Guy Taylor per il Washington Times
Il Mediterraneo — un punto geopoliticamente assai caldo fin da da prima della costruzione delle piramidi — sta emergendo ancora una volta come un “mare di divisione e instabilità”.
Potenze come la Russia, la Cina, la Turchia e Israele se lo stanno contendendo per le risorse naturali e i vantaggi commerciali e militari.
Mosca sta cercando una possibile base militare lungo le coste ricche di petrolio della Libia.
La Cina è alla ricerca di accordi commerciali in tutta la regione.
La Turchia sta scontrandosi con la Grecia, partner della NATO, per i diritti di trivellazione e per le isole militarizzate.
I nuovi giacimenti offshore di gas naturale sono contesi anche da altri Paesi, che si affannano per rivendicare i loro diritti.
L’Amministrazione Trump, mercoledì, ha parzialmente revocato l’embargo sulla vendita di armi a Cipro, in quello che è stato interpretato come un duro colpo alla Turchia.
Gli analisti, in generale, sono d’accordo sul fatto che la NATO non riesca ad allentare le tensioni regionali.
Gli Stati Uniti, nonostante i molteplici interessi, non hanno influenza in molte delle controversie in atto.
Il Presidente Trump ha accelerato il ritiro degli Stati Uniti che era cominciato sotto il Presidente Obama, lasciando un vuoto di potere che altri Paesi stanno affannandosi a colmare.
A fronte di alcuni Paesi assai sgraditi che stanno muovendosi vorticosamente nello scacchiere, Europa e Washington puntano il dito contro la Turchia per aver aggravato la crisi.
Sta minacciando di usare la forza per impadronirsi dei giacimenti di gas naturale in quella parte del Mediterraneo Orientale che la maggior parte dei Paesi europei ritiene appartenga alla Grecia.
I due Stati-membri della NATO sono ora in una pericolosa situazione di stallo che sta scuotendo a fondo l’Alleanza.
I tentativi di mediazione da parte della Germania e di altri paesi dell’UE non hanno portato da nessuna parte, mentre l’Amministrazione Trump monitora la situazione con attenzione.
Il Segretario di Stato, Mike Pompeo, ha detto che Trump ha avuto discussioni private con il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan e con il Primo Ministro greco Kyriakos Mitsotakis — e che la Casa Bianca sta “esortando tutti i protagonisti a fare un passo indietro”.
Pompeo ha cercato di minimizzare la revoca dell’embargo sulla vendita di armi a Cipro (che durava da 33 anni) , che ha scatenato l’indignazione della Turchia.
“Era un qualcosa su cui i funzionari statunitensi stavano lavorando da un tempo terribilmente lungo”, ha concluso Pompeo.
L’attuale situazione di stallo si è innescata alcune settimane fa, quando Ankara ha inviato una nave per prospezioni petrolifere (scortata da navi da guerra) al largo delle coste greche.
Da allora i due Paesi si sono impegnati in esercitazioni aereo-marittime, che a metà agosto per poco non si sono trasformate in uno scontro a tutto campo, quando una nave da guerra turca si è scontrata con una greca.
Gli analisti dicono che è solo l’ultimo di una serie di eventi incendiari che stanno avendo luogo sul leggendario specchio d’acqua, in cui non è più chiaro chi è che comanda.
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“La situazione ha a che fare con il crescente isolazionismo degli Stati Uniti e con il loro disimpegno dalla regione”, ha detto Aykan Erdemir, già membro dell’Opposizione Turca e attualmente presso la “Foundation for Defense of Democracies” di Washington.
“Erdogan e il Presidente russo, Vladimir Putin, stanno cercando di sfruttare il vuoto creato dal disimpegno degli Stati Uniti dal Medio Oriente, dal Nord Africa e dal Mediterraneo Orientale”, ha insistito in un’intervista di questa settimana.
Tuttavia, molti analisti statunitensi hanno elogiato il Presidente Trump per aver tirato fuori le truppe americane dalle cosiddette “guerre eterne”.
Sostengono che sono l’Europa e le Potenze Mediorientali a dover agire in luoghi come la Libia, la Siria e il Mediterraneo Orientale, dove i loro interessi sono direttamente in gioco.
Ma i critici dicono che le relazioni di Trump con “leader forti” come Erdogan e Putin hanno finito con l’incoraggiarli ad oltrepassare limiti che sarebbero stati impensabili dieci anni fa.
“L’apparente affinità di Donald Trump con leader forti e antidemocratici come Vladimir Putin o Recep Tayyip Erdogan ha creato incertezza fra i suoi alleati europei e opportunità per i nuovi arrivati”, secondo Marc Pierini, ex diplomatico di carriera dell’UE e Visiting Scholar del Carnegie Europe.
“L’Unione Europea si sta occupando della raffica di nuovi protagonisti che sono recentemente emersi nella regione del Mediterraneo“, ha affermato Pierini in un’analisi pubblicata recentemente dal think tank.
E ha continuato: “La Cina, l’Egitto, gli Emirati Arabi Uniti, la Russia, l’Arabia Saudita e la Turchia hanno fatto grandi passi in avanti, direttamente e per procura, facendo progredire i loro interessi nel bacino del Mediterraneo Orientale e sulle sue coste”.
