Redazione: Il “Grande Reset”, il piano di Schwab che non possiamo non definire “satanico”, passa anch’esso attraverso il “Terzo Segreto di Fatima”: “… una falsa Chiesa mondana ed apostata che riceverà il sostegno compiaciuto dei poteri forti”.
L’Anticristo, come il globalismo, non riguarda un settore specifico. La spiritualità il primo e l’economia il secondo.
Ma permea qualsiasi aspetto della vita e quando leggiamo che “… gli oceani inonderanno intere aree della terra e milioni di persone perderanno la vita repentinamente, da un minuto all’altro”, come possiamo non pensare, per un solo momento, alla guerra fra Bene e Male che si sta combattendo in America e che potrebbe sfociare in una “guerra calda”, viste le potenze coinvolte?
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Estratto da Stilum Curiae di Marco Tosatti
A Fatima, dal maggio all’ottobre del 1917, la Santa Vergine è apparsa a tre bambini su di un leccio. Le apparizioni sono state riconosciute autentiche dalla Chiesa.
Nella visione del 13 luglio 1917, dopo aver fatto vedere l’inferno, la Madonna ha consegnato a Lucia, Giacinta e Francesco il famoso “terzo segreto”.
A partire da quella data, e fino ai nostri giorni, questo segreto ha caratterizzato la storia che viviamo nella Chiesa.
La gestione del segreto, probabilmente in ragione del suo contenuto eccezionale, è stata malamente condotta dalla gerarchia.
Sappiamo, con un certo grado di attendibilità, che nel 1960 la Santa Vergine ha domandato a suor Lucia (rimasta portavoce del segreto fino alla morte, avvenuta il 13 febbraio 2005) che il Papa rendesse noto al mondo il contenuto del messaggio.
Giovanni XXIII, una volta letto il “terzo segreto”, ha deciso di archiviarlo, demandando al successore la scelta di renderlo noto.
Alla lettura del segreto era presente, tra gli altri, anche padre Malachi Martin, gesuita poliglotta, docente presso il Pontificio Istituto Biblico e collaboratore del Cardinale Agostino Bea.
Scandalizzato dalla manomissione massonica del segreto, decide di lasciare immediatamente il Vaticano e di fuggire negli USA, da dove renderà noto il contenuto nell’intervista ad Art Bell andata in onda il 13 luglio 1998.
Riguarda, in poche parole, l’apostasia della fede, l’avvento di un falso Papa con una falsa Chiesa, l’avvento dell’Anticristo preparato, nella gerarchia cattolica, da quelli che suor Lucia chiama “partigiani del diavolo”.
Giovanni XXIII, probabilmente traumatizzato dal contenuto del “terzo segreto” (si dice che sia svenuto), assumerà una direzione del tutto opposta (forse come autodifesa), indicendo il Concilio Vaticano II e condannando i “profeti di sventura”, chiara allusione a suor Lucia che, in effetti, nel post Concilio subirà una progressiva delegittimazione ecclesiale.
Paolo VI non ha mai fatto alcun cenno diretto al “terzo segreto”. Il trauma del suo predecessore si è mutato, in lui, in boicottaggio radicale.
Eppure, suo malgrado, negli accenti mesti del post Concilio, sembra che si richiami esplicitamente al “terzo segreto” quando ha parlato di “fumo di satana” (29.06.1972) e di una stagione che, annunciata come primavera, aveva introdotto un profondo inverno nella Chiesa.
Paolo VI se ne andrà nel 1978 senza che il segreto trovasse accoglienza nella Chiesa, nel frattempo scossa dai primi drammi postconciliari.
In appena 33 giorni di pontificato, Giovanni Paolo I è stato, più dei predecessori, legato a Fatima.
Egli incontrerà suor Lucia, su richiesta della stessa suora veggente, che gli profetizzerà un breve pontificato e il martirio. Così andrà. Il 28 settembre 1978 papa Luciani viene trovato morto.
Ancora oggi i sospetti di un avvelenamento, per mano della massoneria, restano in piedi.
Viene poi il lungo pontificato di Giovanni Paolo II, che registra alti e bassi, contraddizioni e aperture clamorose nei confronti del “terzo segreto”.
È come se Wojtyla fosse attratto, per la sua forte devozione mariana, dal messaggio di Fatima, ma anche frenato dal suo entourage.
