Redazione: La trattativa per il recesso del Regno Unito si è arenata, perché l’UE sta usando il “Protocollo Irlanda del Nord” per imporre le sue Regole anche dopo la fuoriuscita.
Un duro braccio di ferro, ma Boris Johnson è intenzionato a non accettare ricatti e a proseguire, se necessario, verso il No Deal.
In effetti, un accordo basato sul ricatto non è mai una buona soluzione.
Lo sostiene a chiare lettere un articolo del Telegraph, preceduto da una breve nota tecnica sul Protocollo Irlandese:
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“La soluzione concordata consente all’Irlanda del Nord di rimanere nel territorio doganale del Regno Unito e, al tempo stesso, di beneficiare del mercato unico. E’ un sistema praticabile, costruito per durare” — Michel Barnier, 27 gennaio 2020, Belfast
Già nella fase iniziale dei negoziati [per il recesso del Regno Unito dall’UE], le parti hanno riconosciuto la situazione unica dell’Irlanda e dell’Irlanda del Nord — e hanno convenuto che occorreva una soluzione specifica per conciliare i diversi interessi in gioco.
La soluzione è stata trovata attraverso il “Protocollo sull’Irlanda e l’Irlanda del Nord”, che:
— evita una frontiera fisica tra l’Irlanda e l’Irlanda del Nord, tutelando sia l’economia dell’intera isola che l’Accordo del Venerdì Santo (Accordo di Belfast) in tutte le sue dimensioni;
— salvaguarda l’integrità del mercato unico dell’UE, insieme a tutte le garanzie nei termini della tutela dei consumatori, della salute pubblica, degli animali e della lotta contro la frode e il traffico di esseri umani;
— mantiene l’Irlanda del Nord nel territorio doganale del Regno Unito in modo che possa beneficiare dei futuri accordi di libero scambio (ALS) che il Regno Unito concluderà con paesi terzi.
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Nick Timothy per The Telegraph
Dopo il Referendum, la Gran Bretagna ha negoziato con l’UE in due modi diversi.
Dapprima mostrando buona fede e facendo concessioni unilaterali, sperando per il meglio.
Più recentemente adottando una posizione ferma e resoluta, preparandosi a non accettare alcun accordo e mettendo in difficoltà la controparte.
Theresa May scelse il primo approccio, lasciando che Bruxelles girasse intorno all’argomento, salvo tristemente fallire.
Boris Johnson ha scelto il secondo — e vedremo nelle prossime settimane se funzionerà.
La discussione del “Disegno di Legge sul Mercato Interno” alla Camera dei Comuni è davvero complicata.
Ma i dettagli ci aiutano a capire cos’è che sta facendo il Primo Ministro e perché.
Questo Disegno di Legge è un importante tassello della Legislazione sulla Brexit.
Determina le regole per il commercio all’interno del Regno Unito, una volta che le Leggi dell’UE cesseranno di essere applicate, alla fine di quest’anno.
Il suo scopo è di garantire che non vi siano ostacoli agli scambi commerciali in tutto il paese.
La difficoltà è che il “Northern Ireland Protocol of the Withdrawal Agreement”comporta il rischio che vi siano ostacoli al commercio fra l’Irlanda del Nord e il resto del Regno Unito.
E, se non ci fosse un accordo complessivo sulle future relazioni fra Regno Unito e UE, si dovrà necessariamente applicare quel Protocollo.
In tal caso, per le merci trasportate dalla Gran Bretagna all’Irlanda del Nord ci saranno controlli e verifiche doganali (ulteriori controlli per i prodotti agroalimentari) per garantire il rispetto delle norme UE — su alcune merci ci saranno persino dei dazi UE.
Poiché Boris Johnson ha espresso la sua forte contrarietà a un tale sviluppo, i suoi critici hanno affermato che deve aver frainteso l’Accordo che ha firmato l’anno scorso.
Ma questa è una sciocchezza.
Il Primo Ministro sa benissimo che l’UE, nell’”Accordo di Recesso”, si è impegnata a riconoscere “l’integrale appartenenza dell’Irlanda del Nord al mercato interno del Regno Unito”, e inoltre a “fare il possibile per facilitare il commercio tra l’Irlanda del Nord e tutte le altre parti del Regno Unito … evitando per quanto possibile i controlli nei porti e negli aeroporti dell’Irlanda del Nord”.
Ha promesso inoltre “di sviluppare in buona fede accordi che rendano effettivo questo rapporto … in modo che possano entrare in vigore entro la fine del 2020”.
Gli europei si sono rifiutati di negoziare in buona fede e non hanno rispettato i loro impegni.
