Giuseppe Sandro Mela per Senza Nubi
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In sintesi:
— Al 31 dicembre 2019 risiedono in Italia 60.244.639 persone, l’8.8% stranieri
— Nel 2019 sono stati iscritti all’anagrafe (per nascita) 420.170 bambini, -4.5%
— Nel corso del 2019 la differenza tra nati e morti (saldo naturale) è di -214.000 unità
— 844 mila in meno in cinque anni
— Nel 2019 182.154 cittadini si sono trasferiti all’estero: +16,1%.
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Bilancio demografico nazionale. [Testo integrale pdf]
Sommario:
«Al 31 dicembre 2019 la popolazione residente è inferiore di quasi 189.000 unità (188.721) rispetto all’inizio dell’anno.
Il persistente declino avviatosi nel 2015 ha portato a una diminuzione di quasi 551.000 residenti in cinque anni.
Rispetto all’anno precedente, si registra il nuovo minimo storico di nascite dall’unità d’Italia, un lieve aumento dei decessi e più cancellazioni anagrafiche per l’estero.
Il numero di cittadini stranieri che arrivano nel nostro Paese è in calo (-8,6%), mentre prosegue l’aumento dell’emigrazione di cittadini italiani (+8,1%).
Al 31 dicembre 2019 la popolazione residente in Italia ammonta a 60.244.639 unità, quasi 189 mila in meno rispetto all’inizio dell’anno (-0,3%).
Rispetto alla stessa data del 2014 diminuisce di 551.000 unità, confermando la persistenza del declino demografico che ha caratterizzato gli ultimi cinque anni.
Il calo di popolazione residente è dovuto ai cittadini italiani, che al 31 dicembre ammontano a 54.938.000 unità.
236.000 in meno dall’inizio dell’anno (-0,4%) e circa 844.000 in meno in cinque anni: una perdita consistente, di dimensioni pari, ad esempio, a quella di province come Genova o Venezia.
Nello stesso periodo, al contrario, la popolazione residente di cittadinanza straniera è aumentata di oltre 292.000 unità attenuando in tal modo la flessione del dato complessivo di popolazione residente.
Il ritmo di incremento della popolazione straniera si va tuttavia affievolendo.
Al 31 dicembre 2019 sono 5.306.548 i cittadini stranieri iscritti in anagrafe, l’8,8% del totale della popolazione residente, con un aumento, rispetto all’inizio dell’anno, di sole 47 mila unità (+0,9%).»
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La recessione demografica è dovuta ai cittadini italiani
Al 31 dicembre 2019 la popolazione residente in Italia ammonta a 60.244.639 unità, quasi 189.000 in meno rispetto all’inizio dell’anno (-0,3%).
Rispetto alla stessa data del 2014 diminuisce di 551.000 unità, confermando la persistenza del declino demografico che ha caratterizzato gli ultimi cinque anni.
Il calo di popolazione residente è dovuto ai cittadini italiani, che al 31 dicembre ammontano a 54.938.000 unità, 236.000 in meno dall’inizio dell’anno (-0,4%) e circa 844.000 in meno in cinque anni: una perdita consistente, di dimensioni pari, ad esempio, a quella di province come Genova o Venezia.
Nello stesso periodo, al contrario, la popolazione residente di cittadinanza straniera è aumentata di oltre 292.000 unità attenuando in tal modo la flessione del dato complessivo di popolazione residente.
Il ritmo di incremento della popolazione straniera si va tuttavia affievolendo. Al 31 dicembre 2019 sono 5.306.548 i cittadini stranieri iscritti in anagrafe, l’8,8% del totale della popolazione residente, con un aumento, rispetto all’inizio dell’anno, di sole 47.000 unità (+0,9%).
Più contenuto il calo di popolazione al Nord
Nel 2019 la distribuzione della popolazione residente per ripartizione geografica resta stabile rispetto agli anni precedenti.
Le aree più popolose del Paese si confermano il Nord-ovest (dove risiede il 26,7% della popolazione complessiva) e il Sud (23,0%), seguite dal Centro (19,9%), dal Nord-est (19,4%) e infine dalle Isole (11,0%).
Il decremento di popolazione coinvolge tutte le ripartizioni: nel Nord-ovest e nel Nord-est è contenuto (rispettivamente -0,06% e -0,03% rispetto a inizio anno), mentre i maggiori decrementi, sopra la variazione media nazionale (-0,31%), si rilevano nelle Isole (-0,70%) e al Sud (-0,63%).
A livello regionale, il primato negativo in termini di perdita di popolazione è del Molise (-1,14%), seguito da Calabria (-0,99%) e Basilicata (-0,97%).
All’opposto, incrementi di popolazione si osservano nelle province di Bolzano e Trento (rispettivamente +0,30% e +0,27%), in Lombardia (+0,16%) ed Emilia-Romagna (+0,09%).
I cittadini stranieri risiedono soprattutto nel Nord e nel Centro.
Il primato di presenze, in termini assoluti, va alle regioni del Nord-ovest con 1.792.105 residenti di cittadinanza straniera, pari a oltre un terzo (33,8%) del totale degli stranieri.
Un cittadino straniero su quattro risiede nelle regioni del Nord-est e in quelle del Centro.
Più contenuta è la loro presenza nel Sud (12,1%) e nelle Isole (4,8%).
Rapportando la popolazione residente straniera a quella totale si conferma un’incidenza superiore al 10% al Centro-nord, in linea con il 2018.
Anche nel Mezzogiorno il rapporto resta stabile, ma più moderato rispetto al resto d’Italia: 4,6 residenti stranieri per cento abitanti nel Sud e 3,9 nelle Isole.
