Tom Luongo per Gold Goats ‘n Guns
Gli Stati Uniti sono in piena guerra civile. È cominciata quattro anni fa subito dopo l’elezione di Donald Trump e si è trasformata in guerra aperta nel 2020.
Quando le proteste contro l’uccisione di George Floyd si sono trasformate in una rivolta generalizzata, ho pensato che potessero puntare a un qualcosa di molto più grande.
Nel giro di un paio di giorni è stato chiaro che negli Stati Uniti era in atto una “Rivoluzione Colorata”, dello stesso tipo di quelle che hanno avuto luogo in Ucraina, Georgia, Egitto, Serbia etc.
E’ anche chiaro che il “colore” della nostra rivoluzione non sia “arancione” o “marrone” o “viola”, ma “nero”.
Negare a Trump un secondo mandato è, a questo punto, un obiettivo dichiarato.
Ma la domanda che mi son posto è stata: “perché proprio ora?”
Credo che il motivo sia molto più profondo di quanto appaia e, probabilmente, ha a che fare con i tasselli del mosaico relativo alle vicende di Jeffrey Epstein, che Donald Trump conosce e che potrebbero “rompere le uova nel paniere” del Deep State.
E questo è il motivo per cui mi sto di nuovo interessando all’Ungheria. Non ne ho parlato molto negli ultimi mesi ma, forse, avrei dovuto.
Per me, le due grandi storie della scorsa settimana sono queste:
1) Trump che si è esplicitamente scagliato contro il Distretto Sud di New York (SDNY), rimuovendo il Procuratore Generale Geoff Berman.
2) La Corte di Giustizia Europea che ha respinto la “Legge ungherese anti-ONG”, che impedisce a George Soros di finanziare “gruppi rivoluzionari” in Ungheria.
La linea di fondo è che entrambe queste storie attaccano il cuore della “Rivoluzione Colorata” … ovvero gli interessi dei super-ricchi che la supportano.
Ma gli “utili idioti” che si sparano a vicenda nel centro di Seattle, o che abbattono la statua di Thomas Jefferson, non rappresentano la storia, quella vera.
Sono solo gli strumenti utilizzati dal Potere e, a cose fatte, saranno buttati in discarica.
Come in qualsiasi rivoluzione post-marxista di cui valga la pena discutere, gli “utili idioti” alla fine diventano “mangiatori inutili”– e questo il Potere non lo gradisce.
Ma dovevano cominciare a “gettare le basi della rivoluzione” e hanno dovuto usare, di conseguenza, quelle persone.
Più forti sono le “istituzioni culturali e il potere locali”, più a lungo e più duramente devono lavorare per poterle minare.
Gli Stati Uniti sono sotto costante attacco da prima ancora della 2a GM.
Bisogna tornare indietro fino al Comintern [3° Internazionale Comunista] … che non è mai finito, si è solo trasformato nelle ONG di oggi.
Trump e Orban hanno ben compreso questo problema e stanno cercando di smantellare quell’apparato.
A cominciare dallo SDNY [The United States District Court for the Southern District of New York].
È vicino al “luogo più fuorilegge del mondo” [Wall Street] … perché i crimini che vi vengono commessi — dalla finanza al controllo transnazionale esercitato dalla “Davos Crowd” — restano impuniti.
Accaparrarsi i “titoli di testa” dei giornali perché si è fatta una qualche multa — meno dello 0,1% del denaro e del potere rubato da Wall Street — non può essere considerato come un “efficace controllo esercitato dal Governo”.
La “Regulatory Capture” [quando un’agenzia di regolamentazione statale, creata per agire nell’interesse pubblico, agisce invece in favore degli interessi dominanti nell’industria o nel settore oggetto della regolamentazione] è reale e lo SDNY è il testimonial di tutto questo.
Chi vuole che Trump mantenga la promessa di “prosciugare la palude”, sappia che l’SDNY ne rappresenta la linfa vitale: il denaro.
Permette che i peggiori crimini restino impuniti e alimenta al contempo la folla di “Occupy Wall St.”, che si è poi trasformata in “Black Lives Matter” che ha dichiarato, a sua volta, una “guerra aperta” contro il Governo degli Stati Uniti.
E, fedeli agli insegnamenti marxisti, queste persone sono troppo stupide finanche per “essere suonate come flauti da quattro soldi in una Medieval Faire” del Mid West.
La rimozione di Berman sembrerebbe a prima vista una vendetta di Trump per la serie di procedimenti giudiziari che hanno spianato la strada al fallito Impeachment dell’inverno passato.
Ma, ancora una volta, la storia è molto più profonda di quanto possa sembrare a prima vista.
Trump e William Barr devono cercare le “fonti di finanziamento” degli Antifa, dei “Black Lives Matter” e di tutte le altre ONG che stanno veicolando denaro in questa “guerra civile”.
Tutto questo non sarebbe possibile senza porre lo SDNY sotto il loro controllo.
Dall’indignazione e dalla risposta di personaggi-chiave come Nancy Pelosi, Chuck Schumer, Jerry Nadler e persino lo stesso Berman, è chiaro che sia proprio questa la posta in gioco — hanno paura della vicinanza fra Trump e Barr.
Il “Re dei Neocon”, Bill Kristol, ha twittato questa chicca su The Atlantic:
✔@BillKristol — “Perché sostituire Berman? La risposta sta nel licenziamento d’inizio anno di Jessie Liu, l’ex Procuratore Federale di Washington … Una volta preso il controllo, la squadra di Barr ha intercesso nella condanna di Stone facendo archiviare il ‘caso Flynn …’” — https://www.theatlantic.com/ideas/archive/2020/06/why-bill-barr-got-rid-geoffrey-berman/613339/?utm_source=twitter&utm_medium=social&utm_campaign=share …
Questa è la Palude. Sta cercando a tutta velocità di proteggere un signore che fino a venerdì scorso non interessava a nessuno negli Stati Uniti.