Pierini ha anche detto che l’indecisione dell’UE verso il Medio Oriente (a partire dal 2010), giunta al ritiro degli Stati Uniti, abbia posto le basi per la “politica del rischio calcolato” attuata da turchi e russi nel Mediterraneo Orientale:
“Nell’ultimo decennio, il Consiglio Europeo non è stato in grado di raggiungere un chiaro consenso sulla politica da adottare in Siria, Libia o Turchia. In termini pratici, quest’incapacità ha concesso a Russia e Turchia di agire con decisione — in Siria dal 2015 in poi e, più recentemente, in Libia”.
Il Fattore Libya
Il ruolo sempre più importante della Russia nel Nord Africa è un aspetto determinante della nuova normalità nel Mediterraneo Orientale e in particolare in Libia.
I funzionari del Governo Libico, appoggiato dalle Nazioni Unite, hanno avvertito più di un anno fa che, senza un coinvolgimento più aggressivo degli Stati Uniti, Mosca avrebbe ampliato le operazioni nel loro Paese con l’obiettivo di controllarne le risorse petrolifere e di soppiantare l’influenza americana ed europea.
Il Ministro degli Interni libico, Fathi Bashagha, ha detto al Washington Times, alla fine del 2019, che il successo della Russia nell’aiutare il Presidente Siriano, Bashar Assad, l’ha incoraggiata a intromettersi anche in Libia.
Il piano di Mosca, ha detto, si basa sull’espansione della presenza navale russa nella regione, ben oltre il porto siriano di Tartus.
Ma il dispiegamento di mercenari russi per aiutare il ribelle Gen. Khalifa Haftar è stato contrastato dal sostegno aperto della Turchia al Governo voluto dall’ONU, che controlla Tripoli.
Secondo quanto riferito, le forze militari turche hanno portato a Tripoli i gruppi jihadisti precedentemente impiegati in Siria, aggiungendo al conflitto un nuovo fattore d’incertezza.
La tensione è cresciuta, a luglio, quando il Parlamento Egiziano ha approvato il possibile dispiegamento delle Forze Militari egiziane nella vicina Libia, unendosi alla Russia per sostenere le forze insurrezionali di Haftar.
L’Amministrazione Trump ha cercato di non essere risucchiata nel vortice della Libia.
Tuttavia, i critici affermano che Washington abbia perso l’opportunità di mobilitare la NATO in una campagna volta a sfidare la crescente influenza russa all’interno della Libia.
La capacità della NATO d’ influenzare la crisi in Libia è ostacolata dalla crisi fra Grecia e Turchia, con molti paesi-membri rabbiosi per l’aggressività di Erdogan.
La Grecia, che è anche un membro dell’Unione Europea, sostiene che le acque attorno alle sue isole facciano parte della sua “piattaforma continentale”.
Ha ottenuto il sostegno del “blocco europeo”, che ha condannato le “attività illegali” della Turchia e messo in guardia Ankara da potenziali sanzioni.
La Turchia contesta le rivendicazioni della Grecia, insistendo sul fatto che le isole greche non dovrebbero essere prese in considerazione nella definizione dei confini marittimi.
La Turchia accusa la Grecia di volersi ingiustamente accaparrare la quota più importante delle risorse del Mediterraneo Orientale.
A Grecia e Cipro si sono recentemente unite la Francia, l’Italia e gli Emirati Arabi Uniti, che hanno effettuato esercitazioni militari, marittime e aeree, nella regione.
Aumentando l’intensità della sua retorica, Erdogan ha detto (domenica) che il suo Paese è pronto a pagare qualsiasi prezzo per difendere i diritti della Turchia nel Mediterraneo Orientale.
Ha definito gli sforzi per limitare le rivendicazioni della Turchia “un esempio di moderno colonialismo”, accusando le potenze europee di usare la Grecia per spingere Ankara verso un confronto militare.
“Anche se i fronti ostili dovessero unirsi, non possono fermare l’ascesa della Turchia. E’ ridicolo usare come esca un paese come la Grecia — che non sa nemmeno trovare la via d’uscita da un sacchetto di carta — contro una potenza regionale e globale come la Turchia”, ha detto Erdogan in un discorso tenuto nel suo palazzo di Ankara.
Erdemir, della “Foundation for Defense of Democracies”, sostiene che Erdogan stia giocando con il fuoco: “Gran parte della crisi attuale consiste nel disordine economico e politico della Turchia che sta riversandosi nel Mediterraneo Orientale”.
Erdogan, ha sostenuto, è aggressivo in politica estera per “distogliere l’attenzione dell’elettorato turco dalla crisi economica della Turchia, dalla pandemia Covid-19 e dalla cattiva gestione politica interna”.
E ha continuato:
“Sta creando un effetto “rally-around-the-flag” attraverso una politica estera bellicosa, perché sa che il nazionalismo si vende sempre bene in Turchia.
L’intervento della Turchia in Libia, come anche la vicenda con la Grecia, fa parte di questo gioco.
Ma questo non lo rende meno pericoloso. Penso che la Turchia e la Grecia non siano mai state così vicine a un vero conflitto militare. E’ un disastro prossimo ad accadere.
Per quanto sia un ‘rischio calcolato’, potrebbero sempre esserci incidenti in grado di degenerare in un grande scontro militare.
E’ un qualcosa al cui riguardo la NATO non dovrebbe girarsi dall’altra parte, perché questa grande crisi sta avendo luogo proprio nel suo cuore.
Nessuno dimentichi che stiamo parlando di due stati-membri della NATO sull’orlo di un conflitto militare”.
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Link Originale: https://www.washingtontimes.com/news/2020/sep/2/russia-turkey-israel-vie-mediterranean-resources/
Scelto e tradotto da Franco
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