Meno nascite e più decessi ovunque con l’eccezione di Bolzano
Prosegue la dinamica naturale negativa della popolazione, che ancora una volta fa registrare un deficit significativo di “sostituzione naturale” tra nati e morti, in linea con la tendenza negativa in atto da diversi anni.
Nel corso del 2019 la differenza tra nati e morti (saldo naturale) è di -214 mila unità.
Il saldo naturale della popolazione residente, nel complesso, è negativo in tutte le regioni: unica eccezione la provincia autonoma di Bolzano, che prosegue il suo trend positivo in termini di capacità di crescita naturale.
Il tasso di crescita naturale, che si attesta a -3,6 per mille a livello nazionale, varia dal +1,5 per mille di Bolzano al -8,1 per mille della Liguria.
Anche Friuli-Venezia Giulia, Piemonte e Molise presentano livelli del saldo naturale particolarmente accentuati, superiori al -5,5 per mille.
Il deficit di nascite rispetto ai decessi è tutto dovuto alla popolazione di cittadinanza italiana (-270 mila), mentre per la popolazione straniera il saldo naturale resta ampiamente positivo (+55.510). Il tasso di crescita naturale degli stranieri è pari in media nazionale a 10,5 per mille.
Anche per gli stranieri il valore più elevato si registra nella provincia di Bolzano (13,3 per mille), quello più basso in Sardegna (5,1 per mille).
Senza il contributo fornito dagli stranieri, che attenua il declino naturale della popolazione residente in Italia, si raggiungerebbero deficit di sostituzione ancora più drammatici.
Nuovo record negativo per le nascite
Il record negativo di nascite dall’Unità d’Italia registrato nel 2018 è di nuovo superato dai dati del 2019: gli iscritti in anagrafe per nascita sono appena 420.170, con una diminuzione di oltre 19 mila unità sul 2018 (-4,5%).
Il calo si registra in tutte le ripartizioni, ma è più accentuato al Centro (-6,5%).
I fattori strutturali che negli ultimi anni hanno contribuito al calo delle nascite sono noti e si identificano nella progressiva riduzione della popolazione italiana in età feconda, costituita da generazioni sempre meno numerose alla nascita — a causa della denatalità osservata a partire dalla seconda metà degli anni Settanta — non più incrementate dall’ingresso di consistenti contingenti di giovani immigrati.
Negli ultimi anni si assiste anche a una progressiva diminuzione del numero di stranieri nati in Italia, così che il contributo all’incremento delle nascite fornito dalle donne straniere, registrato a partire dagli anni duemila, sta di anno in anno riducendosi.
Nel 2019 il numero di stranieri nati in Italia è pari a 62.944 (il 15,0% del totale dei nati), con un calo di 2.500 unità rispetto al 2018 (-3,8%).
Il peso percentuale delle nascite di bambini stranieri sul totale dei nati è maggiore nelle regioni dove la presenza straniera è più diffusa e radicata: nel Nord-ovest (21,1%) e nel Nord-est (21,2%). Un quarto dei nati in Emilia-Romagna è straniero (25,0%), in Sardegna solo il 4,3%.
Il tasso di natalità del complesso della popolazione residente è pari al 7,0 per mille.
Il primato è detenuto dalla provincia autonoma di Bolzano (9,9 per mille) mentre i valori più bassi si rilevano in Liguria (5,7 per mille) e in Sardegna (5,4 per mille).
Stabili gli iscritti in anagrafe dall’estero
Le iscrizioni dall’estero nel 2019 ammontano a 333.799, solamente lo 0,4% in più rispetto al 2018.
Aumenta invece il numero delle persone che si trasferiscono all’estero: nel 2019 i cancellati per l’estero sono stati 182.154, il 16,1% in più rispetto all’anno precedente. Il saldo migratorio con l’estero si è quindi ridotto a 152 mila unità nel 2019.
Gli iscritti in anagrafe provenienti da un Paese estero sono soprattutto cittadini stranieri (78,2%); aumenta, tuttavia, il numero di italiani che rientra dopo un periodo di emigrazione all’estero (sono 73.000 nel 2019, 26.000 unità in più rispetto al 2018).
Le persone che nel 2019 hanno lasciato il nostro Paese per trasferirsi all’estero sono 182.000, con un aumento di 25.000 unità rispetto al 2018.
Tra questi, la componente dovuta ai cittadini stranieri è cresciuta del 39,2% rispetto all’anno precedente e ammonta a 56.000 cancellazioni.
Prosegue, inoltre, l’aumento dell’emigrazione di cittadini italiani: si sono trasferiti all’estero in 126.000 con un incremento dell’8,1% rispetto al 2018.
Va considerato che, tra gli italiani che trasferiscono all’estero la loro residenza, una quota è da imputare ai cittadini in precedenza stranieri che, una volta acquisita la cittadinanza italiana, decidono di emigrare in Paesi terzi o di fare ritorno nel luogo di origine.
Una tendenza che negli ultimi anni sta acquistando sempre più consistenza: nel 2018, le emigrazioni di questi “nuovi” italiani ammontavano a circa 35.000 (30% degli espatri, +6% rispetto al 2017).
I saldi migratori per l’estero mostrano un bilancio negativo per gli italiani (-53.000) e positivo per gli stranieri (+205.000).»
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Link Originale: https://senzanubi.wordpress.com/2020/07/20/italia-demografia-188721-in-meno-in-un-anno-844mila-in-cinque-anni/
Scelto e pubblicato da Franco
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