“Mentre i contribuenti della Baviera, del Baden-Württemberg e dell’Assia possono ancora permettersi di trasferire quattro miliardi l’anno verso il “paradiso socialista” di Berlino, il fabbisogno finanziario degli altri Stati dell’eurozona supera di gran lunga le nostre capacità”, scrive il grande economista tedesco Daniel Stelter.
Se i tedeschi del sud e dell’ovest non ne vogliono sapere di pagare per i loro fratelli brandeburghesi, che reputano fannulloni e spreconi, perché dovrebbero avere così tanta voglia di finanziare i disoccupati francesi, italiani o spagnoli? Ne scrive Daniel Stelter su Focus.de
Redazione di Voci dalla Germania
Quello che si sospettava da tempo è ora ufficiale: il presunto trasferimento una-tantum di 750 miliardi di euro nell’ambito del “Recovery Fund” europeo e l’emissione di debito comune a livello UE non saranno una tantum, ma destinati a diventare strumenti permanenti.
Almeno questo è ciò che il Ministro delle Finanze Olaf Scholz vorrebbe fare, anche se per mestiere si suppone che dovrebbe prima occuparsi dei contribuenti tedeschi.
Ma non sembra essere ancora abbastanza.
Non solo i miliardi di euro di trasferimenti dovranno diventare uno strumento permanente, ma anche l’autonomia degli Stati, in termini di utilizzo dei fondi, non potrà venire meno.
La ragione, ripetuta più volte anche nel nostro paese, è la seguente: la Baviera (6,7 miliardi), il Baden-Württemberg (2,4 miliardi) e l’Assia (1,9 miliardi), quali contributori netti al programma di perequazione fiscale statale, non hanno voce in capitolo su come Berlino (di gran lunga il maggiore beneficiario) gestisce i circa 4,3 miliardi di euro che riceve dagli altri Laender.
Quindi, non dovrebbe averla nemmeno la Germania quando si tratta dell’Italia.
Il caso di Berlino ci mostra quotidianamente quanto sia sbagliato il sistema di perequazione fiscale fra i Länder — anche dopo la riorganizzazione entrata in vigore quest’anno — e quanto sarebbe fatale ripetere lo stesso errore a livello europeo.
LA PEREQUAZIONE FISCALE FRA I LANDER E’ UN AVVERTIMENTO
Un ingenuo osservatore potrebbe supporre che nel corso degli anni i trasferimenti siano serviti a compensare e superare le differenze economiche, ovvero a promuovere lo sviluppo nelle regioni più povere, in modo tale che queste non abbiano più bisogno di ricevere denaro, in futuro, dalle altre regioni.
In realtà accade tutt’altro. Un esempio da Berlino:
— La nascita di un centro per l’innovazione aperto da Google a Berlino è stata impedita dalle proteste dei cittadini, che temevano i nuovi posti di lavoro ben remunerati e quindi un aumento degli affitti.
Non hanno voluto nemmeno Amazon.
Anche se alcuni posti di lavoro sono rimasti in città, la vera vincitrice alla fine è stata Monaco di Baviera.
In questo modo a Berlino si sono almeno assicurati i futuri trasferimenti di denaro da parte della Baviera.
— Per anni sono stati spesi milioni di euro per acquistare appartamenti già costruiti.
Il politico dei Verdi Florian Schmidt è stato particolarmente attivo in questo settore, avvalendosi anche del suo diritto di prelazione, senza peraltro potersi sempre assicurare un finanziamento.
La procura sta indagando sullo spreco di denaro pubblico.
Il fatto che questa procedura non abbia creato ulteriore spazio abitativo, ma sia stato il più costoso sussidio mai concepito per l’edilizia abitativa, è irrilevante.
Il punto è stato quello di garantire degli affitti sempre più bassi a chi ha già un appartamento — vale a dire alla propria clientela elettorale.
— La costruzione di nuovi appartamenti, invece, viene bloccata ogni volta che è possibile.
Anche se la città ha molti spazi liberi, i problemi e le lungaggini per ottenere i permessi di costruzione sono leggendari.
