di Megas Alexandros
Le rivelazioni di Palamara a LE IENE hanno fatto scalpore, minando le fondamenta dello Stato di Diritto: “Così funziona la magistratura: nomine, carriere e la lotta tra le correnti, chi non vi appartiene è sicuramente penalizzato. Se un candidato non ha appoggi non riesce a diventare Procuratore della Repubblica”
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Questo recita l’articolo 3 della nostra Costituzione.
Quando in un paese democratico moderno non funziona il sistema giudiziario, questo paese non puo’ piu’ ritenersi tale.
Ma questo e’ ciò che sta avvenendo nel nostro paese, dove la deriva giudiziaria ha assunto livelli impensabili.
La separazione dei poteri (o divisione dei poteri), nel diritto, è uno dei principi giuridici fondamentali dello Stato di Diritto e della democrazia liberale, volto a garantire il rispetto della legalità ed abbattere eventuali distorsioni democratiche dovute ad abusi di potere e fenomeni di corruzione.
Consapevoli di tutto questo, siamo presi dall’indignazione perché esponenti dei tre Poteri dello Stato (legislativo, esecutivo e giudiziario) si riunivano sistematicamente per tramare, pilotare e poi decidere le cariche piu’ importanti all’interno della magistratura, dai Procuratori, ai Giudici fino ad arrivare al Consiglio Superiore della Magistratura.
Palamara e le indagini rivelano chiaramente che la nomina di David Ermini (uomo appartenente al Giglio Magico) a Vice-Presidente del CSM (la carica piu’ alta in magistratura), e’ stata confezionata da quest’ultimo in accordo con i Deputati Lotti e Ferri (altro politico di Italia Viva … quindi vicinissimo a Renzi).
Tutto questo in pieno governo gialloverde, quindi anche con i voti di Lega e M5S, a conferma che il “POTERE” nel nostro paese e’ trasversale e niente e’ come sembra o come vogliono farci credere i nostri politici, indistintamente al governo o all’opposizione.
Ma, non e’ tutto … questi signori non si limitano a mischiare i poteri, ma hanno addirittura il coraggio e la sfrontatezza, tipica di chi “impera”, di far partecipare a queste “trame” un indagato, poi rinviato a giudizio.
Praticamente, in totale spregio dello Stato di Diritto, il Ministro Lotti, indagato nel caso Consip, decideva chi sarebbe dovuto essere il Capo di quella stessa Procura dove lui era indagato.
Ma non solo, nel “gioco delle figurine” che si svolgeva negli incontri notturni presso gli alberghi della Capitale, lo stesso Ministro si adoperava per “far fuori”, nel vero senso della parola, il Dott. Creazzo capo dalla Procura di Firenze.
Ora, tutto il mondo sa che Lotti e’ il braccio destro dell’ex Primo Ministro Matteo Renzi, e sa anche delle condanne, conseguenti alle accuse mosse dalla Procura fiorentina, che sono state inflitte alla famiglia Renzi.
Per non parlare delle indagini in corso e dei rinvii a giudizio gia’ espletati nei confronti dei cognati e dei genitori del senatore di Rignano.
E che dire dell’indagine sulla cassaforte del “Giglio Magico”, la famigerata fondazione Open, che potrebbe (il condizionale è d’obbligo) riguardarlo direttamente.
Come possiamo ben immaginare, l’aspetto piu’ terrificante e devastante per chi crede nella giustizia e’ che questa possa essere comandata, gestita ed asservita da chi detiene il Potere, come emerge chiaramente dal “caso Palamara”.
“Non c’e’ tirannia peggiore di quella esercitata all’ombra della legge e sotto il calore della giustizia”
Montesquieu
Questo sistema non solo garantisce l’impunita’ a coloro che delinquono, fortificando al contempo il potere di chi comanda.
C’e’ di piu’, condiziona irreparabilmente la vita di tutti noi cittadini qualora le nostre vite avessero a che fare con una giustizia di questo tipo.
Basti pensare all’effetto, sia psicologico che economico, che una sentenza pilotata ed avversa possa avere sulla vita di un qualsiasi individuo e dei suoi cari.
Le cronache del nostro paese sono piene di mala giustizia e di corruzione, anche se generalizzare e’ sempre sbagliato e, ottimisticamente, voglio ancora sperare che la maggioranza dei Giudici non sia cosi.
La ricerca della giustizia nel nostro paese e’ impresa ardua, ve lo assicuro per esperienza personale, ma non impossibile.
Certo, ci vuole coraggio, forza, indipendenza economica, saper guidare il vostro avvocato (sperando che non sia massone e quindi facilmente asservibile alla controparte) e infine una buona dose di fortuna (oppure di fede, per chi ci crede) perche’, dopo tutto questo percorso pieno di trappole ed ostacoli, ti accorgi che quello che disse Piero Calamandrei corrisponde alla pura verita’: “la giustizia va trattata come una divinita’ e ricercata con la fede”
Per trovar la giustizia bisogna esserle fedeli: essa, come tutte le divinità, si manifesta soltanto a chi ci crede.
