Tom Luongo (sintesi)
Quando Biden ha definito il Presidente russo un “assassino senz’anima” (su ABC News), Putin ha risposto con un’abile mossa diplomatica come non se ne vedeva da un bel po’ di tempo: ha sfidato il “fungo Joe” a un dibattito pubblico sulle questioni sostanziali … che Biden, ovviamente, ha rifiutato.
Per coloro che non ricordano il contesto, ecco l’articolo di Zero Hedge sull’argomento.
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Non possono più esserci dubbi ora che tutti gli interessi della “gente di Davos” sono allineati su questo punto. Tutte le armi sono puntate contro la Russia.
Putin ha cercato di disinnescare “la bomba” con un’offerta che era un epico troll verso Biden (che a livello cognitivo non è all’altezza della controparte russa) e, allo stesso tempo, un avvertimento agli americani sul fatto che la situazione sia diventata molto più pericolosa di quanto venga detto loro.
E, a volte, si vince semplicemente prendendo la strada maestra.
Ma non fate errori: il fatto che Putin sia arrivato a questo punto così precocemente (nel percorso della presidenza Biden) è un brutto segno.
Ci dice che le situazione è davvero terribile fra le potenze nucleari più importanti del mondo e che non c’è stato alcuno sforzo diplomatico, da parte dell’Amministrazione Biden, nel periodo post elettorale.
Il problema è che l’uso indiscriminato di tutte le armi — diplomatiche, economiche, militari e propagandistiche — sta creando una sorta di dipendenza da dopamina.
Per mantenere alto l’interesse dell’opinione pubblica devono continuare ad alzare la posta in gioco e la retorica fino a livelli assurdi.
Questa è la prima regola di tutte le sceneggiature: alzare sempre la posta in gioco per evitare che il pubblico si annoi.
Ma arriva il momento in cui il popolo comincia a rendersi conto che gli viene chiesto di sostenere una guerra in cui la minaccia esistenziale al potere dell’élite viene trasferita sulle sue spalle
Ricordate, i governi combattono e spendono miliardi in propaganda per farvi credere che le loro guerre siano fatte per il vostro bene. Ma è così solo raramente, per non dire mai.
Molto spesso, la guerra propagandata dai media e dai funzionari governativi ha il fine di alimentare il proprio nido … o di sostenere gli obiettivi di altre persone potenti … o di coprire la corruzione del passato.
Il conflitto nascente in Ucraina è tutto questo e altro ancora.
Il progetto di aggiungere l’Ucraina alla NATO e all’UE è un sogno di lunga data dei neocon (come Victoria Nuland) e dei neoliberali (come Biden).
È un ingranaggio importante, nel desiderio del World Economic Forum, quello di espandere l’UE — sia per circondare la Russia che per distruggere qualsiasi sogno d’integrazione eurasiatica, che potrebbe formare un baluardo contro il loro “nuovo mondo”.
Ciò che ha irritato Biden è il fatto di essere immerso fino al collo nella corruzione in Ucraina.
Nelle parole di Obama, l’Ucraina è il progetto di Joe. E il Presidente ucraino, Volodomyr Zelensky, è ora completamente sommerso nel pantano dei problemi di Biden (e nel resto dei soliti sospetti).
La gestione abile e cordiale di Putin, dell’indiscriminato uso della lingua fatto da Biden, è stata magistrale.
Le osservazioni iniziali di Biden, nel migliore dei casi, erano il tentativo di aggrapparsi alla retorica di Amy Poehler (si vedano le repliche di “Parks and Recreation”), proponendo sé stesso in versione “machista”.
Ma tutti possiamo vedere che non è niente del genere.
È solo un piccolo bullo, sconclusionato e in rapida dissolvenza, con una vita priva di risultati percepibili, se non quello di essersi reso disponibile a fare il segnaposto per i piani di qualcun altro.
Quindi, non si sono mai chiesti se Biden, ridotto in quelle condizioni, potesse davvero parlare con Putin.
Non riescono nemmeno a farlo parlare sul serio con i giornalisti … e lo fanno apparire su sfondi verdi per far sembrare che sia fuori, nel mondo, a fare qualcosa.
