Redazione: Prima del GP d’Austria dello scorso week end, i piloti di F1 sono stati invitati ad inginocchiarsi in omaggio alla discutibile etica del BLM.
C’è chi l’ha fatto e chi no. Charles Leclerc ha detto che:
“Credo che ciò che conti siano i fatti e i comportamenti nella nostra vita quotidiana, piuttosto che gesti formali che in alcuni Paesi potrebbero essere considerati controversi. Non mi metterò in ginocchio, ma questo non significa che sono meno impegnato di altri nella lotta contro il razzismo”.
Daniel Ricciardo e altri, invece, hanno strizzato l’occhio ai “manifestanti antirazzisti”:
“Lo faremo per sostenere il Black Lives Matter, non c’è niente di politico [ma va?]. Nessuno verrà giudicato o criticato se non si mettesse in ginocchio”.
Max Verstappen è fra coloro che hanno deciso di non inginocchiarsi, con una dichiarazione in stile Leclerc:
“Sono molto impegnato nella lotta contro il razzismo, ma credo che ognuno abbia il diritto di esprimersi nel modo e nel tempo che vogliono. Oggi non m’inginocchierò ma rispetto e supporto le scelte personali di ogni pilota“.
L’esempio migliore ci sembra quello del russo Daniil Kviat, che riportiamo a seguire, nell’ottimo articolo de “Il Primato Nazionale”.
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Eugenio Palazzini per Il Primato Nazionale
“In ginocchio? Solo per Dio, Patria e Bandiera”.
E’ quanto ha dichiarato Daniil Kvyat, pilota russo di Formula 1, all’emittente russa “1TV”.
“Quando hanno suggerito d’inginocchiarci come gesto di lotta contro il razzismo, per me è stato incomprensibile” — ha spiegato il pilota dell’Alpha Tauri — “Questo gesto va contro la mia mentalità russa. Una persona s’inginocchia per la Patria, per la Bandiera e per Dio”.
Cristallino.
Inginocchiarsi è un gesto forte, impegnativo e dall’alto significato spirituale. Non può essere stracciato dal vezzo del “politicamente corretto”.
Sentirsi obbligati a compierlo, per seguire la scia del Black Lives Matter, è di un conformismo imbarazzante soprattutto per chi, come Kvyat, non ci sta a farsi manovrare.
Un uomo in piedi
Inutile dire che le parole del pilota russo non siano affatto piaciute a coloro che non sopportano che venga messo in discussione il “pensiero unico”.
Per lorsignori, tutti dovrebbero allinearsi senza obiettare.
E invece Kvyat, se vogliamo più di Leclerc, ha rimarcato il suo “niet”.
Lui, sul palcoscenico dell’effimero teatrino mediatico, ha deciso di non salirci.
E questo nonostante la prevedibile ridda di polemiche che le sue affermazioni avrebbero scatenato.
Ha deciso di evitarlo motivando la sua scelta senza usare mezzi termini.
Allo stesso tempo, checché ne dicano i buonisti preda dell’indignazione a orologeria, il pilota russo non potrà essere tacciato di razzismo solo per non essersi piegato ai diktat conformisti.
Come lui stesso ha spiegato: “Abbiamo mostrato la nostra posizione indossando, prima della gara, una maglietta con su scritto ‘End racism’”.
Ma non dovrebbe esserci la necessità di spiegarlo perché il rispetto degli altri passa dalla consapevolezza di ciò che si è. Senza fare tabula rasa della propria storia e della propria identità.
E’ in quel caso, semmai, che si generano mostri “intolleranti”, senza punti di riferimento spirituali e preda di una tarantolata iconoclastia.
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Link Originale: https://www.ilprimatonazionale.it/sport/kvyat-pilota-russo-di-f1-mi-inginocchio-solo-dio-patria-bandiera-162445/
Scelto e pubblicato da Franco
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