Sulla scia della crisi causata dalla pandemia, la situazione è peggiorata ulteriormente.
A Berlino Mitte, ad esempio, solo un terzo delle nuove richieste di costruzione sono state elaborate.
— Come sempre quando la domanda sale più velocemente dell’offerta, aumentano anche i prezzi, in questo caso gli affitti.
Per evitare che ciò accada, il Senato di Berlino ha indicato un tetto massimo per gli affitti che non solo impedisce ogni aumento, ma obbliga anche i proprietari a ridurre gli affitti.
Anche se non è certo che questa Legge sia presentata alla Corte Costituzionale Federale, sta già avendo l’effetto sperato: si è ridotta l’offerta di appartamenti in affitto mentre le nuove costruzioni e le modernizzazioni sono crollate.
— Anche se i politici da anni postulano una “svolta verde del traffico”, la nuova costruzione di piste ciclabili procede con estrema lentezza.
Ecco perché si è ripiegato sull’idea di installare le cosiddette “piste ciclabili a scomparsa”, lontano da qualsiasi procedura di omologazione, principalmente attraverso delle strisce colorate sulla strada.
L’idea di dichiarare semplicemente queste piste come “permanenti” è stata poi ripresa dai Tribunali.
— Anche l’istruzione a Berlino è molto importante, almeno ogni cinque anni sui manifesti elettorali.
Non solo Berlino ha preso il posto di Brema, che per anni è stata in fondo alla classifica per la qualità dell’istruzione scolastica, ma nella capitale manca anche l’attrezzatura tecnica.
Non solo in molte scuole ci piove, ma anche il collegamento a banda larga delle 700 “scuole pubbliche per l’istruzione generale” non è stato messo in funzione.
In base alla velocità con la quale scuole della città sono state collegate alla banda larga, si può supporre che l’ultima scuola di Berlino lo sarà nel 2040.
— I cittadini non possono neanche aspettarsi di avere dei servizi pubblici all’altezza: nella capitale tedesca ci vogliono settimane o mesi per immatricolare un’auto o richiedere una nuova carta d’identità.
All’inizio della crisi pandemica, circa il 15 % dei posti di lavoro della Pubblica Amministrazione erano stati digitalizzati e ora dovrebbero crescere ulteriormente.
Sarebbe anche possibile aumentare il personale, ma i 200 nuovi posti di lavoro saranno creati per monitorare il tetto massimo agli affitti (Mietendeckel).
— Sarà inoltre realizzata una “Guida alla Diversità” di 44 pagine e, se i dipendenti del Servizio Pubblico dovessero trovare un po’ di tempo per i cittadini, questa farà in modo che possano rivolgersi a loro in una maniera appropriata al concetto di “genere”.
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L’elenco potrebbe continuare: dalle zone della città fuori controllo — Rigaer Strasse, Görlitzer Park — agli alberghi per i senzatetto i cui residenti guidano auto costose e ottengono benefici sociali truffando lo Stato, fino alla debacle dell’aeroporto BER.
È confortante sapere che il Sindaco Müller, ancora in carica, arrivi ad immaginare per il 2036 un’Olimpiade in città.
Nulla fa pensare che i politici di Berlino intendano promuovere economicamente la città.
Il fatto che il Pil pro-capite della capitale, per la prima volta nel 2019, sia stato al di sopra della media nazionale non è stato “grazie al”, ma “nonostante il” Senato di Berlino.
Il turismo e le start-up hanno aiutato.
I politici di Berlino contano sul fatto che il capitalismo e l’economia al di fuori della città continuino a funzionare, in modo da poter finanziare ancora a lungo termine il “paradiso socialista” di Berlino.
Liberamente basato sul famoso motto di Margaret Thatcher, secondo cui il socialismo funziona finché non si esaurisce il denaro degli altri.
E SE I SOLDI FINISCONO?