E non fatemi parlare dell’imbarazzante conferenza stampa dell’altro giorno.
Correrà per la rielezione nel 2024? Questo tizio non sarà vivo, nel 2024.
Del resto, visto che non ha “corso” nemmeno nel 2020, cosa importa? Le elezioni, ormai, sono una produzione di Hollywood.
La contropartita di Biden è stata quella d’invitare Putin e il Premier cinese Xi Jinping al grande “vertice sul clima” di fine aprile, di cui il WEF controlla l’agenda — così, il “corpo antidiplomatico” di Biden, guidato dal Segretario di Stato Antony Blinken, potrà ulteriormente imbarazzare gli Stati Uniti sulla scena mondiale.
Dal momento che sia Putin che Xi hanno detto al WEF di “andare al diavolo” sul cambiamento climatico, sull’Agenda 2030 e, particolarmente da Putin, sulla quarta rivoluzione industriale, non vedo come questo vertice possa finire meglio della “Davos virtuale” di quest’anno.
Infatti, con l’approccio tenuto da Biden sia con la Cina che con la Russia, questo summit sta rivelandosi una colossale perdita di tempo, sullo sfondo delle minacce rivolte al resto del mondo — fino a quando qualcuno butterà fuori questi pazzi dalle nostre miserie.
Ma torniamo all’Ucraina, perché è legata direttamente a tutte queste sciocchezze sul cambiamento climatico.
Putin è consapevole che Biden permetterà qualsiasi escalation, perché è incatenato all’Ucraina e questo Paese ha bisogno di completare il lavoro cominciato con il rovesciamento di Viktor Yanukovich nel 2014.
Questo significa che vedremo qualcosa di molto peggio dell’ultima Cookie Campaign per la libertà di Victoria Nuland.
Presto vedremo una guerra per il Donbass, probabilmente subito dopo la Pasqua ortodossa e la fine dello scioglimento della neve.
Putin ha cercato di rivolgersi direttamente al popolo ucraino per porre fine a questa spirale distruttiva, perché sa dove tutto questo andrà a finire.
Sarà un confronto in cui una delle parti coinvolte dovrà impegnarsi a fondo, o permettere che venga chiamato il suo bluff.
Il gioco che i responsabili di Biden hanno portato avanti è stato quello di una massiccia escalation di retorica, mentre posizionavano i pezzi reali in vista di un vero conflitto.
Non vedo prevalere il sangue freddo, perché non ci sarebbe alcun vantaggio per gli Stati Uniti, l’UE e il WEF se la Cina e la Russia mantenessero la loro posizione e Biden et al. si tirassero indietro.
La Russia dev’essere distrutta o soggiogata, se si vuole che il Grande Reset abbia luogo — e l’Europa deve restare un attore globale rilevante.
Questo significa prendere il controllo del Mar Nero e, quindi, riprendersi la Crimea.
Il Ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha ribadito recentemente che la Russia ha avuto “zero contatti diplomatici” con l’Unione Europea dopo il voto del 2014, in cui la Crimea ha deciso di riunirsi alla Russia.
La diplomazia tra le grandi potenze è quasi finita. Anche il semplice rifiuto di Biden di confrontarsi pubblicamente con Putin è un evento importante.
Alla fine, tutto quello che abbiamo vissuto, dall’inizio del Covid-19, si riduce alla necessità di distruggere l’economia globale costruita sul petrolio e sul carbone, altrimenti la produzione dell’energia principale resterebbe sotto il controllo eurasiatico, con quel Blocco che si rafforzerebbe notevolmente (ma non sotto il controllo atlantista), raggiungendo il suo picco come potenza globale.
Così fosse, i loro grandi sogni appassirebbero.
Il tempo sta diventando breve. L’opposizione pubblica a questo programma sta aumentando ma, o succede qualcosa adesso, o non succederà affatto.
Se questa primavera ci fosse una guerra nel Donbass, questa non avrebbe un lieto fine e non proietterebbe il primato degli Stati Uniti verso il futuro, ma precipiterebbe il Paese verso l’irrilevanza.
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Link: https://tomluongo.me/2021/03/27/from-the-notebook-enter-the-putinator/
Scelto e tradotto da Franco