Dopo l’attentato in piazza san Pietro, avvenuto il 13 maggio 1981 (anniversario della prima apparizione di Fatima), nel quale Woytjla resta miracolosamente in vita, dall’ospedale Gemelli, dove è ricoverato per i postumi dell’attentato, fa sapere di aver chiesto il contenuto del “terzo segreto” per approfondirlo.
Affermerà: “vidi in tutto quanto accaduto — non mi stancherò di ripeterlo — una speciale protezione materna della Madonna. E per coincidenza — e non ci sono mere coincidenze nei disegni della Provvidenza divina — vidi anche un appello e, chissà, una richiesta di attenzione per il messaggio che da lì partì sessantacinque anni fa, per mezzo di tre bambini”.
Segue una storia lunga quanto il suo pontificato, fatta di dichiarazioni, atteggiamenti, viaggi, decisioni e gesti che sono attestati da un’impressionante mole di documenti senza pari nella storia del papato e che, tuttavia, non hanno affatto risolto il mistero del “terzo segreto”, anzi lo hanno infittito.
Si recherà a Fatima nel maggio 1982 per ringraziare la Santa Vergine di esser rimasto vivo ma subirà, poco prima della messa e ai piedi dell’altare, un altro attentato, ad opera di un prete spagnolo di nome Juan María Fernández y Krohn che, con una baionetta, cerca di ucciderlo.
Nel Giubileo del 2000, Giovanni Paolo II decide, con una mossa inaspettata, di rendere noto il “terzo segreto”, ma è subito una delusione profonda, perché, pur nell’assicurazione che tutto sia stato reso finalmente noto del “terzo segreto”, l’idea che il segreto riguardi l’attentato in piazza San Pietro, con la visione del vescovo vestito di bianco che viene ferito a morte, seguito da un corteo di vescovi, sacerdoti, suore e laici, su di un’alta montagna, piuttosto che convincere i dubbiosi, aumenta lo scetticismo.
La messinscena dello svelamento del “terzo segreto” nel 2000 è spettacolare.
Interviene il Segretario di Stato Vaticano (il Cardinale Sodano) e il Prefetto della Congregazione per la Fede (il Cardinale Ratzinger) che sostengono a chiare lettere come il “terzo segreto” sia stato rivelato interamente e non ci fosse altro da aggiungere.
Una mossa, evidentemente architettata alle spalle di Giovanni Paolo II, che ha finito con il rendere plausibili i dubbi diffusi circa una manomissione massonica del segreto.
Il Papa si reca a Fatima per la terza volta e dona alla Madonna di Fatima i suoi gioielli preziosi, tra cui l’anello Totus Tuus, donatogli dal Cardinale Wiszinski, decidendo anche che l’immagine della “Cappellina delle Apparizioni” fosse condotta in Vaticano per la seconda volta, in occasione della chiusura dell’Anno Santo, celebrata con la festa della Madonna del Rosario alla presenza di circa 1.500 Vescovi, la più grande riunione episcopale dopo il Concilio Vaticano II.
Tuttavia, al di là di tali iniziative lodevoli, resta la questione: perché il Papa ha autorizzato il boicottaggio del contenuto più drammatico del terzo segreto che, come oggi sappiamo, riguarda l’apostasia della fede, l’avvento di un falso Papa e l’ingresso dell’Anticristo?
Giovanni Paolo II ha appoggiato l’embargo mediatico sul vero contenuto del segreto?
I Cardinali in causa, tra cui Ratzinger, quando hanno detto che tutto era stato rivelato, erano consci di dire il falso?
Soprattutto … perché è stato deciso, e da chi, che il “terzo segreto” non venisse rivelato del tutto?
Sono domande che oggi non hanno alcuna risposta anche perché, nel frattempo, Giovanni Paolo II (gravemente ammalato già nel 2000), si avviava verso un lento e inesorabile declino, al punto che risultava chiaro che in Vaticano il governo vero era gestito piuttosto dal Segretario di Stato Vaticano e da un paio di Cardinali.
Forse, Giovanni Paolo II ha deciso di occultare la questione del vero contenuto di Fatima per ragioni pastorali, cioè per non spaventare le masse cattoliche, evidentemente impreparate a questi temi così delicati, soprattutto per non dare l’idea che la stessa Santa Sede accreditasse una versione così marcatamente apocalittica.