Ma tornando alla vicenda Palamara, non possiamo fare a meno di sottolineare la linea durissima intrapresa dalla Procura Generale retta da Giovanni Salvi che, attraverso le parole dell’Avvocato Generale dello Stato Pietro Gaeta, così ha stigmatizzato il modo di fare di Palamara:
Il suo caso? “Un unicum nella storia della magistratura italiana”. Il suo comportamento? Di “elevatissima gravità”. Il suo obiettivo? “Condizionare la nomina del Procuratore di Roma” e “diventare Procuratore Aggiunto”. E poi “determinare la scelta del procuratore di Perugia” che, come si sa, indaga sui colleghi di Roma. Non solo: “Danneggiare il suo collega, il Procuratore Aggiunto Paolo Ielo”.
E come si puo’ dargli torto di fronte a tale scempio!!!!
Parlano per oltre quattro ore Gaeta e Perelli. Accusano Palamara di aver puntato a ottenere “un procuratore addomesticato”.
Senza scrupoli, l’ex Presidente dell’Anm (2008-2012) ed ex Consigliere del Csm (2014-2018), come rappresentante più votato dell’Unicost, avrebbe svenduto la magistratura portando al tavolo delle trattative due politici, il Deputato renziano del Pd Luca Lotti (imputato dalla procura di Roma nel caso Consip), e Cosimo Maria Ferri (deputato Pd, transitato poi nelle file renziane), ma soprattutto potente capo della corrente conservatrice Magistratura Indipendente, di cui ha sempre condizionato la vita, tant’è che Davigo, che ne faceva parte, l’ha abbandonata formando un suo gruppo, Autonomia e Indipendenza.
Attraverso le parole di Gaeta e Perelli, basate su una montagna di intercettazioni, si materializza la cena all’hotel Champagne di Roma.
Era l’8 maggio e si fecero le ore piccole. Secondo la Procura Generale per pilotare extra ordinem le nomine del Procuratore di Roma, nel segno “della discontinuità” rispetto agli anni di Giuseppe Pignatone che andava in pensione.
Per fare gli interessi processuali di Lotti e quelli di Ferri, alleato di Palamara nella strategia delle nomine, dopo gli anni in cui lo stesso Palamara aveva stretto accordi con la corrente di sinistra Area.
Erano presenti anche cinque ex consiglieri del Csm, Luigi Spina e Gianluigi Morlini di Unicos, Corrado Cartoni, Antonio Lepre e Paolo Criscuoli di Mi. Tutti costretti a dimettersi dal Csm.
La riunione, dice Gaeta, “era fuori da qualsiasi schema di legalità”.
E ancora: “La condotta è grave perché un provato e personale rapporto di amicizia con alcuni uomini politici, uno dei quali inquisito, ha scalzato, sostituito e si è integralmente sovrapposto alla corretta e normale interlocuzione istituzionale tra i membri togati del Csm. Ciò ha comportato che interessi di diversa origine, ancorché convergenti di tre soggetti estranei all’attuale Csm contribuissero a indirizzare la nomina del procuratore di Roma”.
Gaeta conclude: “Si è trattato di un’indebita manipolazione dei meccanismi decisori di tipo istituzionale in sedi non istituzionali in forma occulta”.
A riprova Gaeta cita una battuta di Ferri registrata dal Trojan: “Se va lo schema Viola, noi poi dobbiamo avere il nome per Perugia e poi dobbiamo vedere quando inizia la storia degli Aggiunti”.
Si tratta di Marcello Viola, il Procuratore Generale di Firenze, esponente di MI, che Palamara, Lotti e Ferri volevano come Capo della Procura di Roma. Nome che infatti fu votato il 23 maggio 2019 dalla Commissione per gli Incarichi Direttivi.
Conclude Gaeta: “Chi rappresentava Lotti quella notte all’hotel Champagne se non il proprio personale interesse? E chi rappresentava Palamara se non il proprio interesse rispetto a una consiliatura che non era più la sua? E chi rappresentava Ferri se non il proprio personale interesse, consistente nella circostanza di risultare il kingmaker del Procuratore di Roma, e di stabilizzare il sodalizio con Palamara e Lotti per possibili eventuali future pianificazioni?”.
Ora, il solo far credere che Palamara facesse tutto da solo e’ uno spregio a tutti i cittadini dotati di moralita’ ed onesta’ intellettuale, oltre ad una offesa nei confonti di tutti quei magistrati che svolgono il loro lavoro in maniera irreprensibile nel segno della giustizia.
Penso, per esempio ai magistrati Grattieri e Creazzo, che nel segno di Falcone e Borsellino svolgono il loro lavoro onorando la giustizia, quella vera, la giustizia che non si piega ai poteri ma che si eleva su di essi riportandoli ed equiparandoli agli stessi diritti e doveri che ogni cittadino dovrebbe avere.
Affinche’ il nostro paese cambi veramente dobbiamo fare in modo che questo sistema di correnti, lobbies e miscuglio di poteri si spezzi immediatamente, il “merito” deve andare avanti a tutto, altrimenti il “Lotti di oggi” sara’ il “Lotti di domani”.
Per fare questo e’ essenziale che il “senso di giustizia”, quello vero, torni a germogliare dentro di noi, e’ fondamentale guardare ai valori quelli veri, come il rispetto della “verita’”, sopra ogni altra cosa e sopratutto che gli uomini non continuino a vivere svendendo le proprie liberta fondamentali per ottenere briciole di temporanea sicurezza.
«Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza.»
Benjamin Franklin
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