Ovviamente, licenziare un “attorney” è un “grave esempio d’illegalità”, un’”espressione di dilagante autoritarismo” … e via dicendo con i soliti luoghi comuni.
Dopo qualche battuta d’arresto presso la “Corte Suprema” (il suo Presidente, John Roberts, è palesemente compromesso con la “palude”), la caccia a Berman di Trump e Barr ha quindi un senso profondo.
È stato Berman a supervisionare l’incursione nella casa di Jeffrey Epstein e, a quanto pare, ha ancora il controllo su ciò che si può fare con il materiale sequestrato.
E’ facile osservare con quanta forza e rapidità la difesa di Berman si sia impegnata a trasformare la vicenda in un altro giro di “Impeach Trump!”, accusato di aver fatto il suo lavoro.
Nadler sta già dicendo che Berman testimonierà davanti alla Commissione Giudiziaria della Camera.
I Twittaroli stanno presentando il licenziamento come un “obiettivo personale”, sufficiente per far incriminare sia Barr che Trump.
Ma è una sciocchezza.
E’ stato un colpo al “bersaglio grosso” che ha comunque costretto Berman ad andarsene, permettendo il subentro della sua assistente (Audrey Strauss) che, nel frattempo, ha fatto avanzare la palla.
Da questo momento può iniziare la “procedura di conferma” al Senato, relativa a chi sarà il vero sostituto di Berman.
Sarà il “terzo attorney” dello SDNY nominato dall’Amministrazione Trump.
Aveva già licenziato Preet Bharaha — fatto che portò alla nomina di Berman grazie a un “judicial fiat”, non attraverso una conferma del Senato.
Smontare la copertura dello SDNY è la chiave per scoprire ciò che sta realmente accadendo dentro la “Rivoluzione Nera” degli Stati Uniti — ed è per questo che la “palude” sta serrando i ranghi.
Analogamente a quanto sta facendo la “Corte di Giustizia Europea”, che copre il riciclaggio di denaro sporco delle ONG in Europa.
Per l’Ungheria, la lotta che vede Viktor Orban in prima linea è addirittura esistenziale.
Il Presidente ungherese deve fermare qualsiasi ulteriore destabilizzazione dell’Europa Orientale effettuato dalle ONG per conto dell’Unione Europea.
L’infiltrazione del neoliberismo nelle giovani generazioni ungheresi è molto profonda e rende sempre più difficile l’opposizione di Orban.
Per questo motivo il Presidente ha fatto approvare la cosiddetta “Legge anti-ONG”, per rendere pubbliche le fonti di denaro delle “organizzazioni straniere” che operano in Ungheria.
Lo scopo è quello di far uscire allo scoperto, pubblicamente, George Soros e il resto della “Davos Crowd” che opera in Ungheria.
L’obbiettivo è di toglier loro i finanziamenti necessari a comprarsi il Paese, attraverso le urne ma anche con una “Rivoluzione Colorata”, se la prima opzione non dovesse funzionare.
Orban (uno dei pochi sovranisti al potere in Europa, con una netta maggioranza parlamentare), di conseguenza, è sotto il costante attacco dell’Unione Europea.
Ma, allo stesso tempo, l’Ungheria è troppo piccola per stare da sola.
Non può alienarsi completamente l’Occidente (rappresentato dall’UE), né volgere completamente lo sguardo a Est, guardando alla Russia per essere protetta.
E’ per questo che dichiara l’Ungheria “Entità Sovrana” ma poi, alla fine, deve arrendersi agli sciacalli di Bruxelles … perché il Paese non potrebbe esistere al di fuori di quell’apparato — ne uscirebbe completamente distrutto.
Così combatte a casa propria, rinnovando il sostegno popolare e compiendo delle abili mosse a livello economico e infrastrutturale, ignorando al contempo l’ira dell’Unione Europea.
Non mi aspetto che Orban combatta contro l’UE e la “Corte di Giustizia Europea” — che nel frattempo ha respinto la “Legge anti-Soros”.
Ma avrà almeno ottenuto un po’ di trasparenza — niente a che vedere, comunque, con quello che Vladimir Putin ha fatto in Russia.
Per il momento, comunque, la “Open Society” di Soros e l’”Università dell’Europa Centrale” sono fuori dall’Ungheria.
Palese l’intensità con cui Orban sta combattendo questa guerra d’indipendenza dalla “Davos Crowd”.
Anche l’Ungheria, un piccolo paese di appena 10 milioni di abitanti, dev’essere schiacciata sotto il tallone di questi maiali che, ovviamente, sono “più uguali” di tutti noi, esattamente come le “truppe d’assalto” della “Rivoluzione Nera” che imperversano negli Stati Uniti.
A un certo punto Orban, come Trump, dovrà fare una mossa importante per cambiare in modo permanente la direzione del suo Paese — ma la “Legge anti-ONG” non è la collina su cui combattere questa battaglia.
Queste scaramucce sono lontane dalla “linea del fronte”, che passa in luoghi come Atlanta e Seattle, ma mettono in evidenza quanto sia grande la posta in gioco e quanto siano profondi i problemi.
Trump ha appena confermato di aver ben compreso la “posta in gioco” ed è disposto ad affrontare la più grande “operazione criminale” del mondo d’oggi.
E’ pronto a battersi contro la gente protetta dallo SDNY, sullo sfondo dell’assalto sfrenato alla sua presidenza e al futuro del Mondo Occidentale.
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Link Originale: https://tomluongo.me/2020/06/21/black-new-black-in-color-revolutions/
Scelto e tradotto da Franco
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