo, per porre fine a qualsiasi esame critico della visione Liberal del mondo.
Se richiamare l’attenzione sui fatti vi rende razzisti, è perché i fatti disturbano il credo dei Liberal.
Ma il costo per preservare tali fantasie può portare alla distruzione della nostra civiltà.
L’analista politico di “Real Clear”, Frank Miele, ha visto dei segnali preoccupanti quando, la scorsa settimana, ha notato che “la violenza della folla stava sostituendo la polizia come standard di autorità”:
“Quando i bianchi s’inginocchiano davanti ai saccheggiatori per rinunciare al loro ‘privilegio bianco’, diventa palese il parallelo con la “Rivoluzione Culturale” di Mao o con la Kristallnacht di Hitler, la ‘Notte dei Cristalli’.
La Rivoluzione Culturale cominciò con un attacco ai “vecchi privilegi’, al “vecchio ordine’ rappresentato dai proprietari di negozi e dai Professori Universitari.
Per evitare la rabbia della folla, le vittime furono costrette a umiliarsi pubblicamente e ad autodenunciarsi, a confessare i loro “crimini” contro l’ideologia della massa. Non c’era modo di sfuggire all’ira demenziale dei ‘protettori della virtù’”.
Per chi vive lontano dalle folle urbane, la tentazione è quella di spegnere i televisori e ridere della follia che sta distruggendo le città americane.
Ma l'”ira demenziale” della folla non si accontenta di saccheggiare e bruciare le proprie comunità.
Brama il potere — il potere totale su tutto il paese — e non intende permettere che i poliziotti, o chiunque altro, le impedisca di ottenere ciò che vuole.
Non essendo riuscita a “trasformare” l’America, ora è pronta a distruggerla.
————
Link Originale: https://spectator.org/cognitive-dissonance-in-post-obama-america/
Scelto e tradotto da Franco
*****
Le immagini, i tweet e i filmati pubblicati nel sito sono tratti da Internet per cui riteniamo, in buona fede, che siano di pubblico dominio (nessun visibile contrassegno di copyright). In caso contrario, sarà sufficiente contattarci all’indirizzo info@mittdolcino.com perché vengano immediatamente rimossi. Le opinioni espresse negli articoli rappresentano la volontà e il pensiero degli autori, non necessariamente quelle del sito.