Come ha nel frattempo affermato Vittorio Messori sul Corriere della sera (21 novembre 2006), “si sarebbe fatto ricorso a un escamotage: rivelare una sola parte del testo, facendo credere per giunta che si riferiva al passato. Gli altri contenuti sarebbero stati svelati non esplicitamente bensì implicitamente, in omelie, discorsi, documenti di Papa Wojtyla e del prefetto della Fede. Che chi poteva intendere intendesse”.
Ma è stato un errore, in qualche modo tamponato dalla decisione, come sempre saggia e illuminata, del Cardinale Ratzinger di inserire nel Catechismo della Chiesa Cattolica, redatto nel 1992, un riferimento esplicito al contenuto del “terzo segreto” quando, ai numeri 675-677, si parla (in un contesto peraltro segnato dal registro magisteriale) di una “prova finale” per la Chiesa, di “persecuzione”, “impostura religiosa”, “apostasia della verità”, “anticristo”.
Il Cardinale Ratzinger era riuscito così a far filtrare, in qualche modo, il contenuto vero del “terzo segreto”.
Sarà già allora un gesto che gli costerà caro. Il partito massonico presente in Vaticano non gli perdonerà una simile, clamorosa smentita.
Ma ancora, per concludere con Giovanni Paolo II, bisogna ricordarsi che, nel viaggio apostolico compiuto a Fulda (Germania) nel 1980, interpellato dai giornalisti circa il terzo segreto, egli ha mostrato, se non altro, di conoscerlo nel suo insieme.
Riportiamo la cronaca di quel dialogo.
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Venne chiesto al Santo Padre: “Che cosa ci può dire riguardo al Terzo Segreto di Fatima? Non avrebbe dovuto essere pubblicato nel 1960?’
Papa Giovanni Paolo II rispose: “Vista la serietà dei suoi contenuti, i miei predecessori al soglio pontificio preferirono la soluzione diplomatica del rimandarne la pubblicazione, in modo da non incoraggiare la forza mondiale del Comunismo a fare certe mosse.
D’altra parte, per ogni cristiano dovrebbe essere sufficiente il sapere questo: se c’è un messaggio nel quale è scritto che gli oceani inonderanno intere aree della terra e che milioni di persone perderanno la vita repentinamente, da un minuto all’altro, allora veramente la pubblicazione di un tale messaggio non rappresenta più qualcosa di così desiderabile”.
Il Papa continuò: “molti desiderano sapere solo per curiosità e per il gusto del sensazionale ma dimenticano che la conoscenza porta con sé anche la responsabilità.
Essi vogliono soltanto accontentare la loro curiosità e questo è pericoloso se allo stesso tempo non si è disposti a fare nulla e se si è convinti che sia impossibile fare alcunché contro il male”.
Il Papa a questo punto afferrò il Rosario e disse: “Ecco la medicina contro questo male! Pregate, pregate e non chiedete niente di più. Lasciate tutto il resto alla Madonna!”.
Venne quindi chiesto al Santo Padre: “Che cosa succederà alla Chiesa?”
Egli rispose: “Dobbiamo prepararci ad affrontare fra non molto grandi prove, le quali potranno richiedere persino il sacrificio della nostra vita e la nostra totale donazione a Cristo e per Cristo”.
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Il resoconto dell’intervista rivela finalmente la verità.
Giovanni Paolo II era a conoscenza del “terzo segreto” ancor prima dell’attentato del 1981 ma, comprensibilmente suggestionato da quanto accaduto in quel 13 maggio, lo vuole rileggere, ritenendo di doverne fare una nuova lettura.
Per Woytjla il vero nemico rimaneva il comunismo che architettava persino l’attentato, mentre l’idea di un nemico interno, fatto di zucchetti rossi in movimento, comincia a passare in secondo piano.
L’apostasia è ora quella comunista, mentre quella interna alla Chiesa finisce col perdere rilievo.
Un grosso errore di prospettiva perché, mentre il nemico di cui parla Fatima è dentro il Vaticano, Giovanni Paolo II riesce a vederlo nel lontano Cremlino.
