Hadrien Desuin per Revue Conflit
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Thomas Gomart, Direttore dell’IFRI (principale think tank francese per le relazioni internazionali), ha appena pubblicato “Le Retour du risque géopolitique, Le triangle stratégique Russie, Chine, États-Unis”.
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D: La globalizzazione del commercio si scontra con il ritorno della geopolitica?
R: Il “commercio morbido” di Montesquieu ha fatto il suo tempo.
I commerci hanno cominciato a ristagnare nel 2009-2010, mentre lo scambio d’informazioni è continuato a crescere in modo esponenziale.
La globalizzazione sta accelerando in termini tecnologici ma sta riducendosi in termini politici e istituzionali.
È un ritorno alla logica del potere.
La comunità imprenditoriale ha visto dei “mercati emergenti”, non delle “potenze emergenti”. Una mancanza assai deplorevole.
D: Il triangolo Russia-Cina-USA ha strutturato il mondo dal 1971, ma la Russia non è oggi di troppo?
R: Il 1971 vide il viaggio di Nixon in Cina. All’epoca, rappresentava il segmento più debole del triangolo e Nixon ci andò proprio per indebolire l’URSS.
Quarantacinque anni dopo il segmento debole è diventato la Russia, che fa fatica a rimanere nel trio.
Oggi, a quanto possiamo dire, la Cina continuerà a crescere, gli Stati Uniti sono in un declino molto relativo e la Russia continuerà a contrarsi.
Cina e Stati Uniti: 35% della ricchezza mondiale — Russia meno del 3%.
Nel 1991 l’economia cinese e quella sovietica erano paragonabili. Oggi l’economia russa rappresenta il 20% di quella cinese.
La Russia cerca di tenere il passo di Washington e Pechino con mezzi paragonabili a quelli della Francia e del Regno Unito.
Palese la fortissima distorsione fra le sue ambizioni e i suoi mezzi.
D: La Russia aveva annunciato di volgersi verso l’Asia e le sanzioni europee hanno accelerato quest’intenzione.
R: Gli occidentali hanno perso l’ancoraggio con la Russia alla fine della Guerra Fredda.
Grazie a legami storici, culturali e umani di ogni tipo, l’Unione Europea è il primo partner commerciale della Russia con il 50% del suo commercio estero.
In sostanza, è la porta d’ingresso della Russia alla globalizzazione.
Le sanzioni stanno chiudendo questa porta ma le élite russe pensano molto di più delle nostre in termini geopolitici.
Per loro, la Russia è anche una “Potenza del Pacifico” e quindi deve far parte dell’hub globale asiatico.
Dopo l’annessione della Crimea, la Russia vuol dimostrare di essere una grande nazione che sta costruendo una partnership con la Cina, in particolare nel campo energetico.
Ma l’asimmetria fra i due paesi è enorme!
Inoltre, l’ultimo conflitto militare russo-cinese risale al 1969 ed è ancora fresco nella memoria.
Il ruolo centrale della Russia, nel Pacifico, deve quindi essere inteso in modo geopoliticamente molto sfumato.
D: C’è tuttavia una complementarità energetica russo-asiatica che pesa molto …
R: Naturalmente. Sia con la Cina che con il Giappone e la Corea.
Putin ritiene che il principale successo della sua politica estera sia stato il Trattato sul confine sino-russo del 2005.
Inoltre, presso l’”Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai” russi e cinesi stanno cooperando per la stabilizzazione dell’Asia Centrale.
Ma l’80% della popolazione russa vive nel territorio europeo e continua a guardare verso ovest, anche se è alla ricerca di alternative.
Ci riuscirà? Non ne sono sicuro.
D: “Ho preso la Russia come il Generale de Gaulle ha preso la Francia”, ha detto una volta Vladimir Putin. In che misura la sovranità di Putin è una variante russa del gollismo?
R: Non siamo riusciti ad andare oltre la visione di un Putin che o è gollista o è cechista [https://it.wikipedia.org/wiki/%C4%8Ceka].
Per gli ambienti diplomatici e intellettuali Putin è un cechista che mai uscirà dal suo status.
Per gli ambienti economici e militari, invece, è un gollista che ha restituito la grandezza al suo Paese.
Ma non c’è paragone. In sostanza, la Russia non ha alleanze a differenza della Francia gollista.
In realtà, abbiamo un problema geopolitico con la Russia e questa ha un problema geo-economico con noi.
La gestione della crisi ucraina è stata delegata alla Commissione Europea, perché l’Unione Europea non è un attore geopolitico.
Inoltre, Bruxelles ha promosso l’integrazione regionale in tutto il mondo, ad eccezione dello spazio post-sovietico.
Sono due contraddizioni molto forti che hanno reso improbabile una partnership con la Russia.
Inoltre, l’Europa è molto a disagio con potenze come la Russia e la Turchia.
Quanto a Putin, è molto condiscendente verso il progetto europeo, soprattutto perché non ci crede. La Brexit non può che ancorarlo a questa convinzione.
D: Anche i paesi dell’Europa Centrale spingono per un confronto
R: Abbiamo un’Europa composita, tutti usano l’Unione Europea per spingere i loro interessi.
Questi piccoli paesi hanno un peso che non potrebbero mai avere al di fuori dell’Unione.
Il Partenariato Orientale, ad esempio, è sotto l’influenza polacco-svedese.
Il tema del “vicinato europeo” ha forti risonanze storiche con due paesi: la Turchia e la Russia.
D: Secondo te, l’energia, gli aspetti militari e digitali sono le tre grandi questioni che strutturano il mondo. Perché fra le tre hai scelto il digitale? Parlando di “bomba digitale” non stiamo un po’ fantasticando sulla “guerra digitale”?
R: Sul fronte del digitale, i protagonisti principali sono negli Stati Uniti.
Per parafrasare John Connally e la sua affermazione sul dollaro, potremmo dire: “Internet è il nostro sistema, ma anche il vostro problema”.
Internet è il centro nevralgico del sistema mondiale. Chi domina Internet domina il mondo.
Internet è anche il mezzo principale per mantenere il controllo sui suoi principali alleati giapponesi ed europei.
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Link Originale: https://www.revueconflits.com/entretien-russie-chine-etats-unis-qui-est-de-trop-hadrien-desuin/
Scelto e tradotto da Franco
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