Venerdì 17 è stato un brutto giorno per un bel po’ di gente: dal Dipartimento di Giustizia del governo USA, è stato fatto trapelare che la data per il primo report del procuratore speciale Durham sull’Obamagate, è ancora prevista a fine estate.
Nei mesi scorsi, erano trapelate invece voci secondo cui la “pandemia” del Covid-19 aveva fatto rallentare le indagini, lasciando supporre possibili ritardi rispetto alle elezioni USA di novembre.
Nel frattempo, il Judiciary Committee del Senato USA continua a declassificare documenti sulle autorizzazioni FISA (Foreign Intelligence Surveillance Act) illegali, con cui la campagna di Trump fu illegalmente spiata.
Personalmente ho trovato interessante questo documento in particolare.
Riguarda una serie di commenti autografi di P. Strozk, ritrovati in merito ad un articolo del New York Times del 14 febbraio 2017; la loro pubblicazione fa collassare la narrazione pubblica dei media anti-Trump ed assume notevole importanza, vedremo più avanti perché. Qua sotto il link all’articolo originario.
https://www.nytimes.com/2017/02/14/us/politics/russia-intelligence-communications-trump.html
Per coloro che non hanno avuto la possibilità di approfondire prima o non ricordano: Strozk era un agente dell’FBI di rango molto elevato, che occupava una posizione preminente nell’operazione di controspionaggio avviata dall’FBI il 31 luglio 2016.
Con tale operazione, utilizzando i poteri dell’amministrazione USA, i democrats tentarono di screditare Trump come canditato e poi di abbatterlo una volta eletto.
Sotto vediamo scambi di messaggi di Strozk del 2016, con un altro agente FBI nonché sua amante, Lisa Page, in particolare il celebre “Potus [OBAMA, NdA] vuole sapere tutto ciò che stiamo facendo” di Page.
Il documento declassificato dimostra che Strzok ed altri in posizioni di leadership dell’FBI erano perfettamente a conoscenza delle falsità contenute nel dossier Steele.
Strzok commenta l’articolo del NYT del 14 febbraio 2017 scrivendo “recenti interviste e indagini, tuttavia, rivelano che Steele potrebbe non essere in grado di giudicare l’affidabilità della sua rete di sub-informatori“.
Il documento dimostra inoltre che l’affermazione dell’FBI alla corte della FISA secondo cui “l’FBI ritiene che gli sforzi della Russia per influenzare la politica degli Stati Uniti siano stati probabilmente coordinati tra i servizi segreti russi e la campagna di Trump” sono senza fondamento.
Infatti, nei suoi commenti all’articolo del Times, Strzok afferma che “non abbiamo visto alcuna prova di individui affiliati al team Trump in contatto con funzionari dell’intelligence. . . Non siamo a conoscenza di alcun consulente Trump impegnato in conversazioni con i funzionari dei servizi segreti russi“.
Vabbè voi direte…il dossier Steele, secondo cui Trump era colluso con la Russia, non ha niente a che fare con l’Italia…SBAGLIATO !!!
Fu l’agente FBI Michael Gaeta che, il 5 luglio 2016, si recò a Londra per incontrare l’ex agente dei servizi britannici Christopher Steele, l’autore del falso dossier Steele. Michael Gaeta, nel 2016 era l’assistente dell’attaché legale dell’FBI presso l’Ambasciata degli Stati Uniti a Roma.
Steele si servì di affermazioni non comprovate, provenienti da fonti di seconda e terza mano per compilare il dossier sui presunti cospiratori russi che avrebbero con la campagna di Trump, per influenzare le elezioni USA.
Steele fu pagato dalla società di ricerca vicina ai democrats Fusion GPS, nello specifico dallo studio legale Perkins Coie, che ricevette l’incarico dalla campagna di Hillary Clinton e dal Democratic National Committee (DNC).
E’ vero, avevamo già notizie certe sulla falsità del dossier Steele, ma possiamo ora riflettere meglio sul fatto che il dossier Steele è stato l’inizio, anche fuori dagli USA, della “charachter assassination” di Trump.
Screditando a priori Trump, dal 2017 nell’EU i media hanno facilmente ottenuto che i cittadini ignorassero le sue tesi, le sue proposte, il merito delle sue affermazioni…che sono a dir poco critiche con l’EU e la Germania.
Questo è sempre stato lo schema usato quotidianamente dai media dell’EU, in ultima analisi per impedire che l’esempio di politica sovranista degli USA con Trump – a favore del ceto medio e contro il commercio estero dannoso per le attività produttive nazionali – venga imitato anche qui.
La demolizione di questa narrazione pubblica anti-Trump, probabilmente sta iniziando anche da noi. A quanto pare però continuano a caderci…peggio per loro !
Pepito Sbazzeguti
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