Del resto, quando afferma a Fulda che “dobbiamo prepararci ad affrontare fra non molto grandi prove, le quali potranno richiedere persino il sacrificio della nostra vita e la nostra totale donazione a Cristo e per Cristo”, è evidente che dopo l’attentato aveva ritenuto riferito a sé stesso il contenuto di quelle parole.
La Consacrazione alla Russia viene effettuata, in comunione con i Vescovi di tutto il mondo, in piazza San Pietro il 24 marzo 1984, anche se resistono alcuni movimenti fatimiti che negano la sua validità dal momento che, in effetti, il nome Russia non compare nel testo ufficiale della Consacrazione.
Il 19 aprile 2005, sulla loggia di San Pietro, si affaccia il timido e un po’ impacciato cardinale Ratzinger, eletto Papa col nome di Benedetto XVI.
L’umile “operaio nella vigna del Signore” diverrà, forse suo malgrado, il vero interprete del “terzo segreto” con un coraggio senza precedenti, fino al punto di smentire sé stesso.
Da Cardinale, come Prefetto della Congregazione per la Fede, Ratzinger (soprattutto in modo ufficiale nel 2000) aveva sostenuto pubblicamente che il “terzo segreto” era stato tutto rivelato, ma era riuscito nel progetto di codificarne il vero contenuto addirittura nel Catechismo.
Nel viaggio a Lisbona che lo porterà a Fatima, nel maggio 2010, egli, divenuto Papa e avendo accanto uno smarrito Cardinale Bertone, interrogato sul “terzo segreto” dirà che esso è ancora dinanzi a noi, deve attuarsi, non tutto è stato rivelato e riguarda particolarmente l’apostasia della fede.
Le sue parole furono perentorie: “si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa!”.
Bertone impallidisce a quelle inaspettate parole, che fanno chiarezza sul vero obiettivo del “terzo segreto”, tenuto in ombra col pretesto di attribuire ogni responsabilità ai comunisti sovietici.
In realtà, la Madonna guardava ai nemici interni alla Chiesa, alla massoneria ecclesiastica, ai “partigiani del diavolo” (suor Lucia) che stavano lentamente pianificando un controllo pressoché totale della Chiesa Cattolica.
Per la prima volta Benedetto XVI ha il coraggio di rivelare, sebbene in poche parole, il vero contenuto del terzo segreto.
Si può ritenere che, proprio a partire da quella rivelazione, Ratzinger ha mosso guerra ai nemici interni alla Chiesa, rivelandoli come i veri avversari del cattolicesimo romano.
Lo stesso Bertone nel 2006, dopo appena un anno di governo di Benedetto XVI, va a “Porta a Porta” (fine maggio 2007) per smentire la tesi secondo cui nel 2000 è stato reso noto soltanto un frammento del “terzo segreto”.
A distanza di appena sei anni Benedetto XVI, contraddicendo sé stesso, smentisce platealmente anche lo staff vaticano.
Da Cardinale, mediante alcune interviste (celebri quelle a Vittorio Messori), Ratzinger non ha fatto mistero del contenuto del “terzo segreto”, rinviando ai temi biblici dell’apostasia della fede, dell’abominio della desolazione, di una Chiesa che diverrà minoritaria e perseguitata fino a diventare un “piccolo resto”, con la costituzione invece di una falsa chiesa mondana ed apostata che riceverà il sostegno compiaciuto dei poteri forti.
Insomma un autentico ingresso dell’Anticristo a Roma.
Benedetto XVI, coraggioso testimonial del “terzo segreto”, è stato nel frattempo accerchiato, minacciato psicologicamente, isolato e pedinato.
Gli è stata messa contro una “macchina del fango” che, grazie ai media, lo ha presentato al mondo come un freddo e gelido uomo che condanna e sentenzia.
Il trono vuoto, a partire dal 28 febbraio 2013 era, in fondo, la plastica realizzazione di quanto a Fatima la Madonna aveva annunciato a tre piccoli fanciulli: satana sarebbe entrato in Vaticano, si sarebbe seduto sul trono di Pietro e avrebbe preparato la via , col suo governo eretico e idolatra, all’Anticristo.
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Link Originale: https://www.marcotosatti.com/2020/11/29/pietro-dove-sei-libro-dossier-di-don-minutella-sulla-crisi-nella-chiesa/
Scelto e pubblicato da Franco
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