Come ha detto David Frost, capo–negoziatore britannico, hanno minacciato di cassare la Gran Bretagna dalla “Lista dei Paesi” da cui è possibile importare cibo.
Tutto questo nonostante il Regno Unito, quale paese–membro, abbia già ottemperato alle Leggi Europee che regolano la materia, impegnandosi a notificare all’UE ogni futuro cambiamento dei suoi Regolamenti.
Rifiutarsi d’inserire nella “Lista” la Gran Bretagna comporterebbe un blocco alimentare tra l’Irlanda del Nord e il resto del Regno Unito, in chiara violazione degli impegni assunti dall’UE.
Eppure, ieri, Frost ha confermato che i negoziatori dell’UE hanno minacciato “esplicitamente” il blocco con l’Irlanda del Nord.
Ma questa non è l’unica dimostrazione di cattiva fede.
Per tutta la durata dei negoziati, Bruxelles ha detto che la Gran Bretagna non poteva prendere dall’UE solo la “ciliegina sulla torta”.
Le “linee rosse” poste dal Governo britannico potevano portare a un solo risultato: un “accordo commerciale” come quelli che l’UE ha negoziato con il Canada e la Corea del Sud.
Così determinata, l’UE, su questo punto, che il suo negoziatore–capo, Michel Barnier, escludeva aprioristicamente qualsiasi rapporto di tipo norvegese, svizzero o turco ma avallava, con notevole enfasi, un accordo in stile canadese.
Ma anche quest’accordo non è più in offerta.
A luglio, Frost ha riferito che gli europei si stavano raffreddando sulla “soluzione canadese”: “Non ci è ancora chiaro perché questo accordo sia diventato così difficile per l’UE”.
La risposta, naturalmente, è che Bruxelles vuole intrappolare la Gran Bretagna, tenendola all’interno del suo quadro normativo e legale.
È a questo scopo che l’Irlanda del Nord (lo stesso Barnier lo ha confermato davanti alle telecamere) viene “usata” dall’UE.
Uno strumento utile per “ragioni strategiche e tattiche” — e continuerà a esserlo fino a quando Bruxelles non riuscirà ad averla vinta.
Quest’obiettivo negoziale spiega anche perché l’UE abbia chiesto alla Gran Bretagna di restare all’interno della sua “normativa sulla pesca”, che garantirebbe ai “pescherecci da traino” europei un generoso accesso alle acque britanniche.
Ed è per questo che l’UE non ha mantenuto l’impegno per un Accordo entro giugno sulla regolamentazione dei Servizi Finanziari.
L’UE vuole girare la vite fino a quando il Governo britannico non cederà, rinunciando alla sua piena indipendenza e sovranità.
Ma Boris Johnson si rifiuta di partecipare al gioco … e questo spiega la sua ultima mossa.
“Nessun accordo” è senz’altro preferibile a un “cattivo accordo” e, se non ci fosse alcun accordo, nel “Disegno di Legge sul Mercato Interno” e nel futuro “Disegno di Legge sulle Finanze” sarà cassata una parte del “Protocollo sull’Irlanda del Nord”.
Questa mossa ha scioccato molti Parlamentari.
Tuttavia, alla luce del fallimento dell’UE nel negoziare in buona fede (e le sue minacce all’Irlanda del Nord), il Primo Ministro può legittimamente sostenere che non sia stata la Gran Bretagna a violare i suoi impegni, ma l’UE.
Bruxelles non solo sta disattendendo gli impegni presi nel ”Protocollo” [in premessa], ma sta minando anche l’”Accordo del Venerdì Santo” — ovvero, che lo status costituzionale dell’Irlanda del Nord non possa essere modificato senza il consenso del suo popolo.
E così il Primo Ministro ha messo l’UE davanti a una scelta:
— possono negoziare in buona fede e concludere l’Accordo Commerciale che una volta dicevano di volere;
— oppure possono accettare un esito non negoziale, in cui il Regno Unito difenderà strenuamente la sua integrità territoriale. La questione del “confine irlandese” sarà lasciata a Bruxelles e a Dublino, perché se la risolvano da soli.
Agli europei potrebbe non piacere, ma la manovra del Primo Ministro ha messo un punto fermo sulla questione.
Il Parlamento deve appoggiare il “Progetto di Legge sul Mercato Interno” non solo perché prepara il Paese alla Brexit, ma perché potrebbe permettere al Governo di fare un buon “Accordo di Recesso” per la Gran Bretagna.
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Link Originale: https://www.telegraph.co.uk/news/2020/09/13/bad-faith-eu-furious-uk-now-has-backstop/
Scelto e tradotto da Franco
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