Fino a quando la Baviera non minaccerà seriamente di lasciare la Repubblica Federale, si può ipotizzare che la redistribuzione all’interno della Germania continuerà a finanziare i sogni a ciclo continuo dei rosso-verdi e i programmi politici fortemente ideologizzati della Capitale.
Ad esempio, il Senatore agli Interni di Berlino, Geisel (noto in tutta la Germania per la sua interpretazione della libertà di manifestare), recentemente si è recato in Grecia per negoziare la ricollocazione dei rifugiati di Moria.
Alla domanda postagli dalla radio pubblica Deutschlandfunk se questo non rappresenti un peso eccessivo per una città a corto di denaro, egli ha risposto fiducioso che la città negli ultimi anni ha già “integrato con successo” oltre 100.000 persone.
Un’affermazione che, data l’oggettiva mancanza di alloggi, il degrado delle scuole e i problemi di sicurezza interna, può essere definita solo propaganda.
Ma la questione clou è davvero un’altra: i costi per l’accoglienza dei rifugiati sono in gran parte a carico del Governo Federale e non dei Länder. Si tratta di un gesto umanitario pagato dagli altri.
La crescita della popolazione, inoltre, è per Berlino una leva importante che permetterà alla città di ottenere più soldi dai fondi federali.
Più saranno le persone accolte da Berlino, maggiori saranno i pagamenti che ci si potranno aspettare.
Si ricordano ancora i tempi in cui il Senato di Berlino dava agli studenti un premio per trasferire la loro residenza principale a Berlino.
Un comportamento razionale, perché alla fine porta maggiori entrate per le casse comunali.
Ci si dovrebbe tuttavia augurare che la città cerchi di ottenere un maggiore successo economico.
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L’ITALIA NON E’ COME BERLINO
Torniamo alla zona euro. Nessun Stato membro è governato male come Berlino.
Anche l’Italia, se paragonata a Berlino, è una comunità ben funzionante con una forte economia.
La Lombardia è da molti anni una delle regioni economiche più forti d’Europa.
Tuttavia, l’Italia, la Spagna e la Francia si trovano in una spirale discendente fatta di aumento del debito e di diminuzione della competitività.
Alla luce dei risultati ottenuti con il programma tedesco per la perequazione fiscale, sembrerebbe più che ridicolo cercare di risolvere i problemi aumentando i trasferimenti dalla Germania.
Se questi fondi venissero utilizzati per aumentare la forza economica e riformare il mercato del lavoro, ciò sarebbe perfettamente giustificabile.
Ma non sarà questo il caso.
Se Berlino utilizza i soldi della perequazione fiscale per l’acquisto di alloggi già esistenti, il Governo di Roma, invece, sta pianificando maggiori benefici sociali.
Entrambi i provvedimenti potranno essere molto popolari tra gli elettori, ma funzionano solo finché si trova qualcuno disposto a pagare.
I PIANI PER L’EUROZONA VANNO CONTRO OGNI LOGICA
Mentre i contribuenti della Baviera, del Baden-Württemberg e dell’Assia possono ancora permettersi di trasferire quattro miliardi all’anno verso il “paradiso socialista” di Berlino, il fabbisogno finanziario degli altri Stati dell’eurozona supera di gran lunga le nostre capacità.
Soprattutto in considerazione del disastro che stiamo causando con una politica climatica sbagliata.
Per dirla senza mezzi termini, dobbiamo agire contro il cambiamento climatico, ma non con obiettivi da economia pianificata.
Ricorrendo bensì a un prezzo per la CO2 che garantisca l’applicazione dei principi di efficienza ed efficacia anche a un tema così importante.
Cercare di affermare a livello di eurozona un costrutto molto più grande, già ampiamente fallito innumerevoli volte, contraddice qualsiasi logica.
I trasferimenti in teoria dovrebbero servire a ridurre le differenze tra i vari paesi.
Nella pratica portano all’opposto: l’illusione dei paesi beneficiari di non dipendere da uno sviluppo autonomo delle risorse necessarie.
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Link Originale: http://vocidallagermania.blogspot.com
Scelto e pubblicato da Franco
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